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Analisi. Con il taglio della produzione Opec sono aumentati i rischi legati al prezzo del petrolio

where Milano when Mar, 11/04/2023 who roberto

Le variazioni del prezzo del petrolio costituiscono un elemento predominante nella componente dell'inflazione energetica. L’analisi di Aegon AM

Nei giorni scorsi l'Opec+ che comprendeopec.jpg tutti i Paesi produttori compresa la Russia, ha annunciato un taglio della produzione di petrolio a partire dal mese di maggio per tutto il 2023 di 1 milione di barili al giorno. Tra le reazioni e i commenti c’è quella di Robert-Jan van der Mark, Investment Manager, multi-asset investment manager di Aegon Am secondo il quale con questo nuovo taglio alla produzione petrolifera, l'Opec "dimostra la propria determinazione nel perseguire i propri obiettivi e mantenere la fascia di prezzo attuale. Anche in passato, il Cartello ha dimostrato di poter effettuare tagli alla produzione molto più significati, qualora fosse necessario. Adesso, quindi i rischi legati al prezzo del petrolio sono chiaramente aumentati".
 
Nessuna reazione dallo shale oil
Il 2 aprile scorso, l’Opec, rileva, "ha ribadito per la seconda volta la propria volontà di intervenire a sostegno del mercato petrolifero. Tra i fattori che possono incoraggiare l'Opec+ a guidare il prezzo del petrolio verso il target di riferimento vi è il fatto che, nonostante i prezzi elevati degli ultimi 12 mesi, la reazione dei produttori di petrolio di scisto statunitensi non si è fatta sentire. Secondo quanto riportato da Baker Hughes, anzi, il numero di impianti adibiti alla perforazione del greggio negli Stati Uniti è in calo, mentre la ripresa della produzione è in fase di stallo". Inoltre, sottolinea l'analista, "la volatilità del prezzo del petrolio e l'aumento dei tassi di interesse hanno fatto lievitare i costi di finanziamento per le società statunitensi di scisto, e le curve del petrolio sono ora in backwardation: i prezzi dei contratti futuri a più lunga scadenza sono cioè più bassi dei prezzi spot, il che significa che le stesse compagnie petrolifere coprono la loro produzione a fronte di prezzi significativamente più bassi dei prezzi spot, fornendo ai produttori Opec un ulteriore vantaggio competitivo".
 
La questione delle riserve USA
Bisogna inoltre considerare che, negli ultimi 12 mesi, rileva l'analista, "il governo statunitense ha continuato a prelevare il greggio dalla sua riserva petrolifera strategia (Spr) per bilanciare il mercato e attenuare l'aumento del prezzo del barile in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Tale riserva è ora ai livelli minimi dai primi anni '80, il che limita la flessibilità degli Stati Uniti di agire in caso di emergenza. Nell’ottobre del 2022, Washington ha comunicato la sua intenzione di riacquistare petrolio per l’Spr quando i prezzi sarebbero stati pari o inferiori a circa 67-72 dollari al barile. Se prima i prezzi del petrolio si aggiravano intorno a questi livelli, dopo l'annuncio dell'Opec, le quotazioni del Wti (West Texas Intermediate) sono salite oltre gli 80 dollari, impedendo così agli Stati Uniti di ripristinare le proprie riserve di petrolio a prezzi più bassi".
 
La fine dell’effetto inflazione
Con questo nuovo taglio alla produzione petrolifera, aggiunge, l'Opec "dimostra la propria determinazione nel perseguire i propri obiettivi e mantenere la fascia di prezzo attuale. Anche in passato, il Cartello ha dimostrato di poter effettuare tagli alla produzione molto più significati, qualora fosse necessario. Adesso, quindi i rischi legati al prezzo del petrolio sono chiaramente aumentati. Le variazioni del prezzo del petrolio costituiscono un elemento predominante nella componente dell'inflazione energetica. Questo evento segna anche la fine dell'effetto frenante sull'inflazione complessiva". Le banche centrali, rileva l'analista, "sono state incoraggiate a ritenere che la politica di rialzo dei tassi stesse per toccare il culmine, grazie alla tendenza al ribasso dell'inflazione complessiva osservata negli ultimi mesi. L'inflazione di fondo (con alimenti ed energia esclusi), però, si mantiene stabile a un livello elevato. Il rimbalzo dei prezzi dell'energia potrebbe quindi suggerire che l'inflazione complessiva sarà più stabile di quanto sperato, ed esercitare un’ulteriore pressione sulle banche centrali affinché accelerino e continuino ad aumentare i tassi".

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