Quattro anni fa il terremoto in Abruzzo. Il sindaco dell’Aquila: “I soldi non bastano, pronti a proteste clamorose”
“Se la ricostruzione non decolla farò togliere il tricolore dal municipio. L’Italia ci ha abbandonato”, accusa il primo cittadino Massimo Cialente. Sono 3.500 gli aquilani che hanno lasciato la città nell’ultimo anno. I danni del sisma stimati in dieci miliardi. Il ricordo delle 309 vittime
Il 6 aprile di quattro anni fa il terremoto devastò l’Aquila e l’Abruzzo. Le vittime furono 309, di cui 55 giovani studenti, i feriti 1.500 e i danni stimati in dieci miliardi di euro. E oggi “la ricostruzione non decolla perché i soldi non bastano”, denuncia il primo cittadino dell’Aquila Massimo Cialente.
Che la ricostruzione non fosse un’impresa facile nei comuni dell’epicentro del sisma era noto a tutti: ma che, a quattro anni dalle tragiche scosse del 2009, la ricostruzione infrastrutturale e sociale fosse bloccata per la mancanza di fondi e per l’inadeguatezza della governance, in un quadro generale di caos e confusione, in pochi l’avrebbero immaginato.
Alla vigilia delle commemorazioni per il tragico evento, all’Aquila il quarto anniversario del terremoto è vissuto in un clima di dolore, di drammatico ricordo, ma anche di rabbia: anzi, per molti cittadini e anche per alcune istituzioni, la ricorrenza è il prologo alla protesta, annunciata anche sotto forma di azioni clamorose. Come quella promessa dal sindaco dell’Aquila, che parla di una città “condannata a morte senza risorse immediate”. Insieme a un appello al Parlamento, minaccia di togliere la bandiera tricolore e di mandare via il prefetto: “Se non arriveranno subito i fondi necessari in modo tale da permetterci per il 2015 la ricostruzione di una parte del centro storico – avverte – l’Italia avrà condannato a morte L’Aquila. E credo che gli aquilani si muoveranno per non far più parte di questo paese”.
Via in 3.500 – Come hanno sottolineato in molti, a partire dalla neo senatrice del Pd, Stefania Pezzopane, la città si è sentita abbandonata dallo stato. “Dopo quattro anni – ha detto la ex presidente della provincia aquilana – c’è il rischio concreto di uno spopolamento, causato dalla fine di ogni speranza”. Solo nell’ultimo anno sono andati via 3.500 cittadini.
“Monti non ci ha dato un euro” – Per il presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi, ex commissario per la ricostruzione, “fa piacere il minuto di silenzio che il Senato ha tributato in ricordo del terremoto, ma dalle istituzioni nazionali ci aspettiamo anche gesti concreti. In particolare dal governo Monti, che ad un anno e mezzo dal suo insediamento ancora non ha stanziato un euro per i cittadini d’Abruzzo: Monti prenda coraggio – dice Chiodi – e lasci un segno concreto stanziando un miliardo di euro”.