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L’Europa che fa. Da Bruxelles una carriolata di nuove infrazioni. Italia sotto accusa sul riciclo

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 29/07/2024 who roberto

Secondo la Commissione Ue l'Italia non ha recepito correttamente diverse disposizioni sulla responsabilità estesa del produttore, la garanzia di un riciclaggio di alta qualità, la raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi e l'attuazione di un sistema elettronico di tracciabilità. Attenzione ai raee. Tutte le nuove procedure di infrazione

Anche l’Italia, sul tema del eu.jpgrecepimento della direttiva rifiuti, è fra i Paesi Ue che hanno ricevuto nuove procedure di infrazione. Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha adottato un pacchetto di decisioni e di misure contro i singoli Paesi in diversi settori, fra i quali il campo ambientale. In tutto, fra le decisioni adottate nell'ambito di questo pacchetto di misure ci sono 86 lettere di costituzione in mora e 34 pareri motivati. La Commissione Ue ha deciso inoltre di deferire 14 casi alla Corte di giustizia dell'Unione europea e di chiudere 72 casi in cui gli Stati membri interessati, in cooperazione con la Commissione, hanno posto fine a un'infrazione e garantito il rispetto del diritto dell'Unione.  La Commissione procede inoltre all'archiviazione di 72 casi in cui le divergenze con gli Stati membri interessati sono state risolte senza che fosse necessario proseguire oltre nella procedura.

Tra le procedure, la Commissione Ue ha pubblicato una serie di decisioni che riguardano in maniera più specifica il ritardo nel recepimento delle direttive Ue negli ordinamenti nazionali e invia lettere di costituzione in mora ai 26 Stati membri che non hanno notificato le misure nazionali di recepimento delle due direttive nei settori della difesa e del clima. Ecco le nuove procedure di infrazione avviate dalla Ue in campo ambientale.
 
L’Italia e i rifiuti
La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all'Italia (INFR(2024)2097) per il non corretto recepimento della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, quale modificata dalla direttiva (Ue) 2018/851). La direttiva quadro sui rifiuti è la legislazione quadro dell'Ue volta a prevenire o ridurre la produzione di rifiuti, a ridurre l'impatto complessivo dell'uso delle risorse e a migliorarne l'efficienza: elementi fondamentali per la transizione verso un'economia circolare e per garantire la competitività a lungo termine dell'Unione. La direttiva modificata stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani; introduce inoltre prescrizioni dirette agli Stati membri volte a migliorare i loro sistemi di gestione dei rifiuti e l'uso efficiente delle risorse. Gli Stati membri erano tenuti a recepire le disposizioni della direttiva modificata nella legislazione nazionale entro il 5 luglio 2020. La Commissione ha già avviato procedure di infrazione nei confronti di altri 10 Stati membri (Bulgaria, Cechia, Estonia, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo e Romania).
La Commissione ha constatato che l'Italia non ha recepito correttamente diverse disposizioni della direttiva modificata, tra cui quelle concernenti la responsabilità estesa del produttore, la garanzia di un riciclaggio di alta qualità, la raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi e l'attuazione di un sistema elettronico di tracciabilità. La Commissione procede pertanto all'invio di una lettera di costituzione in mora all'Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, quest'ultima potrà decidere di inviare un parere motivato.
 
Obiettivi di riciclo
La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando lettere di costituzione in mora a Belgio, Bulgaria, Cechia, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia (INFR(2024)2142), Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia per il mancato conseguimento degli obiettivi di raccolta e riciclaggio dei rifiuti. Sulla base degli ultimi dati disponibili comunicati dagli Stati membri, tutti i paesi non sono riusciti a raggiungere diversi obiettivi di raccolta e riciclaggio dei rifiuti stabiliti dall'attuale legislazione dell'Ue in materia di rifiuti.
La direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, quale modificata dalla direttiva (Ue) 2018/851) fissa obiettivi giuridicamente vincolanti per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani.
Bulgaria, Cechia, Danimarca, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Finlandia e Svezia non hanno raggiunto entro il 2020 l'obiettivo del 50% per quanto riguarda la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti urbani (come carta, metallo, plastica e vetro).
Parallelamente, la direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (direttiva 94/62/CE, quale modificata dalla direttiva (Ue) 2018/852) si applica a tutti gli imballaggi distribuiti all'interno del mercato europeo e ai rifiuti di imballaggio che ne derivano, indipendentemente dal luogo in cui sono utilizzati. Essa imponeva che entro il 31 dicembre 2008 venissero riciclati tra il 55% e l'80% di tutti i rifiuti di imballaggio. Gli obiettivi di riciclaggio stabiliti per i vari materiali sono pari al 60% per il vetro, 60% per la carta e il cartone, 50% per i metalli, 22,5% per la plastica e 15% per il legno; molti di questi obiettivi non sono tuttavia stati conseguiti.
Inoltre la direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee) (direttiva 2012/19/Ue, quale modificata dalla direttiva (Ue) 2024/884) impone la raccolta differenziata e il trattamento adeguato dei raee e fissa obiettivi per la loro raccolta, nonché per il loro recupero e riciclaggio. Il tasso minimo di raccolta che gli Stati membri devono conseguire ogni anno è pari al 65% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nello Stato membro interessato nei 3 anni precedenti o, in alternativa, all'85% del peso dei raee prodotti nel territorio di tale Stato membro. La maggior parte degli Stati membri non ha pertanto conseguito l'obiettivo di raccolta dell'Ue. Gli Stati membri dovrebbero intensificare gli sforzi di attuazione al fine di rispettare i suddetti obblighi. A tale riguardo, gli Stati membri potrebbero basarsi sulle raccomandazioni specifiche per paese individuate nella segnalazione preventiva sui rifiuti del 2023. Ciò aiuterà inoltre gli Stati membri a conseguire i prossimi obiettivi per il 2025, 2030 e 2035, stabiliti mediante le recenti modifiche della legislazione dell'Ue in materia di rifiuti. La Commissione procede pertanto all'invio di lettere di costituzione in mora a ciascuno dei 27 Stati membri, che dispongono ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di risposte soddisfacenti, quest'ultima potrà decidere di emettere pareri motivati.
 
Le acque in Olanda, Austria e Slovenia

La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando lettere di costituzione in mora ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Slovenia per il mancato rispetto della direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE). La direttiva impone agli Stati membri di preparare un programma di misure per ciascun distretto idrografico al fine di garantire un buono stato dei corpi idrici europei, come fiumi e laghi. Tali misure devono essere incluse nei piani di gestione dei bacini idrografici, che devono essere elaborati e comunicati alla Commissione ogni 6 anni. Ciascun programma di misure deve comprendere misure di base per controllare i diversi tipi di estrazione e arginamento delle acque, scarichi da origini puntuali, fonti diffuse che possono provocare inquinamento e qualsiasi altro impatto negativo considerevole sulla qualità dell'acqua. Gli Stati membri sono tenuti a riesaminare e aggiornare periodicamente tali controlli, compresi i permessi relativi all'acqua concessi a tali fini. La gestione sostenibile delle risorse idriche è un elemento centrale del Green Deal europeo. Nei Paesi Bassi è possibile concedere permessi per l'estrazione dell'acqua o per gli scarichi nei corpi idrici per una durata illimitata e non è richiesto alcun riesame periodico. Inoltre anche nel caso in cui le autorizzazioni siano concesse in base a norme generali non è previsto alcun riesame periodico. In Austria viene effettuata una valutazione prima di concedere la proroga o il rilascio di un nuovo permesso, che può essere valido per un periodo di 25 anni per le estrazioni a fini di irrigazione e fino a 90 anni per altri scopi. Tale periodo è troppo lungo per riuscire a conseguire l'obiettivo di un riesame periodico e pertanto non consegue gli obiettivi della direttiva. In Slovenia il diritto nazionale non prevede norme chiare per il riesame periodico dei permessi o delle concessioni per l'estrazione dell'acqua, delle autorizzazioni preventive per scarichi da origini puntuali e delle norme generalmente applicabili per gli scarichi diffusi. La Commissione procede pertanto all'invio di lettere di costituzione in mora ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Slovenia, che dispongono ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di risposte soddisfacenti, quest'ultima potrà decidere di emettere pareri motivati.
 
Difendere la pittima in Olanda
La Commissione di Bruxelles ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora ai Paesi Bassi (INFR(2024)4014) per l'insufficiente attuazione delle misure per la protezione della pittima reale previste dalla direttiva Uccelli (direttiva 2009/147/CE). Il Green Deal europeo e la strategia sulla biodiversità per il 2030 indicano quanto sia fondamentale che l'Ue arresti la perdita di biodiversità, favorendone la protezione e il ripristino. La direttiva Uccelli è essenziale per mantenere la biodiversità e proteggere le 500 specie di uccelli selvatici presenti in natura nell'Ue e i loro habitat. Nei Paesi Bassi molte specie di uccelli in habitat agricolo registrano un costante declino da decenni, principalmente a causa della perdita di habitat e di altre minacce, ad esempio il fatto di essere disturbati durante la stagione riproduttiva. In particolare, i programmi volontari, comprese le sovvenzioni, non sono riusciti a far fronte alla continua scomparsa di esemplari della pittima reale, un uccello rappresentativo in habitat agricolo. Le autorità sono tenute ad adottare misure più efficaci, tra cui, ad esempio, la classificazione e la gestione dei siti in cui vi è una forte presenza numerica di tale uccello. Tali misure andranno probabilmente a beneficio anche di altre specie di uccelli in habitat agricolo, come la pavoncella o la beccaccia di mare, il cui numero di esemplari è pure in calo. La Commissione procede pertanto all'invio di una lettera di costituzione in mora ai Paesi Bassi, che dispongono ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, quest'ultima potrà decidere di inviare un parere motivato.
 
La giustizia ambientale in Slovenia
La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora alla Slovenia per incompleta attuazione dei requisiti della convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale (convenzione di Aarhus). Il diritto nazionale deve essere chiaro e preciso per quanto riguarda la possibilità di impugnare dinanzi a un giudice atti relativi a tematiche ambientali. La Commissione è impegnata a promuovere leggi in materia ambientale e a garantire che siano ampiamente comprese, rispettate e applicate. A tal fine, è molto importante garantire che i cittadini e la società civile possano chiedere ai giudici nazionali la verifica del rispetto degli obblighi normativi. Nella sua legislazione nazionale, la Slovenia non garantisce il diritto di impugnare dinanzi a un giudice le decisioni od omissioni delle autorità nazionali nei seguenti settori di politica ambientale: protezione della natura, qualità dell'aria, gestione dei rifiuti e gestione delle risorse idriche. La Commissione procede pertanto all'invio di una lettera di costituzione in mora alla Slovenia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, quest'ultima potrà decidere di inviare un parere motivato.
 
Lo smog in Ungheria
La Commissione ha deciso di inviare una lettera di costituzione in mora ex art. 260 TFUe all'Ungheria per la mancata esecuzione della sentenza della Corte di giustizia dell'Ue del 3 febbraio 2021 (causa C-637/18). In tale sentenza, la Corte di giustizia dell'Ue ha dichiarato che l'Ungheria non risulta conforme alla direttiva sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE). Il Green Deal europeo, che mira all'obiettivo "inquinamento zero", richiede la piena attuazione delle norme in materia di qualità dell'aria per proteggere efficacemente la salute umana e salvaguardare l'ambiente naturale. La direttiva sulla qualità dell'aria ambiente obbliga gli Stati membri a mantenere al di sotto di determinati valori limite le concentrazioni di inquinanti specifici nell'aria con notevoli implicazioni per la salute, come il PM10. Quando sono superati tali valori massimi, gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure per ridurre quanto più possibile la durata dei periodi di superamento dei limiti. Nel febbraio 2021 la Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che dal 2005 l'Ungheria aveva superato sistematicamente e costantemente il valore limite giornaliero di PM10 in 3 zone di qualità dell'aria e non aveva adottato misure adeguate per garantire che il periodo di superamento fosse il più breve possibile. In seguito alla sentenza, l'Ungheria ha compiuto alcuni progressi nell'affrontare le rimostranze e solo una zona, la valle del Sajó, risultava ancora non conforme nel 2022. Tuttavia si prevede che la conformità in questa zona non sarà conseguita prima del 2025, senza tenere conto della gravità della questione evidenziata nella sentenza. La Commissione procede pertanto all'invio di una lettera di costituzione in mora all'Ungheria, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire l'Ungheria alla Corte di giustizia dell'Ue, con la richiesta di irrogare sanzioni pecuniarie.
 
Le fogne slovacche
La Commissione ha deciso di inviare un parere motivato alla Slovacchia per il mancato rispetto degli obblighi di cui alla direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio). La direttiva, che ha l'obiettivo di proteggere la salute e l'ambiente, prevede che le acque reflue urbane siano raccolte e trattate prima di essere scaricate nell'ambiente. Le città sono tenute a predisporre le infrastrutture necessarie per raccogliere e trattare le acque reflue urbane. Le acque reflue non raccolte o non trattate possono comportare un rischio per la salute umana e inquinano i laghi, i fiumi, il terreno e le acque costiere e sotterranee. In Slovacchia 6 agglomerati non sono riusciti a predisporre una rete fognaria e a provvedere affinché le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano trattate in modo adeguato. Tali agglomerati avrebbero dovuto essere conformi entro il 31 dicembre 2015. La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora alla Slovacchia nel dicembre 2021. Le autorità slovacche hanno risposto ai rilievi espressi e hanno ridotto il numero di agglomerati non conformi da 19 a 6. Non sono stati tuttavia pienamente affrontati tutti i rilievi. La Commissione ha pertanto deciso di inviare un parere motivato alla Slovacchia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
Le centrali termiche in Austria
La Commissione di Bruxelles ha deciso di inviare un parere motivato all'Austria per il non corretto recepimento nella legislazione nazionale della direttiva relativa alla limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi (direttiva (Ue) 2015/2193). Tale direttiva mira a ridurre l'inquinamento atmosferico fissando valori limite di emissione per gli inquinanti originati da impianti di combustione medi. Detti impianti sono utilizzati per un'ampia gamma di applicazioni (come la produzione di energia elettrica, il riscaldamento e raffreddamento domestico o residenziale, la produzione di calore o vapore per i processi industriali, ecc.) e sono una fonte significativa di inquinamento atmosferico da anidride solforosa, ossidi di azoto e polveri. Il Green Deal europeo, e in particolare il piano d'azione per l'inquinamento zero, pongono l'accento sulla riduzione dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, uno dei principali fattori nocivi per la salute umana. Il rispetto dei valori limite di emissione e delle norme relative alla qualità dell'aria sancite dalla legislazione dell'Ue è fondamentale per proteggere efficacemente la salute umana e salvaguardare l'ambiente naturale. La Commissione aveva deciso di inviare una lettera di costituzione in mora all'Austria nel settembre 2021. Da allora l'Austria ha adottato misure per migliorare il recepimento della direttiva. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, alcuni regolamenti regionali non sono ancora pienamente compatibili con la direttiva. Le restanti rimostranze riguardano in particolare il recepimento della definizione di "gestore" della direttiva, l'obbligo in base al quale nessun nuovo impianto di combustione medio deve essere attivo senza autorizzazione o senza essere registrato e l'obbligo di sospendere il funzionamento degli impianti se la loro non conformità comporta un significativo peggioramento della qualità dell'aria locale. La Commissione ha pertanto deciso di inviare un parere motivato all'Austria, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
I rifiuti della Romania
La Commissione europea ha deciso di inviare un parere motivato alla Romania per la non corretta applicazione della direttiva relativa alle discariche di rifiuti (direttiva 1999/31/CE) e della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, quale modificata dalla direttiva (Ue) 2018/851). La direttiva relativa alle discariche di rifiuti fissa per le discariche norme volte a prevenire effetti negativi per la salute umana, l'acqua, il suolo e l'atmosfera. A norma di tale direttiva gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure per garantire che solo i rifiuti trattati vengano collocati a discarica. In forza della direttiva quadro sui rifiuti, gli Stati membri sono tenuti a recuperare e smaltire i rifiuti in modo tale da non mettere in pericolo la salute umana e l'ambiente, vietando l'abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti. Nel novembre 2021 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora alla Romania in merito alle carenze rilevate in 5 discariche, ma anche alla mancata istituzione da parte del paese di una rete integrata e adeguata di impianti di gestione dei rifiuti, che riflettesse le migliori tecniche disponibili. Dopo aver valutato la risposta presentata dalle autorità rumene, e sulla base dei dati recenti, la Commissione ha concluso che sono 3 le discariche ancora non conformi, una delle quali situata a Bucarest. La Commissione ha inoltre concluso che la capacità degli impianti di trattamento dei rifiuti prima del collocamento in discarica in Romania è insufficiente per i rifiuti urbani non differenziati e i rifiuti organici. La Commissione ha pertanto deciso di inviare un parere motivato alla Romania, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
I nitrati del Belgio
La Commissione ha deciso di deferire il Belgio alla Corte di giustizia dell'Ue per la mancata adozione, nella regione fiamminga, di misure sufficienti a contrastare l'inquinamento da nitrati, come previsto dalla direttiva Nitrati (direttiva 91/676/CEE del Consiglio). La direttiva mira a proteggere le acque superficiali e sotterranee dall'inquinamento causato da nitrati di origine agricola. Negli ultimi anni l'inquinamento delle acque superficiali e sotterranee della regione fiamminga si è notevolmente aggravato e tali acque sono tra le più inquinate dell'Unione europea. Le relazioni delle autorità fiamminghe mostrano chiaramente che i vari piani d'azione che si sono succeduti per contrastare l'inquinamento da nitrati nella regione fiamminga non hanno prodotto risultati e che i livelli di inquinamento rimangono eccessivamente elevati, comportando un rischio per le persone e per l'ambiente. Nel febbraio 2023 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora al Belgio invitando le autorità fiamminghe ad adottare misure urgenti contro l'inquinamento da nitrati. A ciò ha fatto seguito un parere motivato nel settembre 2023. A quasi 5 anni dal riconoscimento da parte delle autorità belghe della necessità di misure urgenti la regione fiamminga non ha ancora adottato i provvedimenti necessari. La Commissione ritiene pertanto che gli sforzi profusi finora dalle autorità belghe siano stati insufficienti e ha pertanto deciso di deferire il Belgio alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
Le fogne in Grecia
La Commissione ha deciso di deferire la Grecia alla Corte di giustizia dell'Ue in quanto il paese non ha pienamente rispettato gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE). La direttiva, che ha l'obiettivo di proteggere la salute e l'ambiente, prevede che le acque reflue urbane siano raccolte e trattate prima di essere scaricate nell'ambiente. È necessario che le città predispongano le infrastrutture necessarie al fine di raccogliere e trattare le acque reflue urbane. La Commissione aveva inviato alla Grecia una lettera di costituzione in mora nel maggio 2020, cui ha fatto seguito un parere motivato nel dicembre 2021. Nonostante alcuni progressi, le autorità greche non hanno ancora affrontato interamente le rimostranze denunciate. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità greche siano stati insufficienti e ha pertanto deciso di deferire la Grecia alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
I nitrati nell’acqua potabile francese
La Commissione Ue ha deciso di deferire la Francia alla Corte di giustizia dell'Ue per il mancato rispetto della concentrazione massima di nitrati nell'acqua potabile stabilita dalla direttiva sull'acqua potabile (direttiva (Ue) 2020/2184). La direttiva sull'acqua potabile mira a proteggere la salute umana dagli effetti nocivi dell'acqua potabile contaminata. In Francia, per un lungo periodo di tempo, l'acqua potabile fornita a parti della popolazione ha superato la concentrazione massima di nitrati in 107 zone di approvvigionamento idrico in sette regioni. La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora alla Francia nell'ottobre 2020, a cui ha fatto seguito un parere motivato nel febbraio 2023. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità francesi per affrontare in modo completo le rimostranze siano stati insufficienti e ha pertanto deciso di deferire la Francia alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
Fracasso in Francia
La Commissione ha deciso di deferire la Francia alla Corte di giustizia dell'Ue per mancata adozione di piani d'azione contro l'inquinamento acustico per tutti gli agglomerati urbani e gli assi stradali principali, come previsto dalla direttiva sul rumore (direttiva 2002/49/CE). La direttiva sul rumore individua i livelli di inquinamento acustico e indica le azioni necessarie in risposta, quali adeguate misure di pianificazione urbana e di protezione dal rumore. La direttiva prevede che gli Stati membri adottino mappe che rappresentino l'esposizione acustica nei maggiori agglomerati, lungo gli assi stradali e ferroviari principali e in prossimità degli aeroporti più importanti. Tali mappe fungono da base per definire misure volte a ridurre l'inquinamento acustico e sono fondamentali per informare i cittadini in merito ai livelli di rumore cui sono esposti, consentendo loro di verificare autonomamente se le autorità adottano misure sufficienti. La Commissione ha inviato alla Francia una lettera di costituzione in mora nel maggio 2013 e una lettera complementare di costituzione in mora nel dicembre 2017, cui ha fatto seguito un parere motivato nel settembre 2023. Nonostante alcuni progressi, le autorità francesi non hanno affrontato interamente le rimostranze denunciate. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità francesi siano stati insufficienti e ha pertanto deciso di deferire la Francia alla Corte di giustizia dell'Ue.
 
Tutti i dettagli: https://ec.europa.eu/commission/pres...

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