Il Canale di Suez è stato sbloccato, ma ci vorranno più di tre giorni per tornare alla normalità
Da Suez transita il 7% del commercio mondiale di greggio e il 12% del commercio globale. I guai maggiori per decine di gasiere costrette a cambiare rotta
È stato finalmente sbloccato questa notte il Canale di Suez. La Ever Given è stata infatti "riorientata per l'80% nella giusta direzione": lo ha reso noto in un comunicato il direttore dell'Autorità del Canale di Suez, Osama Rabie. "Le prospettive di un pieno galleggiamento della Ever Given sembrano promettenti", scrive in un tweet una società di fornitura di servizi per il canale, la Leth Agencies, segnalando che il rimorchiatore italiano “Carlo Magno” e quello olandese “Alp Guard” sono "arrivati e stanno lavorando nell'area".
"Le prospettive di un pieno galleggiamento della Ever Given sembrano promettenti", scrive in un tweet una società di fornitura di servizi per il canale, la Leth Agencies, segnalando che il rimorchiatore italiano Carlo Magno e quello olandese Alp Guard sono "arrivati e stanno lavorando nell'area". L'ammiraglio Osama Rabie, il capo dell'Authority del Canale, "ha inviato un messaggio di rassicurazione alla comunità marittima internazionale, indicando che il movimento di navigazione riprenderà una volta che la nave portacontainer sarà completamente galleggiante e sarà condotta nella regione dei laghi" interni al Canale "per una revisione tecnica".
L'ammiraglio Osama Rabie, il capo dell'Authority del Canale, "ha inviato un messaggio di rassicurazione alla comunità marittima internazionale, indicando che il movimento di navigazione riprenderà una volta che la nave portacontainer sarà completamente galleggiante e sarà condotta nella regione dei laghi interni al Canale per una revisione tecnica". Ci vorranno tre giorni e mezzo dopo la fine delle operazioni attorno alla Ever Given per smaltire il traffico marittimo che si è creato nel canale di Suez a causa dell'incidente. Lo ha annunciato il capo dell'Authority del canale alla tv locale.
Lo stop
Come è noto, la nave cargo da 220mila tonnellate per 400 metri di lunghezza è rimasta incagliata nel Canale di Suez, a causa di una forte tempesta di sabbia. Di qui la decisione delle compagnie marittime di modificare le rotte di navigazione. Sette cargo che trasportano gas naturale liquefatto sono state dirottate: tre di esse, in particolare, hanno intrapreso la circumnavigazione dell’Africa, attraverso il Capo di Buona Speranza, come ha spiegando l'azienda di intelligence Kpler. "In totale sono 16 le navi che trasportano gas naturale e che dovranno modificare il loro transito programmato attraverso il canale di Suez, se il blocco continuerà fino alla fine di questa settimana” (ieri, ndr), ha detto Rebecca Chia, analista di Kpler.
Prezzi a fisarmonica
Sono oltre 150 anni che il commercio mondiale passa per il Canale di Suez e l’ipotesi, dopo il blocco, di tornare a percorrere l’antica rotta africana del Capo di Buona Speranza sta innervosendo produttori e armatori, che in tal caso sarebbero costretti a incrementare costi di trasporto e tempi di percorrenza delle merci. Non fa eccezione, ovviamente, il petrolio, che in queste ore ha ripreso a correre in Borsa con il Wti di nuovo sopra la soglia dei 60 dollari (+2,5%) e il Brent che sale a 63,4 dollari (+2,3%). Da quando è scoppiato il caso Suez, mercoledì scorso, le quotazioni del barile in realtà hanno registrato un andamento "a fisarmonica": il Wti ha prima superato i 61 dollari al barile nel giorno dell'incidente, poi la speranza che la situazione tornasse in fretta alla normalità ha riportato giù le quotazioni, ieri sui 58 dollari, per infine arrendersi davanti al prosieguo del blocco e tornare a salire.
Davanti alle immagini della Ever Given, la nave cargo incagliata, l’Istituto per gli studi di politica internazionale ha ricordato che il blocco interessa anche l’Italia, la quale vede transitare ogni anno circa il 40% di tutto il suo import-export marittimo attraverso il Canale di Suez.
Una manna per i spedizionieri
Il vero nodo, però, resta il prezzo del barile, considerando i possibili disagi nell’approvvigionamento di petrolio, visto che da Suez transita il 7% del commercio mondiale di greggio e il 12% del commercio globale tout court. Non a caso, spiegano diversi osservatori, il blocco del Canale sta facendo salire le tariffe di spedizione, rendendo il viaggio intorno all'Africa l'unica alternativa a breve termine per molti carichi, il che significa due settimane di navigazione in più e il non piccolo problema dei pirati somali. “Nell’era delle comunicazioni digitali, del 5G e della competizione per semiconduttori e terre rare, l’incidente di Suez e l’incidenza dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento – chiosa l’Ispi, istituto politica internazionale – aggiunge nuovi timori per la tenuta delle supply chains, che durante la pandemia hanno già mostrato tutta la loro vulnerabilità e che di nuovo oggi, con i vaccini, pongono interrogativi tutt’altro che trascurabili”.