Firenze sprofonda - Il sindaco vuole riaprire il Lungarno nell’anniversario dell’alluvione del ‘66
Aperta un’inchiesta della Procura per crollo colposo. Il geologo: “Individuare i punti sensibili e se c’è stata scarsa manutenzione”
Completare il ripristino del lungarno Torrigiani entro il 4 novembre, giorno del 50esimo anniversario dell'alluvione di Firenze. È l'obiettivo indicato dal sindaco di Firenze Dario Nardella, che ha compiuto nei giorni scorsi un sopralluogo sul luogo in cui si è aperta, la scorsa settimana, la voragine che ha inghiottito decine di auto. Entro settembre dovrebbero invece essere completati i lavori di prima urgenza. Nardella ha anche annunciato la firma di un'ordinanza per costituire un gruppo tecnico operativo con le autorità competenti per il ripristino del lungarno. Intanto la Procura di Firenze ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di crollo colposo. Per il momento non ci sono indagati. L' inchiesta è coordinata dal pm Gianni Tei.
Dopo l’incidente sono stati espressi molti pareri da parte di esperti di discipline diverse. Per il Presidente Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto, “la scarsa manutenzione è un problema atavico nel nostro paese e bisognerebbe prestare più attenzione. Se, da un lato, è comunque da accertare nella fattispecie se si è trattato solo di scarsa o cattiva manutenzione - ha concluso Peduto - o anche di altro, andrebbero anche individuati i punti particolarmente sensibili della rete da sottoporre a controllo continuo e monitoraggio strumentale. E una situazione come quella di questo tratto del lungoarno rappresenta sicuramente un'area sensibile”. “Quasi sicuramente è un fenomeno legato alle infrastrutture idriche. In Italia il problema c'è, perchè siamo in presenza di una rete fatiscente che risale a parecchi decenni fa”. Lo ha dichiarato Alessandra Biserna , Consigliere Nazionale dei Geologi. “Le misure che si stanno adottando in queste ore sono necessarie - ha proseguito - anche perchè gli effetti potrebbero essere preoccupanti per le infrastrutture che sono intorno. La domanda che mi pongo è se tutto non fosse stato evitabile. Magari qualche avvertimento potrebbe esserci stato, in questi giorni. I dati riguardanti la rete idrica in Italia parlano chiaro, con le perdite di rete che causa un costo industriale di almeno 200 milioni di euro all'anno. Ogni anno registriamo perdite della rete idrica superiori al 35%”.
“Se cade un meteorite o arriva un uragano sono disgrazie, ma se salta la conduttura principale dell'acqua la colpa è di Publiacqua”. Così Claudio Borghi Aquilini, consigliere regionale della Lega Nord e portavoce dell'opposizione in Toscana, davanti al cratere del Lungarno. “Quindi, vale la pena di informare i cittadini dei criteri con cui sono stati nominati i vertici di questa società che fornisce ai toscani acqua a 4 volte il costo che i cittadini pagano in Lombardia. Publiacqua è una specie di club del clan Renzi: il primo incarico, dato per far colpo su Maria Elena Boschi, fu proprio il nominarla nel consiglio d'amministrazione di Publiacqua data la sua ‘evidente’ esperienza nel settore. Poi ai vertici abbiamo come amministratore delegato il Sig. Carfì, marito della braccio destro di Ignazio Marino, messo qui con uno scambio per aver fatto far carriera al signor Irace, precedente dirigente amico della Boschi, nominato ai vertici di Acea. Come presidente abbiamo il signor Vannoni, marito di Lucia de Siervo, direttrice delle attività economiche del Comune di Firenze e, come ciliegina sulla torta, il vecchio presidente di Publiacqua era quell'Erasmo D'Angelis, già direttore de l'Unità, chiamato da Renzi a Roma come responsabile per il dissesto idrogeologico. Forse Renzi non ha capito che quella struttura dovrebbe servire a prevenire i disastri, non a causarli”.