Amga Udine, il 24 gennaio il cda deciderà per l’ingresso in Hera
A dare il via libera alla fusione sarà un nuovo consiglio di amministrazione, perché gli attuali quattro rappresentanti del comune di Udine si sono dimessi “in polemica con l'amministrazione comunale”. Nel cd anche E.on e Acegas-Aps
Il prossimo 24 gennaio è atteso il via libera da parte del Cda di Amga, la multiutility friulana coinvolta nel progetto di aggregazione con Hera, che dovrebbe essere operativo fra maggio e giugno. Il comune di Udine avrà una quota della nuova Hera intorno al 2,5% del capitale. Tecnicamente, ricorda Reuters, l'operazione “prevede la fusione fra Acegas-Aps e Amga, con sede legale a Trieste; la società sarà poi controllata dal gruppo Hera, ma con radicamento territoriale nel Friuli-Venezia Giulia”.
Gli advisor stanno lavorando sui concambi in vista della presentazione del progetto alla Camera di Commercio a fine gennaio. L'accordo sottoscritto da Hera e il comune di Udine lo scorso 5 settembre prevedeva lo sviluppo in esclusiva del progetto di aggregazione entro centoventi giorni. Esclusiva che di fatto è già scaduta. In realtà, a dare il via libera alla fusione sarà un nuovo Cda di Amga, perché gli attuali quattro rappresentanti del comune di Udine si sono dimessi “in polemica con l'amministrazione comunale. Il consiglio chiedeva più tempo per approfondire il progetto di fusione”, dice una fonte dell'opposizione, che annuncia anche la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti, perché il progetto di fusione non sta avvenendo attraverso una gara pubblica.
Udine detiene il 61,32% del capitale di Amga ed esprime quattro consiglieri, E.On Italia con il 21,93% ha diritto a un altro consigliere, c'è poi Acegas-Aps che ha il 5,24% del capitale. Il comune di Udine ha quindi una salda maggioranza in consiglio per fare passare il progetto.
A spingere verso l'aggregazione con una realtà più grossa come la bolognese Hera sono le gare per l'acquisizione della gestione della distribuzione del gas nel 2015. Dopo la fusione con Acegas-Aps, Hera è molto forte nel Triveneto, dove è presente anche Italgas. Il rischio, in caso di mancato ottenimento delle concessioni, sarebbe quello di perdere 250 posti di lavoro.