Allarme dei Tso. Così le rinnovabili tedesche possono mettere in crisi la rete elettrica europea
Il carosello di flussi incostanti dalla Germania del Nord verso l'Olanda, dall'Olanda al Belgio e dal Belgio di nuovo in Germania per alimentare le industrie della Renania Palatinato e della Baviera
di Pepi Katona
Sto guardando la mappa di Electricity Map e osservo che nel momento in cui leggo la Germania esporta verso l'Olanda circa 2.100 megawatt di elettricità; l'Olanda esporta verso il Belgio circa 1.400 megawatt e il Belgio esporta verso la Germania alla potenza di circa mille megawatt. Un girotondo degli elettroni per l'Europa. Finché la Germania non completerà le sue reti di alta tensione per portare dall'eolico del Mare del Nord fino alle fabbriche della Renania Palatinato, del Baden württemberg e soprattutto verso la Baviera, tutto il sistema elettrico europeo sarà messo a rischio da questa Germania che ha chiuso le centrali atomiche e le sta sostituendo con la lignite e con le rinnovabili non programmabili. Lo stesso era accaduto qualche anno fa con la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia: l'elettricità tedesca intasava le loro reti di alta tensione in un girotondo furibondo di flussi elettrici. Quale è il problema? Quale il rischio? Perché i transmission system operator (cioè le aziende di trasmissione dell'elettricità in alta tensione) pensano di prendere contromisure? Accade perché l'investimento ingente tedesco in energie rinnovabili non programmabili sta sballando il sistema elettrico europeo. I prezzi zero all'ingrosso nelle ore di maggiore insolazione e nelle ore di maggiore ventosità sono un segnale che conferma questo rischio. Il sole e il vento sono magnifici ma hanno un problema. Producono non quando serve ai consumatori ma con due modalità: quando pare a loro (producono quando il sole c'è e quando il vento soffia, e smettono quando il sole sparisce e quando il vento smette) e lo fanno tutte insieme (tutti gli impianti attaccano e staccano in sincrono).
Il problema si era presentato alcuni anni fa con i Paesi dell'Europa orientale. La grande produzione elettrica tedesca partiva tutta insieme in momenti non richiesti e per defluire verso i punti di maggiore consumo al Sud, cioè in Baviera, in Austria e verso l'Italia, i flussi di elettroni prendevano la strada più facile: intasavano gli elettrodotti verso la Polonia e poi giù in Cechia e Slovacchia attraverso la Boemia e la Moravia, congestionando le reti di quei placidi Paesi e sbattendo fuori i produttori locali. Poi all'improvviso, via il vento, l'alluvione di elettroni si fermava di colpo lasciando vuote le reti polacche, le quali rischiavano blackout. L’operatore polacco della rete elettrica Polskie Sieci Elektroenergetyczne protestava di continuo. Così erano stati installati trasformatori a rapporto complesso di tipo Pst, cioè trasformatori sfasatori, per frenare questo deflusso tedesco che congestionava le reti a est.
L'operatore belga della trasmissione Elia ha stimato che le reti tedesche inadeguate a gestire la loro rinnovabile della Germania possano costare ai tedeschi un miliardo. Il problema si ripete con tutti i Paesi dell'area tedesca, come con la Danimarca, che vede le spesso sue reti intasarsi per la corrente elettrica che arriva massiva appena il vento si mette a soffiare. Nel 2019 la Germania ha pagato per risarcimenti per avere buttato fuori dalla rete 420 GWh di energia eolica danese. E così diversi Tso europei stanno cominciando a pensare se è il caso di dotarsi di sistemi simili a quelli polacchi per tenere lontane le alluvioni tedesche di elettroni pulitissimi sì, ecologici e verdi, ma non voluti.