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Annunciata la convocazione di un “Tavolo nitrati” per il 10 febbraio cui parteciperanno gli stessi ministri, le associazioni, le regioni e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)

Una nuova collaborazione tra il ministero delle Politiche agricole e il ministero dell'Ambiente è stata siglata sulla questione della contaminazione da nitrati nelle acque per trovare in sinergia soluzioni concrete al problema. Lo hanno detto i ministri Maurizio Martina e Gian Luca Galletti nel corso di un convegno sull' argomento annunciando anche la convocazione di un “Tavolo nitrati” per il 10 febbraio cui parteciperanno gli stessi ministri, le associazioni, le regioni e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). L'obiettivo è chiedere alla commissione Europea una modifica della Direttiva Nitrati che tenga in considerazione i nuovi studi scientifici in materia, basati su un modello di analisi più concreto rispetto alle fonti di inquinamento. “Questa giornata di lavoro si inserisce nel quadro di una nuova collaborazione tra il ministero dell' Ambiente e quello dell' Agricoltura su alcuni nodi importanti; e credo si vedano i primi passi avanti”, ha sottolineato il ministro Martina ricordando il decreto effluenti che mette ordine sull'uso corretto degli scarti prodotti da allevamenti e zootecnia. Il ministro Galletti ha messo invece in evidenza “la collaborazione tra i ministeri: ci abbiamo creduto fin dal primo minuto. I risultati si vedono, anche a livello europeo” perché “se ci presentiamo insieme siamo più forti”; e non a caso richiama la decisione presa sugli Ogm. “Cerchiamo soluzioni attraverso la scienza e non di risolvere le cose attraverso le emozioni dettate dall'emergenza - rileva il ministro - non c'è contrapposizione tra agricoltura e ambiente, anzi dobbiamo lavorare in sinergia: un'agricoltura sana porta ad un ambiente sano ed un ambiente sano permette di avere un'agricoltura di qualità”.

L' Ispra ha poi presentato un nuovo studio sui nitrati relativo all'applicazione di un modello isotopico, cioè una maggiore concretezza di analisi sul suolo per capire quali siano effettivamente le fonti di contaminazione, nelle regioni del bacino del Po, della pianura veneta e del Friuli Venezia Giulia. Un lavoro che, osserva Martina a margine del convegno, “ci aiuterà a riconoscere le fonti principali” in modo da “aggiornare l' approccio: si vedrà che l'aver scaricato solo sulla zootecnia il problema non è stato giusto. E si farà una riflessione perché in particolare in quelle regioni abbiamo bisogno di riequilibrare, alleggerire, il carico che oggi è stato dato solo alla zootecnia”.