In fondo al mar. Eni e Snam avviano a Ravenna progetto di stoccaggio della CO₂
La CO₂ viene riniettata in un giacimento vuoto di metano al largo di Casalborsetti. Secondo le due aziende, il progetto si sta affermando come primo al mondo in termini di efficienza “e potrà giocare una parte importante nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea di dotarsi entro il 2030 di una capacità di stoccaggio di CO₂ pari ad almeno 50 milioni di tonnellate per anno”
Eni e Snam, nell’ambito della joint venture paritetica costituita allo scopo, annunciano l’avvio delle attività di iniezione della CO₂ in giacimento relative alla Fase 1 di Ravenna ccs, il primo progetto per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio permanente della CO₂ in Italia, “realizzato a scopi esclusivamente ambientali – affermano le due aziende in una nota congiunta - per contribuire alla decarbonizzazione dei settori industriali”.
La Fase 1 ha l’obiettivo di catturare, trasportare e stoccare la CO₂ emessa dalla centrale Eni di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, nel comune di Ravenna, stimata in circa 25mila tonnellate per anno. L’anidride carbonica catturata viene trasportata, attraverso condotte precedentemente utilizzate per il trasporto del gas naturale e opportunamente riconvertite, fino alla piattaforma offshore di Porto Corsini Mare Ovest, per essere infine iniettata nell’omonimo giacimento a gas esaurito dove viene stoccata in via permanente a circa 3mila metri di profondità.
Che cos’è il ccs
La ccs è un processo tecnologico maturo e sicuro, che utilizza tecnologie note ed impiegate da decenni nell’ambito delle attività petrolifere tradizionali. La ccs è ritenuta uno degli strumenti indispensabili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e neutralità climatica fissati con l’accordo di Parigi del 2015 e per i settori hard to abate come cementifici, acciaierie, raffinazione, chimica, carta, vetro e ceramica – potrebbe costituire lo strumento di decarbonizzazione più efficiente ed efficace, nonché l’unico disponibile nel breve e medio termine. A riprova, organizzazioni internazionali come l’Intergovernmental Panel for Climate Change (Ipcc), l’Agenzia internazionale dell’energia e l’International Renewable Energy Agency (Irena), attribuiscono alla ccus (carbon capture, utilization and storage) un ruolo fondamentale nell’ambito di una strategia di decarbonizzazione di medio e lungo termine solida e credibile, e la stessa Unione Europea si è data l'obiettivo di dotarsi entro il 2030 di una capacità di stoccaggio di CO₂ pari ad almeno 50 milioni di tonnellate per anno.
Funziona
Secondo le due aziende, “il progetto sta garantendo un livello di abbattimento superiore al 90%, e con punte fino al 96%, della CO₂ in uscita dal camino della centrale con una concentrazione di carbonio inferiore al 3% ed a pressione atmosferica, le condizioni più severe ad oggi riscontrabili dal punto di vista industriale. Queste performance collocano Ravenna ccs come il primo progetto al mondo su scala industriale con tale efficienza di cattura. Un altro elemento distintivo del progetto è l’alimentazione dell’impianto di cattura della centrale di Casalborsetti con energia elettrica da fonti rinnovabili, con il risultato di evitare ulteriori emissioni di CO₂.
Sviluppo futuro
Nei prossimi anni, in corrispondenza della Fase 2, è in progetto lo sviluppo su scala industriale di Ravenna ccs che prevede di stoccare fino a 4 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, in linea con gli obiettivi definiti dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec). Per questo scopo, la società mista tutte le pratiche necessarie a ottenere i permessi, in accordo anche con gli abitanti romagnoli.
Stando alla capacità totale di stoccaggio dei giacimenti di gas vuoti sotto i fondali dell’Adriatico, i volumi catturati e da immagazzinare nel sottosuolo potranno raggiungere i 16 milioni di tonnellate l’anno.
Vantaggi
Alla luce delle sue caratteristiche e del potenziale di stoccaggio, il progetto di Ravenna si candida a diventare il polo italiano per la decarbonizzazione delle industrie energy intensive e hard to abate rappresentando un contributo fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e la neutralità carbonica al 2050. Inoltre, il progetto fornirà una soluzione concreta ed efficace per sostenere la competitività delle attività industriali italiane, inclusi i comparti energy intensive dei distretti emiliano-romagnoli, preservando gli attuali livelli occupazionali e generando al contempo nuovi posti di lavoro ad alta specializzazione attraverso la filiera legata alla realizzazione del progetto. Eni e Snam stanno altresì portando avanti iniziative di ricerca e sviluppo per un possibile riutilizzo futuro della CO₂ catturata. Queste iniziative tenderanno a coinvolgere, nel prossimo futuro, le migliori competenze presenti sul territorio emiliano romagnolo, tra cui centri di ricerca e università.
Contestazioni
In Italia, le associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace e Legambiente, protestano da anni contro l’impianto di Ravenna, che nel 2021 Bruxelles non aveva ritenuto di elencarlo fra i progetti prioritari, al centro nel 2021 di un appello di protesta firmata da 50 scienziati ed esponenti politici. “I ricercatori dell’Istituto per l’economia energetica e l’analisi finanziaria (Ieefa) hanno riscontrato che i progetti di cattura del carbonio (Ccs) con prestazioni insufficienti superavano notevolmente quelli di successo, con ampi margini”. scriveva il quotidiano inglese The Guardian, riportando i risultati dello studio di Bruce Robertson, l’autore del rapporto Ieefa. Dei 13 progetti esaminati per lo studio, che rappresentano circa il 55% dell’attuale capacità operativa mondiale, sette hanno performato meno di quanto previsto, due hanno fallito e uno è stato sospeso, secondo il rapporto.
Il commento di Descalzi
Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha affermato: “Un progetto di grande importanza per la decarbonizzazione è diventato realtà industriale. La cattura e lo stoccaggio della CO₂ è una pratica efficace, sicura e disponibile fin da ora per abbattere le emissioni delle industrie energivore le cui attività non sono elettrificabili. Utilizziamo i nostri giacimenti esauriti, le nostre infrastrutture esistenti e il nostro know-how nelle tecniche di reiniezione per offrire un servizio molto competitivo per il quale stiamo riscuotendo un grandissimo interesse. Stiamo affrontando la complessità della transizione energetica con concretezza e determinazione, accrescendo e valorizzando le soluzioni a nostra disposizione per decarbonizzare le nostre attività e i vari ambiti dei sistemi economici e industriali. Dalle rinnovabili ai biocarburanti, dalla ccs alla chimica sostenibile - siamo impegnati a fornire ai nostri clienti una varietà di soluzioni con costante attenzione alla competitività economica e alla domanda reale di chi l’energia la deve utilizzare per lavorare e produrre”.
Il commento di Venier
Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, ha commentato: “L’impegno nel progetto Ravenna ccs è parte integrante del nostro piano strategico ed è coerente con la nostra intenzione di porci quale operatore multimolecola per abilitare una transizione energetica giusta ed equilibrata, nell’ambito della quale offrire anche ai soggetti più energivori la possibilità di intraprendere percorsi di decarbonizzazione che ne preservino la competitività. Per farlo, facciamo leva sulle nostre storiche competenze nel trasporto e nello stoccaggio di molecole, con particolare riferimento all’area padana, nella quale siamo già radicati con asset strategici che da decenni sostengono lo sviluppo economico e sociale del Paese. La joint venture con Eni si colloca, peraltro, nella medesima traiettoria di analoghi progetti di interesse europeo a cui partecipiamo attraverso le nostre partecipate in Francia, Grecia e Regno Unito e dai quali ci attendiamo di poter attingere sinergie funzionali al successo di Ravenna ccs.”
Il commento di Gava
“Un’ottima notizia per il contributo fondamentale che questa innovativa prassi di riconversione apporterà al processo di decarbonizzazione del Paese, salvaguardando la competitività del nostro sistema industriale”. Così la viceministra all’Ambiente Vannia Gava commenta l’avvio della prima fase sperimentale del progetto di Eni e Snam per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della Co2 presso la centrale di Casalborsetti, approvato dal ministero. Il viceministro ha visitato l’impianto nei mesi scorsi. “Grazie alle norme inserite nel Decreto Energia, abbiamo definito e semplificato il quadro autorizzatorio per la tecnologia ccs, che rappresenta l’unica opzione immediatamente disponibile per ridurre le emissioni dei settori hard to abate come cementifici e stabilimenti chimici, non elettrificabili o nei settori come quello della carta, in cui una considerevole parte delle emissioni di anidride carbonica è legata al processo industriale” sottolinea la viceministra.
Per saperne di più: www.ravennaccs.it