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Foreste. Gli incendi devastano l’Africa equatoriale (e non solo l’Amazzonia)

where Milano when Lun, 02/09/2019 who roberto

Dal 21 agosto sono stati documentati oltre 6.902 incendi in Angola e 3.395 incendi nella vicina Repubblica Democratica del Congo, principalmente in aree coperte dalla savana

Dopo la Siberia e l'Amazzonia, anche la forestaincendio-africa.jpg pluviale del bacino del Congo, la seconda più grande al mondo, rischia di essere colpita da incendi indomabili, come già accaduto nel 2016. In meno di una settimana - dal 21 agosto - sono stati documentati oltre 6.902 incendi in Angola e 3.395 incendi nella vicina Repubblica Democratica del Congo, principalmente in aree coperte dalla savana, un bioma che si trova in molte zone di transizione tra la foresta pluviale e il deserto o la steppa. La foresta del bacino del Congo ospita milioni di indigeni che ne sono anche i principali custodi, nonché migliaia di specie animali e vegetali. Immagazzina inoltre 115 miliardi di tonnellate di CO2 - equivalenti alle emissioni di combustibili fossili prodotte dagli Stati Uniti in 12 anni - giocando quindi un ruolo fondamentale per regolare il clima del Pianeta.
La crescente domanda globale di risorse naturali come legname e petrolio, e di materie prime agricole, rappresenta una seria minaccia per la regione. Circa un quarto della superficie forestale totale del bacino del Congo (50 milioni di ettari) appartiene già a multinazionali che deforestano per fini industriali.
Nelle Americhe, gli incendi stanno colpendo tre ecoregioni tra le più importanti per il pianeta, in una area compresa tra Bolivia, Brasile e Paraguay: la prima è l'Amazzonia, la foresta tropicale più estesa del pianeta, bacino idrico fondamentale che conserva il 20% dell'acqua globale e che riesce a stoccare il 25% del carbonio presente sulla terra. Questi incendi stanno liberando il carbonio nell'atmosfera aumentando così i danni dei cambiamenti climatici globali. L'Amazzonia custodisce il 10% delle specie globali con animali simbolo come il giaguaro. La seconda è il Pantanal, la zona umida più vasta del pianeta, incastonata tra Brasile, Bolivia e Paraguay. La terza area è la Chikitana forest, tra Bolivia e El Chaco.
La denuncia di Greenpeace - "Facciamo presto. In Siberia e Amazzonia sono mancati interventi tempestivi e gli incendi hanno assunto proporzioni drammatiche. Chiediamo ai governi dei Paesi del bacino del Congo di adottare misure adeguate per impedire che le fiamme dalla savana si diffondano nella foresta" dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia.
"Invece di dare concessioni a multinazionali che traggono profitto dalla distruzione delle foreste, i diritti di gestione delle foreste devono essere trasferiti alle Popolazioni Indigene, nel rispetto delle loro conoscenze tradizionali e degli standard ambientali".
Le proposte del Wwf - “Oltre alle iniziative a lungo termine contro la deforestazione amazzonica, che le nazioni del G7 dovrebbero presentare il mese prossimo a New York, il Wwf invita i loro leader a mantenere, rafforzandoli, gli impegni sul clima, in quanto cruciali per la protezione dell'Amazzonia e delle altre risorse naturali del Pianeta”. Così Manuel Pulgar-Vidal, leader dell'iniziativa per il clima e l'energia del Wwf. "Vedere i leader reagire agli incendi boschivi senza precedenti in Amazzonia è incoraggiante, ma il G7 deve riconoscere che è necessario fare molto di più per l'Amazzonia e che questa tragedia è solo la punta dell'iceberg. Delude il fatto che i leader dei paesi G7 non abbiano colto l'occasione per mettere a punto misure concrete necessarie per affrontare le grandi emergenze naturali e climatiche di cui il pianeta sta soffrendo. Non siamo sulla buona strada per affrontare queste emergenze: l'impegno collettivo è insufficiente e lo slancio per rafforzarlo vacilla. Questo è il deludente scenario scientifico e politico con cui si è concluso il vertice del G7".

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