Rifiuti. End of waste. I commenti (anche negativi) alla bozza
Critici gli operatori del riciclo. Entusiasti i Cinquestelle. I pareri degli artigiani e degli ecologisti Amici della Terra
I riciclatori di Fise Unicircular
"La reintroduzione dell'End of Waste caso per caso, concordata tra le forze di maggioranza come emendamento al Decreto-legge Crisi Aziendali, può apparire una buona notizia per le aziende del riciclo, perché consente di sbloccare una situazione determinatasi ormai più di un anno e mezzo fa con la sentenza del Consiglio di Stato, e aggravatasi con la Legge Sblocca Cantieri". Così commenta Fise Unicircular (Unione Imprese dell'Economia Circolare), da oltre un anno e mezzo impegnata nella battaglia per l'End of Waste, il nuovo intervento in materia del Governo per risolvere il problema del blocco delle autorizzazioni degli impianti di riciclo che permettono di trasformare i rifiuti in risorse (cosiddette autorizzazioni "End of Waste"). “Lungi dal voler rendere più efficienti e fluidi i controlli, a cui le imprese del settore sono comunque abituate, soprattutto se avvengono nel quadro di procedimenti amministrativi particolarmente laboriosi come il rilascio di un'AIA o di un'autorizzazione ordinaria, la soluzione proposta allunga e complica la catena del controllo, senza aggiungere garanzie sulla conclusione del procedimento e sulla sua efficacia. "Questa norma ci sembra piuttosto il frutto di un clima di sfiducia e di sospetto del centro nei confronti del territorio, che non fa bene neanche alle imprese".
Il Movimento Cinquestelle della Lombardia
"Per la prima volta in Italia un settore così importante come quello dell'End of waste è regolamentato. Finalmente esiste una normativa unica, una legge attraverso la quale vengono standardizzati regole e controlli. Dove prima c'era confusione e una selva inestricabile di regole poco chiare a livello provinciale, ora esiste una normativa centralizzata. Prima c'era selva di autorizzazioni rilasciate dalle province, senza vero controllo e senza coordinamento. Ora mettiamo a sistema il rilascio di nuove autorizzazioni per la gestione del fine vita dei rifiuti. I benefici ricadranno sull'economia circolare in Italia. Grazie al M5S abbiamo predisposto una norma equilibrata, dove prima c'era solo un vuoto normativo" dice Massimo De Rosa, consigliere regionale del M5S Lombardia.
La Regione del Veneto
Per l’economia circolare serve una norma per la regionalizzazione della competenza: lo sostiene l'assessore della regione Veneto all'ambiente Gianpaolo Bottacin. “Da oltre un anno il blocco delle autorizzazioni all’end of waste, ossia alla cessazione della qualifica del rifiuto - spiega Bottacin - sta creando un grande caos al sistema e bloccando di fatto tutti i procedimenti in corso, oltre ad impedire la presentazione di nuove istanze. È quindi fondamentale un intervento normativo che attribuisca nuovamente alle Regioni la competenza l’autorizzazione della cessazione della qualifica di rifiuto caso per caso. Secondo la normativa, le autorizzazioni alla cessazione della qualifica del rifiuto possono essere concesse dalle autorità competenti sulla base di vecchi criteri, che rendono impossibile autorizzare caso per caso la cessazione della qualifica del rifiuto, impedendo pertanto lo sviluppo di nuove attività di riciclo. Questa situazione non solo ci fa fare un passo indietro di decenni, ma se dovesse restare in atto comporterà altresì gravissime ripercussioni in termini di tutela ambientale e, pure, per la ricerca e lo sviluppo economico”.
La Regione Piemonte
Alle Regioni va riassegnata la delega di concedere le autorizzazioni alle aziende che svolgono questa attività “caso per caso”, evidenzia l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati, della regione Piemonte. "A febbraio 2018 - spiega Marnati - il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che stabilisce che i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto cosiddetto caso per caso non possono più essere definiti dalle Regioni o da enti delegati, ma soltanto dallo Stato. Così facendo c’è il rischio di bloccare il processo di riciclo di alcuni rifiuti e di bloccare lo sviluppo dell’economia circolare e l’innovazione dei processo produttivi, con grave danno all’ambiente e allo sviluppo economico della regione”.
Confartigianato in audizione alla Camera
Sbloccare le attività di recupero e trasformazione dei rifiuti svolte dalle imprese, consentendo alle Regioni di autorizzare il riciclo caso per caso, nel rispetto della direttiva europea sui rifiuti. Lo chiede Confartigianato, intervenuta in audizione all'8a Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste). Secondo i rappresentanti di Confartigianato, l'assenza di una regolamentazione chiara sull'end of waste e l'attuale confusione sulle competenze autorizzative di Stato e Regioni ha paralizzato le attività di riciclo e riutilizzo dei rifiuti creando gravi problemi a 525.000 imprese artigiane di numerosi settori, dall'edilizia al tessile, dalla lavorazione del legno alla meccanica, all'impiantistica fino al comparto alimentare. Si tratta di una vera e propria emergenza, che sta bloccando la transizione verso l'economia circolare in Italia. In attesa che vengano emanate norme chiare e omogenee a livello nazionale per semplificare il recupero degli scarti di lavorazione e il loro riutilizzo nel processo produttivo, la Confederazione chiede che siano subito riaffidate alle Regioni le autorizzazioni al riciclo caso per caso, sulla base di precise condizioni e di criteri definiti, uguali per tutta l'Europa. Inoltre, propone di istituire a livello nazionale una cabina di regia e di monitoraggio di tutte le autorizzazioni rilasciate sul territorio.
Amici della Terra
"Lo chiediamo da quasi un anno. Il Governo e il Parlamento devono con la massima urgenza colmare la carenza normativa, determinata dalla sentenza del Consiglio di Stato, in materia di autorizzazione per la cessazione della qualifica di rifiuto e sbloccare, così, il riciclo per permettere alle aziende italiane di fare economia circolare." Lo dichiara Monica Tommasi, presidente dell'associazione Amici della Terra. Gli Amici della Terra ripropongono il loro testo, elaborato all'inizio del 2019 e illustrato su L'Astrolabio affinché le Regioni, come autorità competente, possano procedere al rilascio delle necessarie autorizzazioni sulla base di un parere formulato dall'ARPA/APPA competente per territorio sentita l'ISPRA per tramite del Consiglio del Sistema Nazione di Protezione Ambientale al fine di garantire l'omogeneità su tutto il territorio nazionale.