In breve. Un appello sulla direttiva aria, 160 milioni contro il consumo di suolo e altre notizie
La legge sul ripristino della natura bloccata dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo
Direttiva aria: appello di decine di associazioni e ricercatori a Mattarella
“Si faccia portavoce presso il Governo per una direttiva che rispetti le indicazioni della comunità scientifica”. Pochi giorni dopo l’invio al ministro Pichetto Fratin di una lettera in cui si chiedeva che - nell’ambito della definizione della posizione dell’Italia volta alla revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria - la posizione del Governo fosse articolata garantendo il diritto alla salute e dando attuazione all’art. 41 della Costituzione, in base al quale l’iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare danno all’ambiente, quasi 40 associazioni hanno scritto al presidente della repubblica sottolineando l’importanza cruciale del tema dell’inquinamento atmosferico per l’Italia. Tra i firmatari ci sono Cittadini per l’aria, Clean Cities Campaign, Eeb, Federasma e Allergie, Federazione Nazionale Pro Natura, Movimento Diritti dei Pedoni, The Good Lobby.
Gava: “160 milioni per il contrasto al consumo di suolo”, via libera al Fondo dal Ministero dell’Ambiente
Con la firma al decreto interministeriale, via libera dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica all'istituzione del Fondo per il contrasto al consumo di suolo. Il provvedimento è ora alla firma del Ministero delle Infrastrutture e del Ministero delle Finanze. Lo annuncia il viceministro Vannia Gava. “Stanziamo 160milioni di euro per cinque anni alle Regioni e Province autonome italiane per finanziare interventi di rinaturalizzazione di ambienti degradati o in via di degrado, in ambito urbano e periurbano. La misura, attraverso l’incremento degli spazi verdi, ha lo scopo di aumentare la sensibilità e l’attenzione verso la tutela del suolo per arrestarne il consumo. Proteggiamo l’ambiente e miglioriamo il benessere ambientale dei nostri luoghi”.
La legge sul ripristino della natura bloccata dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo
Potrebbe essere un pareggio a sancire la prima sconfitta del Green Deal al Parlamento europeo. La legge sul ripristino della natura è infatti a un passo dalla bocciatura definitiva. Il testo emendato non ha superato il voto nella commissione Ambiente dell'emiciclo comunitario, finito in parità 44-44. L'annuncio del risultato ha suscitato un misto di applausi e fischi all'interno dell'aula, rispecchiando la netta divisione fra gli eurodeputati sul tema. Ora l'Eurocamera nel suo complesso dovrà decidere, probabilmente già nella sessione plenaria di luglio, se respingere la proposta in toto. È la prima volta che la commissione Ambiente (Envi) del parlamento europeo respinge un elemento del Green Deal, il pacchetto di misure pensato per raggiungere la neutralità climatica nell'Ue entro il 2050. In precedenza altre due commissioni competenti, Agricoltura (Agri) e Pesca (Pech), avevano bocciato il testo. La legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), presentata dalla Commissione europea nel giugno 2022, è stata al centro di un aspro dibattito nella politica comunitaria. Il testo punta a ripristinare gli habitat e le specie animali e vegetali danneggiate dall'attività umana e dai cambiamenti climatici, stabilendo obiettivi giuridicamente vincolanti, cioè determinati standard di "ripristino naturale", dalla presenza di insetti impollinatori allo stato degli ecosistemi marini, che dovrebbero essere presenti in almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell'Ue entro il 2030 (una soglia alzata al 30% nella versione della proposta modificata dal Parlamento). La misura è necessaria, dato che, secondo la Commissione, l'81% degli habitat naturali nell'Ue si trova in condizioni problematiche. La legge impone agli Stati membri dell'Ue di stilare piani a lungo termine per raggiungere gli obiettivi: piantumazione di alberi, allargamento delle aree verdi urbane e protezione delle zone umide sono fra le azioni contemplate per il ripristino della natura. Il Partito popolare europeo si è opposto perché la proposta comporterebbe perdite economiche disastrose per agricoltori e pescatori, metterebbe in pericolo le catene di approvvigionamento europee, aumenterebbe i prezzi dei prodotti alimentari per i consumatori e ostacolerebbe lo sviluppo delle energie rinnovabili.