Spaziani (Federutility): “Contro la siccità integrare le riserve d’acqua”
L’Italia è un paese che per struttura non dovrebbe soffrire di carenza idrica “ma non investe nel settore”, denuncia il direttore della federazione delle utility
Un paese con le caratteristiche morfologiche dell’Italia non dovrebbe soffrire la siccità. Eppure ogni anno il fenomeno si ripete, essenzialmente per mancanza di investimenti nella corretta gestione dell’acqua. È quanto sostiene il direttore generale di Federutility, la federazione che raccoglie le utility locali, Adolfo Spaziani.
Spaziani, in una recente intervista con l’Ansa, racconta delle “problematiche tutte italiane” che in questi giorni di allarme siccità stanno causando non poche difficoltà ad alcune regioni, come Lombardia, Triveneto e alcune zone del sud. A sentire Spaziani, tra l’altro, l’arrivo di qualche temporale non può spostare la situazione dal pericolo di rimanere a secco. “Il sorgere di un problema di siccità soprattutto per mancanza di politiche adeguate è drammatico – osserva Spaziani. – Siamo un paese che non ha investito sull’uso della risorsa idrica. Questo dovrebbe condurre a una riflessione su quello che c’è da fare per il futuro, e cioè investimenti: serve insomma mettere a punto una politica per un uso corretto dell’acqua, e poi spendere”. Altrimenti, avverte il direttore di Federutility, “passiamo le estati a parlare di siccità e l’autunno a parlare di frane e alluvioni”.
L’allarme per la mancanza d’acqua di alcune aree dello Stivale è ancora “gestibile – spiega Spaziani – ma potrebbe diventare pericoloso se non si prendono le dovute precauzioni. Il vero problema è che il sistema è un po’ fragile, in particolare perché le fonti di approvvigionamento non hanno riserve”. Per questo motivo la federazione delle utility rivolge un suggerimento relativo agli investimenti, dicendo che sarebbe il caso di guardare “non solo ai consumi ma anche alle riserve”. E in caso di emergenza, va anche bene – aggiunge – che le aziende, come ha fatto l’A2a nel bresciano, rilascino alcune quantità d’acqua. “Il nodo da sciogliere è però che quei sistemi vanno gestiti in modo integrato, ripartendo da una logica comunitaria”, conclude.