La battaglia d’Ucraina. Mosca richiude i rubinetti del gas
Non dovrebbero esserci problemi di fornitura all’Italia, ma sono già state predisposte le contromisure in caso di erogazione insufficiente dalla Russia
La Russia ha deciso di chiudere i rubinetti del gas all'Ucraina a causa del mancato pagamento anticipato delle forniture da parte di Kiev. L’annuncio è stato dato dal ministro dell'Energia russo, Aleksandr Novak. La decisione del colosso energetico Gazprom - ha spiegato il presidente del comitato di gestione Aleksei Miller - è stata presa in conseguenza al mancato pagamento in anticipo, da parte di Kiev, delle prossime forniture e dalla mancanza di nuovi ordini.
Tra i due paesi la tensione era già tornata, dopo che alcune esplosioni avevano danneggiato le linee elettriche che conducono la corrente verso la penisola di Crimea, lasciando quasi 2 milioni di persone senza luce e riscaldamento.
Russia e Ucraina avevano raggiunto un accordo sulla fornitura di gas per l'inverno a fine settembre a Bruxelles, dopo mesi di trattative mediate dall'Ue.
La sospensione della fornitura è una mossa ampiamente prevista, dopo che l'azienda ucraina Naftogaz aveva detto di non avere bisogno di gas russo per via dello stock accumulato.
La decisione di Gazprom rischia di creare - ha spiegato Miller - seri rischi alle forniture verso l'Europa occidentale, poiché l'Ucraina è un paese di transito per il gas russo verso l'Europa.
Al contrario, la Commissione europea “al momento non è particolarmente preoccupata circa i flussi di gas” e gli approvvigionamenti, afferma Anna Kaisa Itkonen, portavoce del commissario per l'Unione energetica. Al momento in Europa ci sono riserve tali da non destare preoccupazioni e le condizioni meteorologiche di novembre sono state miti. “Questo ha aiutato a mantenere invariati gli stock”.
Anche l’Italia pare per ora al riparo dai contraccolpi: nei giorni scorsi il flusso di gas dalla Russia verso l'Italia proseguiva regolare e, in generale, la situazione sugli approvvigionamenti di metano in Italia non è preoccupante, dice il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. “I tecnici del ministero continueranno a monitorare l’evoluzione della vicenda che tuttavia, ad oggi, non registra variazioni del flusso di transito di gas russo verso l’Italia, mentre le importazioni da altri punti sono regolari”.
L’erogazione di gas anche da parte degli stoccaggi italiani, che sono stati riempiti durante il periodo estivo in modo pressoché totale (oggi siamo al 90% del grado di riempimento), è iniziata da poco e l’Italia “ha un alto grado di diversificazione degli approvvigionamenti, potendo contare sulla produzione nazionale (che continua a fornire il suo apporto di sicurezza), su importazioni via gasdotto da Nord Europa, Algeria, Libia, e sui tre terminali di rigassificazione (attualmente utilizzati al di sotto delle loro massime capacità), dice Guidi. Inoltre, per fronteggiare possibili situazioni di richiesta di punta in caso di freddo eccezionale nella seconda metà dell’inverno, anche quest’anno è stata predisposta nei tre terminali la misura di peak shaving che consente di avere disponibili fino a 30 milioni di metri cubi aggiuntivi per alcuni giorni.