WAS propone 5 azioni per un nuovo modello di gestione rifiuti
Il think tank guidato da Marangoni prevede, tra l’altro, di passare dalla tassa alla tariffa, di favorire le aggregazioni e di investire in nuovi impianti al Sud
Un piano nazionale per dare una risposta concreta ad un problema planetario. Partire dalla situazione del nostro Paese per proporre un sistema replicabile sia a livello locale sia in una prospettiva globale.
Questo il modello preparato dal WAS, il Think Tank italiano sul Waste Management che risponde in modo concreto e complessivo al problema della gestione dei rifiuti in Italia. Risposta che diventa sempre più urgente se la Cina si chiude all’importazione dei materiali recuperati dall’Europa e se, di conseguenza, l’obiettivo di Bruxelles per il 2030 diventa ancora più sfidante. L’obiettivo dell’UE sul riciclo dei rifiuti urbani per il 2030 è infatti del 70%. In Italia partiamo da una base del 42%. Serve quindi una spinta sulla raccolta differenziata totale che deve passare dal 52% a quasi l’83% a livello nazionale.
Per raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea, WAS ha individuato 5 azioni da mettere in campo da qui ai prossimi 3 anni: passare dalla tassa alla tariffa: chi più produce più paga. Si introduce così un criterio di equità che premia coloro che gestiscono in modo corretto le risorse riducendo gli sprechi e scoraggia i comportamenti non virtuosi; favorire i processi di aggregazione ed integrazione delle aziende addette alla raccolta e al riciclo lavorando sulla filiera: così si promuovono efficacia ed efficienza; definire un Piano impiantistico nazionale, riequilibrando la situazione oggi sbilanciata tra Nord – quasi ottimale numero di impianti – e Sud – che sconta una cronica carenza; promuovere una Raccolta differenziata di qualità che faciliti la gestione a valle ed il riuso; realizzare un Piano di comunicazione nazionale per sensibilizzare i cittadini sui benefici concreti di una corretta raccolta, al di là degli aspetti etici.
“Si tratta di una proposta organica, che armonizza obiettivi ambientali e aspetti industriali e che il prossimo esecutivo dovrebbe fare propria. I cittadini beneficerebbero di una riduzione della bolletta e pagherebbe solo per i rifiuti non differenziati prodotti - ha dichiarato Alessandro Marangoni, CEO di Althesys. - Inoltre, dovrebbero ridursi sensibilmente le disomogeneità tra le varie aree del Paese. L’aspetto industriale riguarda le imprese, ma incide direttamente e pesantemente sulla qualità dell’ambiente e la vita dei cittadini”.
L’Italia parte comunque da una base importante: i 100 maggiori player hanno raggiunto un valore della produzione di circa 7,4 miliardi di euro con investimenti pari a circa 350 milioni in un anno con un +10% anno su anno. Le grandi multiutility hanno un peso pari a circa il 50%. Questo significa che ‘il grande fa la forza’: le prime 10 aziende coprono il 37% del valore di produzione totale con oltre il 70% degli investimenti al nord.
Il caso Nestlè - Accanto al legislatore, agli enti locali e alle multiutility, un attore fondamentale è rappresentato dalle aziende, sia come parte della filiera, sia come sviluppatrici di modelli virtuosi che possono costituire una importante fonte di ispirazione. Nestlé - che ha sostenuto l’iniziativa - rappresenta un caso concreto, prendendo in considerazione l’intera ciclo del riciclo: nel 2017 in Italia ha avviato al riciclo, al riuso o al compostaggio oltre il 90% dei rifiuti prodotti nei siti produttivi nell’ambito del piano Zero Waste for Disposal – grazie ad una attenta selezione alla raccolta ed alla ottimizzazione della filiera. L’Azienda, quindi, è già ben oltre l’obiettivo di una – ipotetica – strategia nazionale che mira a centrare gli obiettivi UE.
“Zero Waste for Disposal è uno degli indicatori del nostro impegno per ridurre il più possibile l’impatto sull’ambiente delle nostre attività – ha concluso Manuela Kron, Direttore Corporate Affairs Nestlé Italia – . I risultati raggiunti nel nostro Paese, inoltre, dimostrano concretamente che l’adozione di un modello di economia circolare consente ai nostri stabilimenti di ridurre in maniera significativa il nostro impatto ambientale, a favore delle generazioni future. Siamo orgogliosi di questo traguardo, reso possibile grazie al contributo di tutte le persone che operano nei nostri siti produttivi. Non manca però il coinvolgimento dei consumatori per chiudere il cerchio: a livello globale, infatti, il nostro obiettivo, recentemente annunciato, è quello di rendere tutti gli imballaggi in plastica riciclabili o riutilizzabili al 100% entro il 2025. Un team di Nestlé creato ad hoc è impegnato inoltre nello studio di formati e materiali. Sono diverse le aree nelle quali si concretizza l’impegno per ottimizzare e ridurre l’impatto ambientale dei packaging, ed in particolare: alleggerire e ottimizzare peso e volume degli imballaggi, riducendo la quantità di materiale utilizzato; utilizzare dei materiali riciclabili compatibili con i sistemi di raccolta differenziata esistenti nel nostro Paese; sviluppare e utilizzare materiali da fonti rinnovabili gestite in modo sostenibile; ottimizzare la palettizzazione grazie ad una riduzione delle dimensioni delle confezioni, ciò permette, a parità di unità vendute, di ridurre il numero di pallet e quindi di mezzi necessari per il trasporto; supportare iniziative per riciclare e recuperare energia da imballaggi usati.