Sostenibilità, per il 63% degli italiani gli acquisti impattano sull’ambiente
Secondo lo studio, le vendite di prodotti bio segnano un + 8,8% nel primo trimestre 2013, con crescita ininterrotta dal 2005 (+ 58%). Ma è la consapevolezza generale del consumatore che sta cambiando
Italiani sempre più sensibili ai temi della sostenibilità ambientale e, grazie a ciò, diffusione crescente dei “consumi verdi”. Il dato - confortante, per una volta - viene dalla ricerca Nomisma/Pentapolis “Mens(a)Sana 2013”, presentata nei giorni scorsi a Roma.
Secondo lo studio, le vendite di prodotti bio segnano un + 8,8% nel primo trimestre 2013, con crescita ininterrotta dal 2005 (+ 58%). Ma è la consapevolezza generale del consumatore che sta cambiando. Il 63% dei consumatori italiani ha cognizioni precise del fatto che i prodotti che compra e utilizza hanno impatti diretti sull’ambiente (tale consapevolezza è più alta rispetto a quella dei cittadini europei in generale, 55%).
E nonostante la crisi, che promuove criteri di scelta legati prima di tutto a prezzo e qualità dei prodotti, il consumatore tiene in considerazione anche l’impatto ambientale (il 75% del campione ritiene che tale aspetto sia importante per le scelte di consumo) e il 17% dei consumatori italiani compra spesso prodotti eco-friendly. Sono tanti i comportamenti delle famiglie attivi a favore della sostenibilità: l’88% delle famiglie differenzia i rifiuti, ha ridotto i consumi di energia (80%) e di acqua (68%) e i consumi di prodotti monouso (58%), scelto prodotti alimentari locali (62%), ha usato meno l’auto (40%).
E la vera evoluzione verde di un consumo più “critico” è evidente dalla diffusa consapevolezza che le azioni più efficaci per ridurre i problemi dell’ambiente siano proprio la riduzione degli sprechi (lo afferma il 72% degli italiani) e l’acquisto di prodotti provenienti dall’agricoltura locale (29%).
Altro dato rilevato da Nomisma/Pentapolis e che rispecchia la maggiore sensibilità degli italiani in fatto di sostenibilità e impatto ambientale è quello secondo il quale in Italia i rifiuti totali pro-capite si sono progressivamente ridotti passando da 550 chilogrammi l’anno del 2006 ai 502 del 2012.
Ma si sono ridotti soprattutto gli sprechi alimentari: 81 kg pro-capite nel 2010 (ultimo dato disponibile dell’Eurostat) a fronte di 105 kg del 2006 (-23% di rifiuti alimentari rispetto al -3% dei rifiuti totali). Il dato degli altri Paesi, rileva la ricerca, è un’ulteriore conferma del ruolo esercitato dalla crisi in tale dinamica: in Francia e Germania, Paesi in cui la congiuntura negativa ha avuto dinamiche molto differenti rispetto all’Italia, l’andamento è opposto.
In entrambi i Paesi, però, i rifiuti alimentari (seppur più bassi in termini assoluti) sono cresciuti tra il 2006 e il 2010 (rispettivamente +30% e +11%).