Per tutti gli isotopi! Bruxelles accusa l’Italia: non c’è ancora il deposito delle scorie nucleari
Il nostro Paese ha due mesi di tempo per decidere; dopo, rischia il deferimento alla Corte di giustizia
Secondo passaggio della procedura d’infrazione della Commissione europea contro l’Italia e altri quattro Paesi sull'adozione di programmi nazionali di gestione dei rifiuti radioattivi sulla base della direttiva sul combustibile esaurito e sui rifiuti radioattivi. In sostanza, la realizzazione del tanto atteso deposito di scorie.
I cinque Paesi
Bruxelles ha inviato all’Italia - ma anche a Croazia, Estonia, Portogallo e Slovenia - un parere motivato che chiederà conto dei programmi nazionali, risultati non conformi a determinati requisiti della direttiva. Gli Stati membri interessati hanno ora due mesi di tempo per affrontare le carenze individuate dalla Commissione. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di adire la Corte di giustizia dell'Unione europea.
La gestione in sicurezza
Come è noto, i rifiuti radioattivi sono generati dalla produzione di elettricità nelle centrali nucleari, ma anche dall'uso non correlato alla potenza di materiali radioattivi per scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli, spiega la Commissione. Ciò significa che tutti gli Stati membri generano scorie radioattive. La direttiva stabilisce un quadro che impone la gestione responsabile e sicura del combustibile esaurito e dei residui radioattivi per garantire un elevato livello di sicurezza ed evitare di imporre oneri indebiti alle generazioni future. In particolare, impone agli Stati membri di elaborare e attuare programmi nazionali per la gestione di tutto il combustibile esaurito e dei residui radioattivi prodotti sul loro territorio, dalla produzione allo smaltimento.