Utility: R&S Mediobanca, sobrietà su nomine e stipendi dal 2010. Il monte compensi diminuito del 21%
Tra il 2010 e il 2012 le 67 municipalizzate controllate dai maggiori 115 enti locali hanno ridotto del nomine del 16,5% e il compenso medio del 9%
Anche le utility locali fanno un piccolo sforzo di sobrietà. Lo evidenzia uno studio di R&S Mediobanca, secondo cui, dopo gli eccessi del passato, tra il 2010 e il 2012 le 67 municipalizzate controllate dai maggiori 115 enti locali hanno ridotto del nomine del 16,5%, il monte compensi del 21% e il compenso medio del 9%; i tagli maggiori, in particolare, sono arrivati dalle province con un -20% per le nomine e un -27% per il monte compensi. Per dare uno sguardo a quanto avvenuto nel 2012, ultimo anno di riferimento dello studio, gli enti locali hanno effettuato nomine per 4600 posizioni, per un monte compensi pari a 38,8 milioni di euro e un compenso medio pari a circa 24 mila euro, che arriva a 36mila euro per le figure apicali.
Cedole - Sono circa 2,25 miliardi i proventi netti realizzati dagli enti locali azionisti, dal 2003 al 2012, grazie ai dividendi delle utility quotate, a partire da A2A, Iren, Hera e Iren fino alle minori Acsm Agam e Fnm. Lo studio di R&S Mediobanca evidenzia come le amministrazioni abbiano staccato dividendi per 2,368 miliardi (1,16 miliardi solo da A2A e da Aem Milano e Asm Brescia) a fronte di contributi, in termini di aumenti di capitale, per soli 120 milioni. Guardando invece l'indice di Borsa in versione total return, sempre dal 2003 ma fino a dicembre 2013, le utility quotate mostrano un apprezzamento del 70%, sotto il +84,3% delle società industriali quotate. Inoltre, solo Hera ha un bilancio positivo (+36%) dalle quotazioni dell'Ipo. Infine, per quanto riguarda il dividend yield è stato superiore al 4% nell'ultimo triennio, con un picco del 4,7% nel 2013, un rendimento superiore rispetto a quello degli investimenti in titoli di Stato.
Energia e acqua in utile, trasporti il buco nero - Dal 2006 ad oggi le 67 utility locali italiane controllate dai maggiori 115 enti locali hanno registrato una crescita dei ricavi pari al 37,6% (contro il +11,2% dell'industria italiana) ma il risultato corrente è in flessione dell'11% a fronte di margini del 6,5% contro il 4,6% sempre dell'industria italiana. Gli utili complessivi, sempre dal 2006 al 2012, hanno raggiunto quota 3,33 miliardi grazie all'energia (+4,1 miliardi di profitti, di cui 1,13 miliardi di A2A e 701 di Acea) e alle autostrade (quasi 400 milioni), mentre il trasporto pubblico locale ha bruciato 1,43 miliardi (spicca 1 miliardo di passivo della romana Atac). A sorpresa, dal 2009 la redditività del settore energetico è stata sopravanzata dall'idrico. In netto peggioramento anche la struttura finanziaria con il rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri che è passato dall'84% del 2006 al 130% di oggi.