Animalìe: 19 miliardi di dollari nel commercio illegale della fauna
È il quarto business mondiale per la criminalità organizzata. Tra i traffici più remunerativi il corno di rinoceronte che raggiunge i 60mila dollari al chilo. Rapporto Wwf e Traffic
Un giro d’affari di oltre 19 miliardi di dollari all’anno, che lo pone al quarto posto dopo gli stupefacenti, la contraffazione e il traffico di esseri umani. È il valore mondiale del commercio illegale di fauna selvatica, un business redditizio per la criminalità organizzata che minaccia specie in via di estinzione, mina la sicurezza nazionale, impoverisce le comunità locali e comporta rischi crescenti per la salute globale. Lo denuncia un dossier di Wwf e Traffic presentato a New York in una conferenza degli ambasciatori Onu.
I profitti derivanti dal traffico della fauna selvatica sono utilizzati per l’acquisto di armi, per finanziare i conflitti civili e il terrorismo, si legge nel rapporto “Combattere il traffico illegale di fauna selvatica. Una consultazione con i governi”. In base ai dati, 100 milioni di tonnellate di pesci, 1,5 milioni di uccelli vivi e 440mila tonnellate di piante medicinali sono commercializzati illegalmente ogni anno. Tra i traffici più remunerativi c’è il corno di rinoceronte, che raggiunge i 60mila dollari al chilo.
“I crimini contro la natura sono aumentati in modo allarmante negli ultimi dieci anni e sono sempre più spesso condotti da organizzazioni criminali a livello mondiale, per cui abbiamo bisogno di una risposta globale”, ha detto Jim Leape, direttore generale del Wwf International. “Sono spesso le comunità più povere del mondo a essere danneggiate da questo commercio illegale, mentre le bande criminali e i funzionari corrotti traggono profitto”, ha aggiunto Leape. Per Isabella Pratesi, direttrice della Conservazione internazionale del Wwf Italia, si tratta di “un circolo vizioso: in questi paesi i ricchi proventi derivati dall’uccisione e dal commercio illegale di animali e delle loro parti nutrono un mercato diffuso e pericolosissimo di armi. E così i fucili, i kalashnikov, entrano capillarmente nella foresta rinforzando quel massacro di animali grandi e piccoli di cui si nutrono i signori delle armi”.