Effetto clima. A rischio i paradisi naturali. Un rapporto del Wwf
Nella mappa, tra gli hot-spot più colpiti ci sono l’Amazzonia, le savane boschive di Miombo nell'Africa meridionale, l'Australia sudoccidentale e il Mediterraneo
Se le emissioni di CO2 continueranno ad aumentare senza controllo, il mondo è destinato a perdere almeno la metà delle specie animali e vegetali oggi custodite nelle aree più ricche di biodiversità. A fine secolo potremmo assistere ad estinzioni locali in alcuni paradisi come l'Amazzonia, le isole Galapagos (nella foto) e il Mediterraneo.
Anche rimanendo entro il limite di 2°C posto dall'Accordo sul clima di Parigi, perderemmo il 25% delle specie che popolano le aree chiave per la biodiversità. È uno dei risultati più allarmanti del nuovo studio pubblicato sulla rivista Climatic Change e realizzato da esperti dell'Università dell'East Anglia, della James Cook University e dal Wwf.
L’Ora della Terra - Pubblicata a pochi giorni dall'evento globale Earth Hour, il più grande movimento globale per l'ambiente in programma il prossimo 24 marzo, la ricerca ha esaminato l'impatto dei cambiamenti climatici su circa 80.000 specie di piante e animali in 35 delle aree tra le più ricche di biodiversità sul pianeta. La ricerca esplora gli effetti sulla biodiversità alla luce di diversi scenari di cambiamento climatico - dall'ipotesi più pessimista con assenza di tagli alle emissioni e conseguente aumento delle temperature medie globali fino 4.5 °C, a quella di un aumento di 2 °C, il limite indicato dall'Accordo di Parigi. Le aree sono state scelte in base all'unicità e varietà di piante e animali presenti. Le savane boschive a Miombo in Africa, dove vivono ancora i licaoni, l'Australia sudoccidentale e la Guyana amazzonica si prospettano essere tra quelle più colpite.
Le specie a rischio - In queste aree gli effetti di un aumento di 4,5 °C creerebbe un clima insostenibile per molte specie che oggi vivono in questi paradisi naturali, ovvero:
- Fino al 90% degli anfibi, l'86% degli uccelli e l'80% dei mammiferi si potrebbero estinguere localmente nelle foreste a Miombo, in Africa meridionale
- L'Amazzonia potrebbe perdere il 69% delle sue specie vegetali;
- Nell'Australia sudoccidentale l'89% degli anfibi potrebbe estinguersi localmente;
- Nel Madagascar il 60% di tutte le specie sarebbe a rischio di estinzione locale;
- Le boscaglie del fynbos nella regione del Capo Occidentale in Sud Africa, che stanno vivendo una fortissima siccità con carenze idriche significative verificatesi anche a Città del Capo, potrebbero affrontare estinzioni locali di un terzo delle specie presenti, molte delle quali sono uniche di quella regione.
Elefanti e tigri - Oltre a ciò, l'aumento delle temperature medie e l'irregolarità delle precipitazioni potrebbe diventare la nuova "normalità", secondo il rapporto, con una significativa riduzione delle precipitazioni nel Mediterraneo, in Madagascar e nel Cerrado-Pantanal in Argentina.
Tra i potenziali effetti: pressione sulle riserve idriche degli elefanti africani - che hanno bisogno di bere 150-300 litri di acqua al giorno; il 96% delle aree di riproduzione delle tigri delle Sundarbans in India potrebbe essere sommerso dall'innalzamento del livello del mare; una riduzione degli esemplari maschi di tartarughe marine dovuta all'aumento di temperatura (che determina il sesso dei piccoli) sui nidi (infatti con temperature più calde nascono più femmine).
Qualora le specie fossero in grado di spostarsi sul territorio occupando nuove aree più adatte, il rischio di estinzione locale diminuirebbe dal 25 al 20% (nel caso di un aumento della temperatura media globale di 2 °C). In caso contrario, queste sarebbero destinate ad estinguersi. La maggior parte delle piante, anfibi e rettili (come orchidee, rane e lucertole), infatti, non hanno capacità di spostarsi abbastanza velocemente per stare al passo con questi cambiamenti climatici.
Parola a Donatella Bianchi - "Quella che oggi siamo chiamati ad affrontare è una vera emergenza planetaria. Il rischio che molti dei luoghi più affascinanti come l'Amazzonia e le Isole Galapagos e alcune aree del Mediterraneo , potrebbero diventare irriconoscibili agli occhi dei nostri figli non solo viene confermato dai dati della ricerca ma diventa ben più drammatico di quanto immaginavamo", dice Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia che aggiunge: "Metà delle specie non sopravviverebbe al cambiamento climatico. Splendide icone come le tigri dell'Amur o i rinoceronti di Giava, vissuti sulla terra per 40 milioni di anni rischiano di scomparire, così come decine di migliaia di piante e altre piccole creature, fondamentali per la vita sulla terra. Per questo nel prossimo Earth Hour chiediamo a tutti di fare una promessa per il pianeta, a partire da piccoli gesti quotidiani capaci di proteggere il nostro pianeta vivente".
Le proposte del Wwf - Tra le richieste del Wwf al futuro governo italiano per scongiurare gli scenari climatici peggiori: approvare subito gli strumenti regolatori e legislativi per attuare concretamente e davvero la chiusura delle centrali a carbone per la produzione elettrica entro il 2025 e definire il Piano Nazionale Clima ed Energia, richiesto dalla UE entro quest'anno, e la Strategia di Decarbonizzazione a lungo termine.
La professoressa Rachel Warren del Tyndall Center per la Ricerca sui Cambiamenti climatici nell'Università dell'Est Anglia, a capo dello studio, ha dichiarato: "La nostra ricerca quantifica i benefici per le specie animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili e anfibi) e vegetali che derivano dalla limitazione del riscaldamento globale a 2 °C in 35 aree tra le più ricche di biodiversità al mondo. Senza una politica per il clima perderemo il 50 per cento delle specie di queste aree. Tuttavia, se il riscaldamento globale si limitasse a 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, questo rischio si ridurrebbe al 25%. Non abbiamo esplorato cosa accadrebbe con un limite inferiore a 1,5 ° C, ma ci si aspetta che potrebbe proteggere ancora più biodiversità".
Lo studio - Nel complesso, la ricerca mostra che il modo migliore per scongiurare la perdita di specie è mantenere l'aumento globale delle temperature il più basso possibile. L'Accordo di Parigi si impegna a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2 °C , cercando di tenersi entro 1,5 °C, il che aumenterebbe le possibilità di sopravvivenza di molte specie selvatiche. È questo è il motivo per cui il 24 marzo milioni di persone in tutto il mondo si uniranno nell'evento Wwf di Earth Hour e mostreranno il proprio impegno nel proteggere la biodiversità ed essere parte attiva nel trovare le soluzioni necessarie a costruire un futuro - e un pianeta - sano e sostenibile per tutti. La mobilitazione globale che nascerà con Earth Hour invierà anche un messaggio chiaro al mondo delle imprese e ai governi che esiste un desiderio globale di cambiare questo percorso.
La ricerca è stata sottoposta ad una peer-review ed è stata pubblicata il 14 marzo 2018 nella rivista accademica Climatic Change. Il riferimento è The implications of the United Nations Paris Agreement on Climate Change for Globally Significant Biodiversity Areas by Warren, R.1, Price, J.,
VanDerWal, J., Cornelius, S., Sohl, H.