Ogm. La Ue è divisa sulle nuove regole per i prodotti biotec
Il “permesso di vietare” concesso ai singoli Stati membri non convince i Paesi contrari al transgenico
Molto contrastata la proposta di un nuovo regolamento della Commissione europea che lascia ai singoli Stati membri la possibilità di decidere se limitare o proibire l'uso di Ogm sul proprio territorio, anche se autorizzati a livello comunitario. Finora in Europa l’uso di prodotti Ogm è libero, ma la semina di varietà vegetali ottenute per via transgenica è consentita solamente ai prodotti che sono autorizzati dall’Europa. Da quando esistono questi prodotti, la Ue ha autorizzato un solo seme, il granturco Monsanto 810.
Molti Paesi sono contrari al permesso europeo e vogliono porre sugli Ogm vincoli nazionali, oggi illegittimi. È il caso di Italia, Francia e Austria, che chiedono di poter vietare gli Ogm anche se autorizzati dall’Europa. La soluzione che consentirebbe ai singoli Paesi di porre limiti agli Ogm, avanzata dall'esecutivo europeo al Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dei 28, è stata sottoposta a una raffica di pareri contrari, incluso quello dell'Italia. Evidentemente la proposta europea che avrebbe dovuto soddisfare i Paesi no-Ogm non è per loro soddisfacente.
Il commissario europeo alla Salute, Vytenis Andriukaitis, è fermo sulle sue posizioni: "Non c'è un piano B, siamo pronti a discutere la proposta, ma dal nostro punto di vista si tratta di una soluzione bilanciata e proporzionata". Stando al dibattito, però, la stessa base giuridica della proposta dell'esecutivo Ue non convince i Paesi. In particolare, i Paesi pensano che le nuove norme che consentono vincoli nazionali siano incompatibili con il mercato unico europeo, con le regole dell'Organizzazione mondiale per il commercio e con accordi internazionali. Ancora: non è chiara la definizione di “uso” degli Ogm (semina e coltivazione, uso dei prodotti derivati, uso come materia prima industriale e così via).
Non è definito quali motivazioni vengano ritenute valide a livello legale affinché gli Stati membri possano vietare un prodotto Ogm.
Serve "un piano di valutazione d'impatto" del regolamento sul mercato europeo.
"Ognuno si assuma sue responsabilità", ha ribattuto Andriukaitis, ricordando che con la procedura di autorizzazione attuale i Paesi Ue finora hanno avuto la possibilità di esprimersi per 67 pareri su cibi e mangimi Ogm senza mai raggiungere una maggioranza qualificata, dando così la palla alla Commissione europea. E intanto "l'Unione europea dipende pesantemente dall'import di soia - al 90% Ogm - per i suoi allevamenti, che sono anche in Paesi contrari" ai prodotti transgenici.