Certificati “neri”. Maxi frode da due miliardi nelle quote di CO2
Cinquecento milioni di Iva non versata, due arresti, decine di indagati in Italia e all’estero. Tutti i dettagli della truffa del carbon trading
Una maxi frode ambientale: false fatture per quasi due miliardi di euro con l’obiettivo di evadere l’Iva, beni sequestrati per 11 milioni e due arresti. Tutto parte da un traffico anomalo di certificati per emettere gas serra.
La Guardia di finanza di Milano ha eseguito nei giorni scorsi due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip Luigi Gargiulo, nei confronti di nove persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale transnazionale. L’inchiesta della procura milanese riguarda una maxi-frode fiscale da mezzo miliardo di euro messa in atto per evadere l’Iva sui cosiddetti certificati di CO2, le quote di emissione dei gas serra che sono state introdotte con la direttiva 2003/87/Ce per promuovere la riduzione delle emissioni inquinanti secondo criteri di efficacia dei costi ed efficienza economica.
Oltre cento uomini delle Fiamme gialle hanno sequestrato preventivamente beni mobili, immobili e quote societarie per un valore di 11 milioni di euro ed eseguito numerose perquisizioni nelle province di Milano, Roma, Napoli, Bologna, Ferrara, Bari, Foggia, Novara e Caltanissetta. Gli inquirenti hanno individuato l’esistenza di un’associazione a delinquere di carattere internazionale che avrebbe organizzato ripetute “frodi carosello”: in pratica, attraverso l’ acquisto di cosiddetti certificati neri da società estere in regime di non imponibilità Iva – con l’interposizione di società cartiere e filtro – si appropriavano indebitamente di tutta l’imposta sul valore aggiunto pagata dagli acquirenti finali. Con questo meccanismo, secondo l’accusa, sarebbe stata realizzata una concorrenza sleale nei confronti dei competitor, provocando un enorme danno alle casse dell’erario in termini di Iva non versata.