Tutti pazzi per il nucleare. Ecco perché la Svizzera vuole costruire nuovi reattori avanzati
Dopo la proposta del governo di abolire il divieto di costruzione di nuove centrali, il paese elvetico considera l’adozione di reattori avanzati, attualmente in fase di studio
Il Consiglio federale sta valutando la possibilità di revocare il divieto del 2017 sulla costruzione di nuove centrali nucleari in Svizzera, una decisione influenzata in passato dalle preoccupazioni per la sicurezza degli impianti nucleari scaturite dopo il disastro di Fukushima. Oggi, la discussione si rinnova grazie al potenziale delle tecnologie nucleari di quarta generazione, ritenute più sicure ed efficienti. I nuovi reattori, con la loro capacità di spegnersi autonomamente in caso di guasti e di operare a temperature superiori, presentano non solo miglioramenti in termini di sicurezza ma anche di efficienza termica, aprendo la strada a possibili applicazioni come la produzione di idrogeno e la desalinizzazione dell’acqua.
Le questioni aperte
Tuttavia, come è stato sottolineato da più parti, nonostante i vantaggi in termini di applicazioni e sicurezza, i reattori di quarta generazione non sono ancora privi di problemi, in particolare per quanto riguarda la gestione delle scorie nucleari. Anche se queste ultime potrebbero avere una tossicità diversa, con possibilità di “bruciare” materiali come il plutonio che ha tempi di dimezzamento estremamente lunghi, rimangono comunque rifiuti altamente radioattivi che necessitano di una gestione accurata. La vera sfida rimane la maturazione tecnologica di questi reattori, attualmente ancora in fase di ricerca e prototipazione, con prototipi attivi in nazioni come Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti. Nonostante il considerevole interesse e gli investimenti in questa tecnologia, la strada verso la commercializzazione su larga scala sembra ancora lunga.
Il commento di Leonardi (ex ceo di Alpiq)
Giovanni Leonardi, presidente del CdA di AET e già ceo di Alpiq, ha dichiarato: "Mi sembra una proposta ragionevole ed equilibrata, che tiene in giusta considerazione l’evoluzione del sistema di approvvigionamento energetico nazionale nell’ultimo decennio e le mutate sensibilità politiche sul tema. Penso in particolare ai timori sulla sicurezza dell’approvvigionamento emersi nell’anno dello scoppio della guerra in Ucraina, ai crescenti problemi di instabilità della rete e alla necessità di rispondere con un progetto credibile alle sollecitazioni giunte dall’iniziativa stop al blackout”.