B&S punta a costruire una centrale a carbone nella Lucchini di Piombino
Impianto da 900 megawatt e investimento da oltre 1 miliardo
Una centrale a carbone per la produzione di energia con una potenza di 900 megawatt da costruire in una parte inutilizzata dell'area dell'ex stabilimento Lucchini a Piombino, per un investimento complessivo di oltre un miliardo di euro. Questo il progetto della B&S Global Energy, che ha presentato nelle scorse settimane la manifestazione d'interesse al commissario straordinario di Lucchini, Piero Nardi, e al ministero dello Sviluppo Economico.
La centrale, secondo fonti industriali, sarebbe complementare e sinergica con l'altra iniziativa di rilancio dell'area Lucchini di Piombino, quella degli indiani di Jindal south west che hanno presentato l'unica offerta vincolante per rilevare gli asset di Piombino (laminatoi e servizi accessori, Vertek Piombino e 69,27% di Gsi), e andrebbe ad occupare un terreno dell'area (concessione demaniale Ramo bonifica) finora inutilizzato.
La centrale a carbone porterebbe considerevoli vantaggi e agevolazioni per il territorio che ospita l'impianto con ricadute occupazionali per 500-600 addetti a regime oltre a lavoro per 1.500 persone nei tre anni di costruzione. È previsto un fondo di circa 1,5 milioni di euro per un Centro per lo sviluppo delle tecnologie di utilizzo pulito del carbone, con collegamento ad altri centri o istituti anche universitari e l'impiego di circa 100 giovani neolaureati.
L'impianto, inoltre, attirerebbe anche investimenti industriali sul territorio, grazie ad un abbattimento dei costi dell'energia prodotta sul posto, sviluppando forti sinergie con le altre iniziative industriali previste per il rilancio dell'area ex Lucchini. Nei prossimi giorni l'iniziativa sarà oggetto di approfondimenti con le istituzioni e le parti sociali.
L'impianto, una volta realizzato, sarebbe un prototipo su scala europea e si baserebbe sulla più evoluta tecnologia 'ultrasupercriticà (Usc), che risponde alle esigenze di salvaguardia ambientale e consente di contenere le emissioni a livelli notevolmente inferiori alle già prudenziali norme italiane e europee. In particolare, le emissioni saranno inferiori al 50% del tetto consentito dalle rigide norme europee. La Usc consente la polverizzazione del carbone spingendo la temperatura del vapore generato nella caldaia fino a oltre 600 gradi e la pressione fino a 320 bar, con un notevole risparmio di uso del carbone. La centrale sarà dotata di un sistema logistico costituito da apparecchiature chiuse e a tenuta per evitare dispersione di polveri.
La B&S Global Energy è una newco creata ad hoc per il progetto e controllata dall'imprenditore Andrea Marini, che ha già riscontrato manifestazioni di interesse ad entrare nel capitale da parte di grandi player internazionali dell'energia qualora il progetto riscontrasse il favorevole interesse locale e arrivasse ad una fase avanzata dell'iter autorizzativo. Marini è un imprenditore del settore dell'energia, già promotore di grandi impianti nel settore fotovoltaico, parente dei Belleli dei rigassificatori, che però non hanno alcuna partecipazione in questa iniziativa.
Lo sviluppo della centrale a carbone, inoltre, secondo alcuni studi di fattibilità, produrrebbe notevoli sinergie con l'area industriale di Piombino, per esempio con l'installazione di un impianto di produzione di ghisa (Corex). Dal punto di vista logistico, parchi per lo stoccaggio del carbone potrebbero essere comuni fra Corex e Centrale, riducendo la necessità di spazio e i costi relativi o addirittura consentire una gestione congiunta del livello di stock.
La possibilità del Corex e della Centrale di utilizzare la stessa tipologia di carbone (Steam Coal) permetterebbe ai due impianti nello stesso luogo di utilizzare le diverse pezzature di carbone nell'uno o nell'altro secondo i bisogni, riducendo drasticamente gli sfridi; basti pensare che in un carico la pezzatura di carbone inferiore a 8 mm., non compatibili col processo del Corex, è pari al 35% del totale del carbone acquistato e questa potrebbe essere pienamente utilizzata nella Centrale.
Inoltre, il gas di processo del Corex eccedente, rispetto a quello riutilizzato nel processo produttivo, potrebbe essere ceduto alla Centrale, evitando la dispersione di energia e i costi ambientali, con notevoli benefici economici sia per il Corex che per la Centrale. Una parte dell'energia elettrica prodotta dalla Centrale potrebbe essere ceduta, in un regime di Reti Interne, ai vari soggetti del polo industriale, con tariffe da definire, per esempio senza oneri di sistema e di trasporto.
Insomma, le interazioni fra i vari componenti del Polo consentirebbero l'introduzione di altre tecnologie avanzate e di ricerca per il recupero energetico e per l'abbattimento dei gas, rendendo tutte le attività ecosostenibili.