Il 6% dei cereali diventa biofuel. Valentini (Barilla Center): “Le agroenergie sono un’auto scassata”
Presentati a Milano i dati del Barilla center for food. Per Riccardo Valentini l’utilizzo del mais come biocarburante “è un paradosso che non possiamo più permetterci. Proporre oggi all’Africa un modello agroenergetico significa vendere loro un’auto scassata”. E cambiano le norme per l’agricoltura biologica: sei proposte per il nuovo regolamento europeo 2016
Oltre il 6% dei cereali prodotti nel mondo diventa biocarburante. E l’Europa si prepara a riformare il regolamento sull’agricoltura biologica.
Quella appena passata è stata una settimana densa per gli scenari agricoli e del cibo. Si è cominciato a Milano dove, in occasione del forum aperto dal Barilla center for food and nutrition (Bcfn), è stata presentata un’elaborazione su dati Oecd/Fao 2011 che stima la produzione cerealicola attuale in 2,245 miliardi di tonnellate, in crescita a 2,633 miliardi di tonnellate al 2020, quando le derrate alimentari destinate a produzione agroenergetica saranno oltre il 7%. “Si tratta di un paradosso del nostro tempo che non possiamo più permetterci – secondo Riccardo Valentini, membro del panel intergovernativo sul cambiamento climatico, che ha condiviso il premio Nobel per la Pace 2007 coi ricercatori Ipcc, e oggi advisor del Bcfn, – se 868 milioni di persone non hanno cibo”.
“La produzione di biofuel – ha aggiunto l’esperto – è un’idea vecchia, con un beneficio reale di molto inferiore alle attese. Oggi sappiamo che la sua efficienza energetica è del 10%, quando va bene arriva al 20%. Pensare di risolvere la questione dell’autosufficienza energetica negli Stati Uniti e in Europa attraverso le agroenergie è superata. E proporre questo modello di sviluppo oggi all’Africa sarebbe come vender loro un’automobile scassata. Interessante, piuttosto, è il riciclo dei rifiuti, un modo intelligente per non sprecare quanto già sprecato”, ha concluso Valentini.
Viviamo in un pianeta che, se oggi deve nutrire sette miliardi di persone, nel 2050 avrà altri due miliardi di bocche da sfamare. “E dovrà farlo, con responsabilità di tutti, in modo più equo e sostenibile”, ha sottolineato Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, nel suo intervento al forum Barilla. “L’Expo di una città anche di grandi tradizioni agricole, come è Milano – ha aggiunto Pisapia – sarà una tappa fondamentale della costruzione di quella nuova geopolitica del cibo che dovrà garantire alla Terra un’alimentazione sicura nel quadro di uno sviluppo sostenibile”.
A Roma, alla città dell’Altra Economia, è stata protagonista l’agricoltura bio. Semplificazione burocratica, gestione sicura delle importazioni, apertura a forme di certificazione diversa che diano garanzia ma si adeguino alle piccole aziende, nessuna tolleranza verso gli ogm, definizione di requisiti ambientali ed energetici, inclusione di nuovi ambiti come la ristorazione collettiva: sono questi i sei temi cardine proposti per la revisione del regolamento europeo 834/07, che definisce regole e modalità di certificazione del biologico, da Aiab, Mipaaf, Coldiretti, Legambiente, Lipu, Icqrf, Icea, Valoreitalia, Firab e Ifoam Eu riuniti nella capitale.
L’incontro si è tenuto in vista del processo di revisione che porterà all’entrata in vigore nel 2016 di un nuovo regolamento europeo. L’obiettivo è formulare una proposta concreta di revisione inclusiva di tutte le istanze del biologico italiano, che verrà portata alle istituzioni nazionali e comunitarie e condivisa con i colleghi degli altri stati Ue.