Energia dai rifiuti. Il business in Europa vale 3,2 miliardi
Secondo Frost & Sullivan, l’Italia è uno dei mercati più attraenti perché deve rinnovare le tecnologie dei propri inceneritori. Sono 480 gli impianti nei paesi Ue
Cresce in Europa la produttività del mercato di conversione dei rifiuti in energia. Secondo la nuova analisi diffusa in queste ore da Frost & Sullivan, “European waste to energy plant market”, il segmento economico ha prodotto entrate per circa 4,22 miliardi di dollari nel 2012 (3,2 miliardi di euro) e gli analisti stimano che questa cifra raggiungerà quota 4,94 miliardi di dollari nel 2016.
E, con la maggioranza degli impianti di termovalorizzazione da rinnovare, nel rapporto si prevede che “l’Italia diventerà uno dei mercati più attraenti del vecchio continente tra il 2013 e il 2016”. Nel nostro paese, spiegano gli analisti, ci sono oggi 55 termovalorizzatori, impianti waste-to-energy, o wte, dove la tecnologia a griglie è la soluzione dominante. Tuttavia, si stima che l’83,2% di questi inceneritori abbia più di dieci anni: pertanto, nel breve periodo, l’Italia rappresenterà un “target attraente” per la modernizzazione delle vecchie tecnologie con “l’obiettivo di una maggiore efficienza energetica”.
Stop discarica – “Le normative dell’Unione europea e i regolamenti specifici di ciascuno stato hanno incoraggiato ulteriormente l’installazione di impianti di termovalorizzazione”, spiega Monika Chrusciak, analista di Frost & Sullivan per i settori dell’energia e dell’ambiente. Nel 2012 il numero di impianti in Europa era di 480, per lo più di capacità media, con un input di 39,4 Mt di rifiuti solidi urbani.
“Le aziende di gestione dei rifiuti stanno gradualmente reindirizzando i solidi urbani dalle discariche verso l’impiego per la produzione di energia rinnovabile – approfondisce Chrusciak – a causa delle normative sulla limitazione delle discariche e degli incentivi per la riduzione delle emissioni di carbonio”.
Si attenua il nimby verso gli inceneritori – In passato c’è stata una forte opposizione dei cittadini all’installazione di nuovi termovalorizzatori, a causa dei loro effetti potenzialmente dannosi sulla popolazione locale. Ora però gli inceneritori sono sempre più accettati, visto che le aziende produttrici “stanno costruendo unità moderne – sostiene il rapporto – che riducono l’inquinamento dell’aria”. I nuovi impianti, infatti, soddisfano i requisiti in termini di emissioni, funzionano per periodi più lunghi senza interruzioni e creano migliori opportunità di profitto rispetto alle discariche.