Nucleare. I rifiuti radioattivi in Italia salgono a 31mila metri cubi
L’Isin ha aggiornato l’inventario delle scorie prodotte da reagenti di laboratorio, medicina nucleare, sorgenti radioattive industriali, diagnosi mediche e altri materiali
La mappatura dice che in Italia i rifiuti radioattivi sono in moderato aumento. Alla data del 31 dicembre 2020 il volume totale delle scorie prodotte da reagenti di laboratorio, medicina nucleare, sorgenti radioattive industriali, materiali di contrasto per diagnosi mediche, residui delle vecchie centrali atomiche fermate nel 1987 e altri materiali presenti in Italia arriva a più di 31mila metri cubi, 724 metri cubi in più rispetto al censimento precedente. È questo l’aggiornamento dell’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi messo a punto dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale e la radioprotezione, l'Isin.
Il censimento fornisce un quadro completo della situazione dei rifiuti radioattivi in Italia ed è presentato attraverso schede descrittive degli impianti situati nel territorio italiano che al momento detengono rifiuti radioattivi, combustibile esaurito, sorgenti dismesse e materie nucleari.
“Il settore è da pochi mesi entrato in una nuova fase tecnico-normativa”, spiega l’Isin, con un nuovo sistema informatico di acquisizione dei dati relativi a produzione e stoccaggio; in questo modo è possibile avere informazioni sempre più precise e, soprattutto, in tempo reale sulla produzione e movimentazione dei rifiuti radioattivi.
Le scorie in Italia, in testa Lazio e Piemonte
Secondo l’inventario dell’Isin, in Italia ci sono 31.751,6 metri cubi di rifiuti radioattivi; per quantità, il Lazio con gli impianti della Casaccia è la Regione che ne ospita di più; 9.504 metri cubi, pari al 29,93% del totale nazionale.
Per radioattività e pericolosità nucleare, il Piemonte è in testa con il polo di impianti nel Vercellese e nell’Alessandrino, dove l’intensità radioattiva totale è 2.067.697 Gigabecquerel (GBq), pari al 73,09% del totale nazionale.
Per quanto riguarda il combustibile nucleare delle quattro centrali chiuse e in smantellamento, “il 99% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia: è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a riprocessamento”, ma “i rifiuti radioattivi generati faranno rientro in Italia”.
In calo i rifiuti meno pericolosi
Secondo la classificazione di attività, sono in aumento i rifiuti la cui radioattività ha una vita molto breve, cioè che restano radioattivi meno di tre mesi e poi perdono la pericolosità, che calano a 1.291,41 metri cubi (114,33 metri cubi in meno rispetto al 2019), mentre crescono i rifiuti ad attività molto bassa (14.618,28 metri cubi, con un aumento di 545,88 metri cubi), a bassa attività (12.700,07 metri cubi, +178,88 metri cubi rispetto al 2019) e a media attività (3.141,83 metri cubi, +113,87 metri cubi).
Nel Lazio i rifiuti radioattivi sono aumentati di 220 metri cubi, passando da 9.284 a 9.504 metri cubi; in Basilicata (da 3.362 a 3.526 metri cubi, +164 metri cubi), in Puglia (da 390 a 535 metri cubi, +145 metri cubi) e in Lombardia (da 6.147 a 6167 metri cubi, +20 metri cubi).
Sono invece diminuiti in Emilia-Romagna (da 3.272 a 2.837 metri cubi, -435 metri cubi), in Piemonte (da 5.605 a 5.304 metri cubi, -301 metri cubi) e in Campania (da 2.968 a 2.905 metri cubi, -63 metri cubi).
Centrali e depositi in smantellamento
L'Inventario dell’Isin ricorda che sono state effettuate spedizioni di rifiuti all’estero per il loro trattamento (per esempio le resine della centrale di Caorso sono state mandate in Slovacchia) e operazioni di trattamento dei rifiuti esistenti tramite super-compattazione e sostanziale riduzione dei volumi (centrali di Caorso, Trino e Garigliano, impianti Bosco Marengo, Eurex e Itrec).
Sono anche iniziati i trasferimenti dei rifiuti solidi di media attività alfa contaminati dalla Nucleco al deposito Opec2 della Casaccia.
Nel deposito della Cemerad di Taranto-Statte, abbandonato per anni e di recente rilevato dalla Sogin per il risanamento, le variazioni rispetto all'anno 2019 sono dovute a caratterizzazione rifiuti, riconfezionamento di fusti in overpack, spedizione dei rifiuti a impianti esterni e rinvenimento di ulteriori fusti non presenti negli archivi.
Al censimento si aggiunge, per la prima volta nell’inventario, il deposito militare Cisam di San Piero a Grado (Pisa).
Leggi l’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi Isin: https://www.isinucleare.it/sites/default/files/contenuto_redazione_isin/inventario_nazionale_rifiuti_radioattivi_al_dicembre_2020_0.pdf