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Clima. L’Atlantico divide le compagnie petrolifere sulle emissioni

where Milano when Lun, 09/01/2017 who roberto

Le maggiori aziende di oil & gas mostrano divisioni tra una sponda e l’altra dell’Atlantico nell’impegno di raggiungere gli obiettivi di Parigi. Statoil, Eni e Total le più avanzate

Un nuovo report di Cdp, intitolato “In the pipeline”, analizza un industria-petrolifera-pianta-raffineria-lasso-tempo-48185729.jpgraggruppamento di aziende nel settore oil & gas che capitalizzano 1.200 miliardi di dollari e rivela una divisione transatlantica tra aziende europee, che superano le loro rivali americane per quanto riguarda l’impegno verso un futuro a basse emissioni di carbonio, avendo iniziato a investire in fonti energetiche alternative e a incrementare la quota di gas.
Le emissioni di carbonio dell’industria petrolifera e del gas e i suoi prodotti generano circa il 50% delle emissioni globali di CO2. Le principali aziende leader in Europa ottengono migliori risultati rispetto a quelle americane per quanto riguarda il passaggio al gas, gli investimenti in tecnologie a basse emissioni di carbonio e una più ampia governance del clima e della strategia da adottare. Gli attuali modelli di business continuano ad affidarsi in modo consistente alla scoperta e alla gestione delle riserve. I tradizionali parametri di misurazione della performance aziendale (e la loro interpretazione) sono potenzialmente antiquati con il profilarsi di un picco futuro della domanda di petrolio.
Gli investitori potrebbero essere a rischio, dal momento che le aziende sono ora obbligate a segnalare solo le riserve accertate, con una conoscenza limitata di come le stime siano sensibili alla volatilità dei prezzi petroliferi.
Statoil, Eni e Total sono le aziende più performanti dal punto di vista dei parametri relativi alle emissioni di carbonio in confronto alle altre imprese. Suncor, ExxonMobil e Chevron si posizionano più in basso nella classifica delle aziende valutate. Le politiche climatiche e la tecnologia dirompente che riguarda l’uso degli idrocarburi nei settori dei trasporti e dei servizi richiederanno all’industria petrolifera e del gas di adattarsi rapidamente per far sì che il loro business riesca a rispondere alle esigenze future.
Il rapporto di Cdp – votato come il più importante report sui cambiamenti climatici dagli investitori istituzionali – afferma che l’industria ha bisogno di una migliore disciplina di mercato per assicurarsi il proprio posto in un futuro a basse emissioni di carbonio, attraverso un abbassamento della base di costo o un ritorno del capitale agli azionisti. La ricerca rivela, inoltre, che l’assenza di dati affidabili sulle riserve probabili e possibili rappresenta una perdita significativa di informazioni preziose per gli investitori che cercano di confrontare il rischio del portafoglio delle attività all’interno delle aziende.
Tarek Soliman, senior analyst, investor research di Cdp ha affermato: “Su entrambi i versanti dell’Atlantico, le grandi aziende internazionali del petrolio e del gas hanno bisogno di vedere come si inseriscono in un sistema energetico in grado di raggiungere gli obiettivi climatici fissati nell’Accordo di Parigi. La nostra ricerca mostra che le aziende europee si sono dimostrate più attive nello sviluppo di strategie di transizione per il prossimo decennio - che ci si aspetta sarà caratterizzato da un picco della domanda di petrolio - e stanno iniziando a implementarle. Ma molto di più deve essere fatto a tutti i livelli dalle compagnie petrolifere e del gas nell’esplorare le loro possibilità future, e gli investitori vogliono monitorare queste azioni attraverso una divulgazione più accurata e coerente”.
Il report attuale ha confrontato le performance delle aziende di Oil and Gas in materia di clima e ha riscontrato che Statoil, Eni e Total sono, rispetto alle altre aziende, le più virtuose dal punto di vista dei parametri relativi alle emissioni di carbonio, con Suncor, ExxonMobil e Chevron che si posizionano invece più giù nella classifica delle aziende valutate da Cdp.
Futuro incerto - Le grandi aziende di oil and gas devono prendere decisioni chiave a breve e lungo termine per proteggere i loro modelli futuri di business, come ad esempio il miglioramento della disciplina di mercato, un riequilibrio del portafoglio negli anni a venire e una considerazione su una più ampia diversificazione o sulla gestione del declino nel corso dei prossimi decenni.
Regolamenti - L’industria del petrolio e del gas sarà influenzata da interventi normativi che interesseranno la domanda nei settori che essa rifornisce. Questa include le emissioni della flotta automobilistica per quanto riguarda il petrolio e la riduzione dei target di emissione e del carbon pricing per quanto concerne l’uso del gas nella produzione energetica.
Efficienza operativa - Questo rimane un problema nel settore, con le undici aziende dello studio che perdono in media il 6% della loro produzione di gas attraverso il gas flaring e lo sfiato e le fuoriuscite di metano. La gestione delle risorse influenzerà la domanda dei prodotti dell’industria nel loro uso a valle, ad esempio il profitto del ciclo di vita delle emissioni di carbonio di gas naturale rispetto al carbone nella produzione energetica può essere eroso a causa della fuoriuscita di metano (durante l’estrazione e il trasporto).
Rimunerazione dei dirigenti - Questi sono attualmente molto usati per premiare le performance aziendali in merito ai livelli di produzione degli idrocarburi e conservano indicatori di sostituzione (attualmente solo cinque aziende hanno elencato parametri della performance legata al clima.
Acqua - Il 40% del petrolio onshore e della produzione di gas a monte è attualmente localizzato in aree di stress idrico medio o alto. Ciò nonostante, la divulgazione societaria rimane ancora indietro rispetto ad altri settori che affrontano rischi simili.

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