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Confindustria: per l’impatto dei prezzi dell’energia sui costi di produzione Italia più a rischio di Francia e Germania

where Milano when Lun, 20/06/2022 who roberto

L’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana raggiungerà l’8,8%, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%)

Le dinamiche dei prezzi delle manifattura.jpgmaterie prime energetiche stanno colpendo in particolare i paesi europei, ma, in confronto a Francia e Germania, l’Italia sia il paese dove la crisi energetica rischia di produrre i maggiori danni. A rivelarlo è una stima del Centro Studi di Confidustria secondo cui a politiche invariate pre-crisi, l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana si stima possa raggiungere l’8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%). Si amplierebbe così il divario di competitività di costo dell’Italia dai principali partner europei. E ciò avverrebbe per tutti i principali comparti dell’economia: dal settore primario, all’industria, fino ai servizi.
 
Meno competitività per la manifattura
Per la manifattura, la distanza si allargherebbe soprattutto nel confronto con la Francia, ma la perdita di competitività non sarebbe marginale neanche rispetto alla Germania. Al 2022 si stima che l’incidenza dei costi energetici potrebbe raggiungere l’8,0% dei costi di produzione per l’industria italiana (dal 4,0% nel periodo pre-crisi), a fronte del 7,2% per l’industria tedesca (dal 4,0%) e del 4,8% di quella francese (dal 3,9%). Il maggiore impatto per le imprese manifatturiere italiane rispetto alle francesi risulta generalizzato a tutti i sotto-comparti, mentre dal confronto con quelle tedesche il quadro appare più variegato: tra quelli energivori, il danno è maggiore in Italia, soprattutto nelle produzioni del legno, dei minerali non metalliferi e della chimica, mentre per la carta e soprattutto la metallurgia, che figura come il settore italiano più colpito in assoluto (+12 p.p. nell’incidenza dei costi energetici rispetto al pre-crisi), l’impatto è stimato anche maggiore in Germania.
 
Una bolletta fino a 6,8 miliardi in più
A seconda delle ipotesi sottostanti la correlazione tra prezzi internazionali delle materie prime energetiche e dei costi di approvvigionamento dell’energia delle imprese nazionali, l’impatto per l’Italia si traduce in una crescita della bolletta energetica stimata tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile; per il solo settore manifatturiero, il corrispondente aumento è stimato in circa 2,3 - 2,6 miliardi. La principale ragione sottostante l’impatto così pervasivo e significativo che la crisi energetica sta avendo sull’economia italiana è legata alla forte dipendenza, molto più alta che in Francia e Germania, del nostro Paese dall’utilizzo del gas naturale, non solo come fonte di produzione dell’energia elettrica ma anche come input diretto all’interno dei processi produttivi.
 
Il peso del gas nel mix energetico italiano
Questa eterogeneità tra paesi europei si può spiegare innanzitutto con il diverso mix di fonti energetiche utilizzate, sia quelle domandate direttamente dalle imprese per realizzare la propria attività economica sia quelle acquistate indirettamente attraverso la fornitura di energia.
In particolare, sulla base delle elaborazioni dei dati Eurostat9, il gas naturale risulta la fonte prevalente di consumo in Italia sia per il settore della distribuzione di energia (49% circa nel 2019) - che poi la eroga sotto forma di gas ed elettricità agli altri comparti dell’economia - sia direttamente per la manifattura (76%). Al contrario, il peso del gas naturale risulta marginale come fonte di consumo per il settore energia sia in Germania (15%, contro il 44% del carbone) sia in Francia (4%, contro l’83% del nucleare), mentre per il manifatturiero dei due paesi, il peso pur significativo (68% e 67%) è molto inferiore a quello italiano
 
L’annus horribilis per i prezzi energetici
Lo scenario economico internazionale è stato caratterizzato nel corso degli ultimi diciotto mesi da una corsa eccezionale al rialzo nei prezzi delle materie prime, che hanno raggiunto in molti casi picchi senza precedenti negli ultimi decenni. I rincari hanno toccato in maniera trasversale diverse commodity, non solo tra materie prime (minerali, energetiche, vegetali) ma anche semi-lavorati (tra gli alimentari, le fibre tessili, le materie plastiche, tra gli altri) e hanno in alcuni casi raggiunto rialzi a doppia cifra già da fine 2021. Il protagonista assoluto di questa fiammata nei prezzi delle commodity è stato il gas naturale, il cui prezzo in Europa già a gennaio del 2022 era cresciuto del 421% rispetto al dicembre 2019. Rimanendo nell’ambito delle commodity energetiche, anche i prezzi di petrolio e carbone hanno subito impennate notevoli, sebbene con aumenti decisamente più contenuti di quelli del gas (rispettivamente +24% e +122% a gennaio 2022 rispetto a dicembre 2019).

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