Tempo di rialzi. Le utility in borsa sono al massimo storico: +30% nel 2024
Il commento di Gabriel Debach, Italian market analyst di eToro sugli andamenti azionari. Il ruolo di utilities e uranio come elementi trainanti e il raffreddamento per le rinnovabili
Il 2024 si sta rivelando un anno eccezionale per i mercati finanziari, con lo S&P 500 che ha registrato 47 nuovi massimi storici, e le utilities a guidare il mercato con un impressionante +30% nel 2024. Se questa performance complessiva si mantenesse fino alla fine dell'anno, sarebbe la prima volta dal biennio 1997/98 che l'indice chiude con due anni consecutivi di guadagni superiori al 20%. Lo segnala Gabriel Debach (nella foto), Italian market analyst di eToro.
Un settore trascurato
“Nonostante il comparto sia spesso trascurato - ricorda l’analista - per la difficoltà di costruire una narrativa accattivante attorno a servizi come luce e gas, quest'anno la domanda di energia e la ricerca di stabilità ha reso il settore particolarmente attraente per gli investitori, trasformandolo in un'opzione di investimento di tendenza. Non è la prima volta che le utilities brillano: dal 2001 questo comparto ha già raggiunto due volte (questa sarebbe la terza volta) il primato tra i settori dell'S&P 500, sebbene abbia anche registrato il maggior numero di performance annuali inferiori (sei volte), insieme al settore energetico.
Il settore delle utilities rappresenta solo il 2,51% dell'indice S&P 500, con un peso superiore soltanto ai comparti dei materiali e del Real Estate”.
Debach ricorda poi che “le utilities sono tradizionalmente considerate un settore difensivo, offrendo rendimenti stabili con una volatilità contenuta rispetto ai comparti più ciclici, come tecnologia o consumi discrezionali. Questo approccio si riflette, dati dal 2001 al 2023, in una mediana dei rendimenti pari all'8,5% e una deviazione standard del 16%. La media, tuttavia, si attesta a un più modesto 4,1%, inferiore alla mediana, suggerendo che alcuni anni di performance negative significative hanno abbassato il rendimento medio complessivo. La concentrazione dei rendimenti vicino alla mediana evidenzia però come le utilities abbiano generato risultati positivi nella maggior parte degli anni, pur essendo soggette occasionalmente a cali importanti. Questo comportamento è tipico dei settori difensivi, che tendono a performare bene in periodi di incertezza, ma raramente eguagliano i guadagni esplosivi dei comparti ciclici”.
L’interesse non deriva dalla transizione energetica
Nel 2024, il settore delle utilities, viene ricordato, “ha guidato i rialzi in 23 occasioni, un risultato significativo ma ben inferiore alle 46 giornate positive registrate dal settore tecnologico, che continua a dominare i mercati. Tuttavia, le utilities sono state anche protagoniste dei ribassi, guidando le perdite in 25 sedute, mentre la tecnologia ha chiuso in negativo 40 volte durante l'anno.
L’aspetto interessante è che l'attuale interesse per le utilities “non sembra derivare direttamente dalla transizione energetica, come inizialmente previsto. Il 2024 ha infatti visto uno scenario energetico inaspettato: l'uranio si è affermato come una sorpresa positiva, mentre il petrolio ha mantenuto una certa stabilità, e le rinnovabili hanno faticato a sostenere lo slancio iniziale. Questo ha spostato l'attenzione degli investitori verso settori come le utilities e le infrastrutture, considerati baluardi di stabilità e crescita in un contesto di mercato incerto”.
La corsa alla stabilità
Tuttavia, un'energia in controtendenza nel 2024 è stata il nucleare, con il Global X Uranium ETF (URA) che ha guadagnato oltre il 16%. L'uranio ha catturato l’attenzione degli investitori grazie alla necessità di fonti energetiche stabili e a basse emissioni, sostenuto dagli sforzi di Europa e Asia per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
Il capitale – conclude - si sta dunque muovendo “verso la stabilità, con utilities e nucleare in prima linea. La transizione energetica, per quanto inevitabile, non ha ancora convinto gli investitori, frenata da fattori come tassi di interesse elevati, politiche protezionistiche e supply chain complesse legate soprattutto alla Cina. Finché queste incertezze persisteranno, i capitali continueranno a evitare le rinnovabili e la mobilità elettrica, favorendo investimenti più consolidati e meno rischiosi”.