Greenpeace e Banca Etica chiedono al Governo di cambiare passo nel rinnovo dei vertici Enel
Nei prossimi giorni il ministero dell'Economia e delle Finanze, principale azionista di Enel con il 31,24%, presenterà una lista di sei candidati per il rinnovo del cda, tra cui il presidente e l'amministratore delegato
Il 22 maggio l'assemblea degli azionisti di Enel voterà il rinnovo del consiglio di amministrazione della società. Nei prossimi giorni il ministero dell'Economia e delle Finanze, principale azionista di Enel con il 31,24%, presenterà - come di consueto - una lista di sei candidati, tra cui il presidente e l'amministratore delegato. “Per il governo è un'occasione unica per cambiare passo sulle strategie di politica energetica nazionale”, dichiarano Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace italia e Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità etica (Banca Etica).
“Come evidenziato dalla relazione tecnica del senato, la gestione di Fulvio Conti è stata deludente: la società è oberata dai debiti e il ritorno per gli azionisti è inferiore alla media di settore - continuano Onufrio e Baranes - . A preoccuparci maggiormente sono però le politiche energetiche di Enel: dopo il fallimento del piano nucleare si è puntato sul carbone e ora la società è costretta a sospendere la produzione per sovraccapacità in numerosi impianti, per un totale di 8.000 megawatt entro il 2016. Enel è ormai un gigante dai piedi d'argilla. Se non riconoscerà pienamente le opportunità offerte dalle rinnovabili e dalla produzione decentrata di energia è destinata a soccombere”.
Per Greenpeace e Fondazione Banca Etica “non è sufficiente che i nuovi amministratori siano competenti e slegati da appartenenze politiche: c'è infatti anche un urgente bisogno di personalità in grado di guardare al futuro, a una transizione ormai inevitabile verso fonti di energia rinnovabile a generazione decentrata”.