Tribunale delle Acque, sono nulle le royalty a favore dei Comuni per uso idroelettrico
Lo ha confermato il Tribunale superiore delle Acque pubbliche, rigettando l'appello del Comune di Pietraporzio condannato a restituire i circa 175mila euro versati da una impresa idroelettrica
Sono nulle le clausole che prevedono delle royalty a favore dei Comuni in cambio dell'utilizzo di risorse idriche per la produzione di energia elettrica. Lo ha confermato il Tribunale superiore delle Acque pubbliche con la sentenza 23/2016 rigettando l'appello proposto dal Comune di Pietraporzio (Cuneo) contro la sentenza del Tribunale del Piemonte (n. 2120/13) che lo aveva condannato a restituire i circa 175mila euro versati da una impresa idroelettrica. Il tribunale ha dichiarato “prive di causa” le royalty previste per la rinuncia all'esercizio diretto da parte dell'amministrazione perché “la titolarità dei relativi diritti è in capo a soggetti diversi dal comune”.
Infatti, prosegue la sentenza, integrando una prestazione patrimoniale “diversa da quelle sole oggi ammesse in tema di riequilibrio ambientale, lede la libertà di impresa di produzione di energia elettrica e quindi la normativa anche di rango comunitario in materia”.
La materia dunque “rimane sottratta alla disponibilità del Comune, siccome devoluta, con previsione tassativa in quanto di evidente preminente pubblico interesse, alla regolamentazione di tutte le prestazioni imposte ai privati in occasione della concessione di diritti di sfruttamento delle acque e, poi, delle fonti di energia rinnovabile”.
Nella parte in cui la convenzione regola i diritti reali con la concessionaria, del resto, è già previsto "separatamente un corrispettivo per l'effettivo impegno dei beni di proprietà comunali su cui installare gli impianti per l'attività d'impresa della concessionaria”.