Corruzione, l'ex ad di Acea Donnarumma rischia il rinvio a giudizio
Donnarumma avrebbe sostenuto la designazione di due collaboratrici per un membro del collegio sindacale, in cambio dell’assenso di questi all’aumento della retribuzione dell’ad
L’ex ad di Acea, Stefano Donnarumma è sotto accusa dalla Procura di Roma per corruzione. Nell’inchiesta è coinvolto anche Corrado Gatti, all'epoca dei fatti membro del collegio sindacale di Acea e Giuseppe Del Villano, all'epoca dei fatti direttore del dipartimento Affari e Servizi Corporate per Acea. I fatti risalgono al 2019. Secondo i pm di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, Donnarumma avrebbe caldeggiato “la designazione” di due collaboratrici di Gatti, una come presidente del collegio sindacale di Acea Ato2 e l'altra alla carica di sindaco di Acea.
L'ex ad, secondo l'accusa, avrebbe concordato con Gatti “di agire come una squadra”. In cambio Gatti avrebbe dato parere favorevole “alla determinazione - si legge nel capo di imputazione - della parte variabile del compenso spettante all'amministratore delegato” e promosso “personalmente la concessione di un compenso straordinario a Donnarumma di 80mila euro”. Gatti agendo in questo modo avrebbe potuto avere la facoltà di “designare propri collaboratori negli organismi di controllo delle varie partecipate di Acea”. In base a quanto si apprende per questa vicenda, nel luglio del 2019, il gip ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per Gatti e di due misure interdittive per Donnarumma e Del Villano. Quest'ultimo secondo l'accusa avrebbe “avallato e rafforzato” lo scambio tra gli altri due indagati.
La replica di Acea - Acea, pur nel ribadire piena fiducia nell'operato della Magistratura, legge con stupore di presunte irregolarità riportate da alcuni organi di stampa e rivolte ad un ex componente del collegio sindacale, all'ex Ad e ad un ex manager. A tal riguardo la Società precisa di aver operato nel pieno rispetto di tutte le procedure, sia di legge, sia interne, per la determinazione dei compensi riconosciuti, a qualunque titolo, ai propri Amministratori e Dirigenti, anche in ossequio alle disposizioni vigenti per le Società quotate, e di ritenere le contestazioni ipotizzate prive di fondamento.