Analisi. La crisi eolica inglese e i rincari delle bollette rinnovabili
Eolico e fotovoltaico non fanno scendere le bollette: fanno scendere i costi di produzione della corrente elettrica e le quotazioni all'ingrosso ma spostano il costo su un'altra voce, cioè sulle spese ingenti che servono a dare continuità al sistema elettrico. Alla fine l'elettricità al consumatore costa di più. La decarbonizzazione a rischio e i costi di sistema. Passare dall'opex al capex per salvare l'industria europea. Le famiglie pagheranno anche chi devasta il sistema?
di Pepi Katona
Come da qualche anno documenta anche l'Inghilterra e la sua virata eolica, non è vero che fotovoltaico ed eolico fanno scendere le bollette elettriche. Chi lo dice, dice bugie (oppure non se ne intende tanto). Eolico e fotovoltaico fanno un'altra cosa. Non fanno scendere le bollette ma fanno scendere i costi di produzione della corrente elettrica, perché non bruciano combustibile, e spostano il costo su un'altra voce, cioè sulle spese ingenti che servono a dare continuità al sistema elettrico. Alla fine l'elettricità al consumatore non costa meno. Se gli va bene, costa eguale; se al consumatore va male, l'elettricità rinnovabile può costare molto di più. Ma ecco la notizia. L'Inghilterra sta pagando un altro miliardo di sterline a causa dello spreco colossale di energia eolica che viene prodotta quando non serve e dove non serve ma non può essere usata a chi ne ha bisogno là dove ne ha bisogno.
Decarbonizzazione a rischio
La Gran Bretagna deve affrontare costi crescenti perché la rete elettrica è sopraffatta dai flussi di elettricità eolica e i vincoli sulla rete di alta tensione potrebbero compromettere i piani di decarbonizzazione. Sta accadendo in modo simile anche il Spagna e in Danimarca con la fuga degli investitori. In termini di sprechi energetici, per il Regno Unito il 2024 si annuncia un anno da primato negativo per la quantità enorme di l'energia eolica sprecata.
La crescita delle installazioni eoliche nel mare e il clima burrascoso avrebbero dovuto favorire nel 2024 un enorme sviluppo della produzione elettrica rinnovabile. Ma la rete non può farcela, e costringe l'operatore di rete a risarcire i parchi eolici per farli rimanere spenti, e il costo alla fine va nelle bollette dei consumatori. È una situazione che mette a rischio i piani per decarbonizzare la rete entro il 2030 e rende più difficile tagliare le bollette.
I costi di sistema
Il problema nasce dal fatto che le tecnologie rinnovabili non programmabili, e segnatamente fotovoltaico ed eolico, sono fantastiche, gli impianti di produzione vanno installati quando serve e tutte le volte che serve, ma producono la corrente tutti in contemporanea dove pare a loro - cioè non vicino ai luoghi di consumo ma nei luoghi in cui sono disponibili il vento e la luce solare - e quando pare a loro, cioè quando vento e sole ci sono. Per questo motivo esigono costi importanti e investimenti nella qualità del servizio a valle. Serve un capacity market per realizzare centrali a gas pagate per rimanere spente ma pronte ad accendersi quando la fonte rinnovabile non è disponibile. Servono masse rotanti e colossali volani che consumano corrente per essere fatti girare in modo da tenere stabile la frequenza di rete a 50 Hertz. Servono impianti che tengano regolata la tensione. Servono grandi reti di trasporto in alta tensione dai luoghi ventosi e soleggiati per far arrivare l'energia ai luoghi di consumo. Servono grandi impianti di accumulatori e batterie.
Dall'opex al capex
Tutti questi impianti costano. Non vengono fatti pagare sul costo di produzione, ma pesano moltissimo e peseranno sempre di più sulle bollette pagate da chi usa il servizio elettrico.
In altre parole, la transizione energetica impostata in Europa e negli altri Paesi a spinta rinnovabile, come la carissima California ecologica, forse in futuro riuscirà a fare scendere le bollette dei consumatori, ma nei prossimi altri avrà l'effetto opposto. Il costo si sta spostando sempre più dai costi di produzione - l'opex, la spesa operativa - verso il costo del capitale - il capex.
E io pago
Il costo passa dal chilowattora (dall'energia), al chilowatt (alla potenza). Questo è un modo per ridurre un poco il divario competitivo dell'industria europea, soprattutto italiana e tedesca, rispetto ai costi energetici dei concorrenti asiatici. Ma è un trucchetto che non può funzionare a lungo come difesa del sistema industriale europeo, e inoltre allarga il divario con i consumatori, impoveriti dalle bollette gravate da questi costi. Quando si parla di povertà energetica, si parla anche di questo.
Remunerare chi devasta il sistema
Non basta. Il gestore della rete riconosce una remunerazione al produttore. Accade in Inghilterra, dove la mancata produzione viene risarcita, ma accadrà anche in Italia. Lo stesso potrà accadere se verrà riconosciuta una remunerazione al produttore perfino quando la sua produzione eolica o fotovoltaica in eccesso farà crollare nella borsa elettrica le quotazioni del chilowattora all'ingrosso, arrivando ai prezzi nulli o ai prezzi negativi come succede nel resto dell’Europa rinnovabile. I prezzi zero o i prezzi negativi stanno accadendo sempre più spesso in Europa e sono frequentissimi in Spagna e Danimarca, dove senza ancora la remunerazione c'è una fuga degli investitori rinnovabili spaventati dallo scenario di zero ricavi.
La crisi eolica inglese: https://www.bloomberg.com/news/artic...