Quote CO2. La carta made in Italy denuncia extra costi di 50 milioni
Il Comitato nazionale emission trading ha aperto in questi giorni una consultazione pubblica sulle assegnazioni preliminari di quote di emissione di CO2 per il periodo 2013-2020. Le quote sono attribuite ai settori interessati sulla base dei criteri stabiliti dalla Commissione europea. In base a questi, il settore cartario italiano si vede riconosciute quote sufficienti a coprire meno del 70% del proprio fabbisogno – già calato in modo significativo rispetto ai livelli produttivi pre-crisi – con un aggravio di costo stimabile ad oggi sui 12 milioni di euro l’anno. “Extra costi che potranno salire anche a 50 milioni – denuncia una nota di Assocarta – in quanto dipenderanno anche dai mercati finanziari che influenzano il mercato delle quote di CO2 in base a logiche che poco hanno a che fare con la tutela dell’ambiente”.
“Sono rilevanti le distorsioni che si sono verificate nell’ambito delle aziende del settore che oscillano tra meno 64% e più 161% di assegnazione di quote”, afferma Paolo Culicchi, presidente di Assocarta. “Questo – prosegue – a dimostrazione del criterio fallimentare di assegnazione delle quote predisposto dalla Commissione Ue che non ha riconosciuto adeguatamente la forte diversificazione produttiva e di processo del settore cartario italiano, imponendo benchmark non coerenti con le realtà produttive”.
Secondo Assocarta, è dunque necessario adottare “al più presto” anche in Italia quelle misure che i principali partner europei, come Germania e Gran Bretagna, stanno già predisponendo. Conclude Culicchi: “Altrimenti il gap competitivo creato dall’emission trading, che già ci penalizza nei confronti dei competitor extra-europei ed europei per costi energetici superiori di oltre il 30%, si approfondirà in modo ulteriore”.
L’industria cartaria italiana si posiziona al quarto posto a livello europeo, dopo Germania, Svezia e Finlandia, con una produzione di carte e cartoni di 9,13 milioni di tonnellate realizzate nel 2011.