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Clima e giustizia. Ecco perché Greenpeace e ReCommon fermano il loro processo contro Eni

where Roma when Lun, 01/07/2024 who roberto

Era stata fissata per settembre una nuova udienza che avrebbe dovuto discutere sulle eccezioni preliminari sollevate secondo le quali nessun giudice ordinario ha giurisdizione sul caso

Greenpeace e ReCommon, lagiustacausa.jpgche lo scorso anno con la campagna Giusta Causa avevano avviato nei confronti dell’Eni un’azione legale relativa ai temi climatici, hanno chiesto la sospensione del procedimento e hanno presentato alla Corte di cassazione un ricorso per regolamento di giurisdizione. È stata dunque rinviata la nuova udienza, che era già stata fissata per settembre, la quale avrebbe dovuto esaminare le eccezioni preliminari sollevate da Eni, ministero dell’Economia e Cassa depositi e prestiti. Secondo le eccezioni dell’Eni, del ministero e di Cdp, né un giudice ordinario né alcun altro giudice italiano hanno la giurisdizione per decidere sul clima del pianeta; qualora questa eccezione fosse stata accolta, sarebbe stato inammissibile l’intero procedimento. In altri processi simili, le eccezioni erano state accolto e le cause giudiziarie si erano fermate.
 
La posizione dell’Eni
L’Eni ha espresso forti perplessità sulla decisione della controparte di sospendere il procedimento, finalizzato a ottenere la sospensione della causa benché avviata dalle stesse due organizzazioni ecologiste, e attesa per settembre.
Vi è il rischio, sostiene Eni, che si apra un lungo periodo di sospensione della decisione prevista invece a breve, sospensione che consentirà alle due organizzazioni “di continuare nella campagna di disinformazione, perseguendo obiettivi mediatici che consentono maggiori slogan e minore rigore in termini di studio, analisi e valutazione, e la cui verifica da parte del giudice di ciò investito viene così procrastinata a iniziativa di chi aveva preteso di promuoverla”.
 
Dicono gli ambientalisti
Il timore delle organizzazioni ecologiste è che potesse essere accolta ancora una volta l’eccezione, come è già accaduto in altri processi simili, e “un esito del genere potrebbe impedire future cause climatiche in Italia contro lo Stato o imprese private”. Un parere giudiziario opposto, ricordano Greenpeace e ReCommon, era stato espresso da una recente sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che il 9 aprile in una sentenza a favore delle “Anziane svizzere per il clima”, avevano citato lo Stato svizzero per la sua inadempienza nella lotta ai riscaldamenti climatici.

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