Pomodoro biologico da industria: è più sostenibile con la pacciamatura biodegradabile
La maggior parte di questi teli è di origine non rinnovabile e non è biodegradabile. Ad oggi solo il 28% di rifiuto plastico agricolo è riciclato
Non tutti sanno cos’è la pacciamatura: ebbene, è l’operazione agricola che permette di ridurre la competizione delle infestanti sulle colture, preservando l’acqua nel suolo e migliorando la fase di attecchimento nei trapianti precoci. Questa pratica si attua generalmente con l’utilizzo di teli pacciamanti. Tuttavia, la maggior parte di questi teli è di origine non rinnovabile e non è biodegradabile: sono generalmente in polietilene (LDPE). Ad oggi solo il 28% di rifiuto plastico agricolo è riciclato. Le agro-plastiche, infatti, sono generalmente molto sporche di suolo e residui organici: per la pacciamatura fino al 67% del peso iniziale del telo è contaminazione da suolo. Ci sono poi applicazioni plastiche, come clips e fili, più difficili da rimuovere dal terreno al termine dell’uso: si stima che circa il 15% di questa plastica venga bruciata in campo.
Il progetto Federbio e Assobioplastiche
Ma è possibile ridurre l'impatto della plastica nei campi? Qualcuno ci sta provando: nel 2019 FederBio, la Federazione nazionale che da 27 anni tutela e favorisce lo sviluppo dell’agricoltura biologica e biodinamica, Assobioplastiche, l’associazione che riunisce produttori e trasformatori di materiali biodegradabili e compostabili, con il supporto di FederBio Servizi, hanno avviato una partnership per validare, attraverso una sperimentazione triennale, l’impiego nelle coltivazioni biologiche di pacciamature biodegradabili conformi allo standard europeo (EN 17033:2018) e con incrementata rinnovabilità. Le sperimentazioni si sono concentrate sulla coltivazione biologica del pomodoro da industria, per le caratteristiche della coltura e per la necessità, in biologico, di avere un efficiente controllo delle infestanti. L’impiego dei teli pacciamanti biodegradabili ad alta percentuale di rinnovabilità, oltre ad un ruolo più che significativo nella riduzione dell’uso di fonti fossili, consente di preservare la produttività potenziale della coltura, migliorando la qualità dei frutti e permettendone la raccolta meccanizzata. Tutto ciò rafforza l’impegno nel perseguire obiettivi di sostenibilità sotto tutti i punti di vista, da quello ambientale a quello economico, con impatti positivi anche sulle condizioni lavorative. Infatti, le operazioni di stesura dei teli e le attività di trapianto delle plantule sono completamente meccanizzate e consolidate. I teli pacciamanti biodegradabili consentono anche la raccolta meccanica (che non è possibile con i teli in polietilene). Infine, i teli biodegradabili si degradano completamente nel suolo per azione dei microrganismi presenti: indispensabile è la certificazione secondo lo standard europeo EN 17033:2018.
Le aziende coinvolte
Le aziende socie di Assobioplastiche che hanno reso possibile raggiungere questi risultati di eccellenza sono Basf e Novamont, che partecipano al progetto sin dal 2019, affiancate nel 2022 da Sirmax-Microtec. Fondamentale è stata la collaborazione e l’esperienza di FederBio Servizi, dei corsi di Agraria dell’Università di Salerno e dell’Azienda agraria Stuard, partner del progetto sin dal suo concepimento, e dell’azienda agricola Colla che nel 2022 ha partecipato attivamente alle attività.