La crisi del riciclo: le fake news su rifiuti e qualità dell’aria
L’incendio di scarti a Cairo Montenotte svela i meccanismi psicologici che scatenano le paure sulla salute: la colpa della malattia di 180 poliziotti non era dei rifiuti in fiamme bensì di batteri nell’acqua
L’incendio di rifiuti a Cairo Montenotte svela uno dei meccanismi classici di nascita delle fake news sui rifiuti e sulla qualità dell’aria e sullo sviluppo delle paure per la salute.
In occasione del vistoso incendio di plastiche e pneumatici, caratterizzato da una nuvola nera di fumo dall’odore pestilenziale visibile in tutta la vallata, 180 allievi agenti della scuola di polizia penitenziaria sono stati male.
E subito è scattato il meccanismo classico di nascita e sviluppo della fallacia logica più comune, il principio di correlazione: post hoc propter hoc (“poiché un evento è accaduto dopo un altro, i due eventi sono collegati da causa ed effetto”). Che è una fallacia logica, un errore comune, del pensiero.
In questo caso, poiché nel pensare comune l’inquinamento dell’aria fa ammalare le persone in pochi istanti e poiché i rifiuti e la plastica sono ritenuti per antonomasia veleni per la salute, la colpa della malattia che ha affetto tutti insieme i 180 allievi agenti è stata individuata nelle nuvolone nere che si sono sviluppane nell’incendio. E invece la colpa era di un batterio nell’acqua di cisterna.
Una volta era sapere comune che in un ambiente naturale l’acqua di cisterna produce colture batteriche e dissenterie devastanti, e per evitare questi effetti le bevande erano bollite (per esempio il tè) oppure conservate con un disinfettante naturale come l’alcol (il vino e la birra). Oggi invece molti hanno dimenticato le stragi che producono in natura le acque stagnanti e pensano che la colpa sia di ciò che è artificiale.
La vicenda. Sono finiti tutti insieme sotto cure mediche con i sintomi della gastroenterite, 180 tutti in una volta sola: è successo a Cairo Montenotte, all'interno della caserma di polizia penitenziaria dove si trova la scuola che forma i futuri agenti.
E la colpa è di un batterio che è proliferato nell'acqua nelle cisterne che alimentano i rubinetti della caserma, provocando una tossinfezione generalizzata: i due terzi degli occupanti della caserma sono finiti così sotto cure mediche, 20 sono stati ricoverati e poi dimessi.
Visto l'alto numero di malori, i medici del servizio d'emergenza hanno allestito sul posto un punto di primo intervento. In un primo momento viene sospettata un'epidemia influenzale, evenienza che però i medici escludono. Poi, siccome da alcuni rubinetti in città è uscita acqua marrone, si teme che sia stato contaminato l'acquedotto comunale. Escluso anche quello: il maltempo dei giorni scorsi ha intorbidato l'acqua ma tutto si risolve in poco tempo.
Scagionato anche l'acquedotto resta un terzo terribile dubbio: c'è stato un grande incendio in un deposito di rifiuti. Bruciando, gomma e plastiche potrebbero aver provocato diossine.
Come sempre succede in casi come questo, si diffonde il panico nella piccola comunità savonese. Ma le analisi smentiscono anche questa evenienza: il fenomeno dell'acqua marrone dai rubinetti non è da associare alla intossicazione di massa.
Dunque il killer intestinale dei 180 allievi agenti è nascosto in caserma e viene scoperto poco dopo: si tratta di una contaminazione batterica dell'acqua potabile filtrata e contenuta nelle cisterne che riforniscono i rubinetti nella scuola.
"Mi sento di poter escludere ogni collegamento con altri episodi che si sono verificati su questo territorio negli ultimi giorni - ha detto l'assessore regionale alla sanità Sonia Viale. - Voglio rassicurare la popolazione: si tratta di un evento cosiddetto di comunità, circoscritto al sito della scuola. Non c'è dunque alcun pericolo per i cittadini di Cairo".