Ancora sugli incendi in Amazzonia. Greenpeace chiede impegni concreti
L'aumento degli incendi durante il mese di agosto è stato del 196 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018
Greenpeace continua a denunciare la drammatica situazione degli incendi in Amazzonia. In una sola giornata sono stati 385 gli incendi rilevati nell'Amazzonia brasiliana e dall'inizio dell'anno sono stati quasi 94.000 quelli che hanno devastato il Brasile, 48.000 solo in Amazzonia. L'aumento degli incendi durante il mese di agosto è stato del 196 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.
L'Unione Europea, durante il Vertice G7 a Biarritz (Francia) ha affermato di voler difendere l'Amazzonia stanziando fondi contro gli incendi, eppure ci sono ancora sussidi alla produzione di carne. In questo modo, una manciata di multinazionali accede a nuovi mercati a scapito della necessità di valutare il costo ecologico, climatico e umano degli accordi commerciali in cui è coinvolta, come rischia di accadere nel caso dell'accordo di libero scambio Ue-Mercosur.
"Siamo in uno stato di emergenza: non possiamo difendere il clima del Pianeta se non difendiamo le foreste. Ma in Brasile l'Amazzonia continua a bruciare per fare spazio ai pascoli di bestiame e in tutto il Sud America le foreste vengono distrutte per produrre quantità insostenibili di carne e colture destinate a diventare mangimi" dice Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. "Chiediamo all'Ue una riforma della Politica Agricola Europea (Pac) con misure efficaci per ridurre la produzione di carne, tagliando i sussidi pubblici alla produzione industriale di carne e utilizzandoli invece per una vera transizione verso metodi di produzione ecologica. Chiediamo inoltre una normativa in grado di garantire che i prodotti immessi sul mercato europeo non siano collegati alla deforestazione, al degrado delle foreste o alle violazioni dei diritti umani, e di assicurare che il settore finanziario non sostenga questa devastazione”.
Nonostante abbiano sottoscritto impegni di "Zero Deforestazione", McDonald's, Burger King, KFC e altre catene di fast food non stanno rispettando gli impegni presi.
Altri settori si sono dimostrati invece più recettivi: la VF Corporation, proprietaria di marchi come Timberland e The North Face, ha annunciato che sospenderà l'acquisto di cuoio dal Brasile fino a quando non contribuirà più ai danni ambientali del Brasile. Le società di investimento Nordea Asset Management, Storebrand ASA e KLP hanno annunciato l'avvio di attività per monitorare ed eventualmente limitare gli investimenti in Brasile.
Greenpeace ha promosso la petizione "La foresta non è un discount": https://attivati.greenpeace.it/petiz...