Cop21 di Parigi. Le proposte di 200 imprese verdi italiane per il clima
L’appello delle 200 imprese della green economy è stato presentato al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti
L'appello per un efficace accordo internazionale sul clima in vista di Parigi 2015 è stato sottoscritto da circa 200 aziende italiane, e per la prima volta in Italia il mondo delle imprese si mobilita in modo compatto e univoco per sollecitare un'intesa. L'appello è stato consegnato da Edo Ronchi, membro del Consiglio nazionale della Green Economy, al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
L'appello delle imprese e organizzazioni della Green Economy “rappresenta il contributo del settore della green economy italiana in vista della Conferenza mondiale dell'Onu a Parigi, dal 30 novembre all'11 dicembre, che porterà al nuovo Accordo globale sul clima con obiettivi da qui al 2030”, dice il Consiglio nazionale della green economy. Un evento di portata storica, “nel quale le imprese possono svolgere un ruolo positivo di enorme importanza, spronando i governi ad assumere impegni all'altezza della sfida che ci attende e impegnandosi in prima persona a sviluppare processi produttivi e prodotti innovativi, competitivi e a basse emissioni”.
Le aziende - L'appello porta, tra le tante firme, anche quelle di aziende come Erg Renew, Poste Italiane, Terna, Gse, Barilla, Carlsberg, BioChemtex, Ferrovie dello Stato, Novamont, Philips Italia, Unilever Italia e l’Oréal Italia.
Le proposte per raffreddare il clima, contenute nell'Appello, spaziano da una riforma fiscale che contenga una carbon tax a gettito invariato all'incentivazione di interventi di efficienza energetica; dalla crescita delle rinnovabili al sostegno dell'agricoltura di qualità e, naturalmente, la richiesta che a Parigi vengano adottati target vincolanti.
Le proposte delle aziende per il clima - In dettaglio, l'appello propone: di rafforzare le misure nazionali di mitigazione e adattamento tenendo conto che il nostro Paese è particolarmente esposto agli impatti del cambiamento climatico; che alla Conferenza di Parigi siano adottati target legalmente vincolanti, ripartiti tra gli Stati secondo criteri di equità e in grado di limitare l'innalzamento della temperatura al di sotto della soglia di sicurezza dei 2 °C (mentre secondo il rapporto della Unfccc con i contributi volontari presentati fino a oggi si arriverebbe a un aumento della temperatura di ben 3 °C); che sia promossa una seria riforma fiscale che, tramite forme di carbon tax anche associate ad altri sistemi di carbon pricing, sia in grado di attribuire i giusti costi alla CO2, alleggerendo al tempo stesso la pressione fiscale su lavoro e imprese ed eliminando i sussidi dannosi per l'ambiente, a cominciare dai 510 miliardi di dollari di incentivi mondiali alle fonti fossili, da riallocare in chiave green; di sviluppare l'enorme potenziale degli interventi efficaci sull'efficienza energetica in tutti i settori, a cominciare da mobilità, industria ed edifici;di sostenere la crescita delle fonti rinnovabili, evitando interventi come quelli che in Italia hanno portato tra il 2011 al 2014 al crollo della potenza elettrica da fonte rinnovabile installata da oltre 11.000 a meno di 700 MW l’anno; di sostenere il ruolo strategico dell'agricoltura, sia in termini di mitigazione che di adattamento, e il potenziale positivo dell'eco-innovazione, in particolare orientata alla circular economy, per ridurre le emissioni anche aumentando l'efficienza nell'uso delle risorse.