La Croazia scavalca a sinistra gli ecologisti e chiede all’Italia una Vas sulle trivelle in Adriatico
Galletti: "Passaggio irrinunciabile, non siamo spettatori". Testo alle Regioni interessate per osservazioni
Martedì sera, via lettera ufficiale, la Croazia ha scavalcato a sinistra i contestatori delle trivelle e per le 29 concessioni petrolifere messe all’asta nella sua parte di Adriatico ha coinvolto l’Italia nella Vas, Valutazione ambientale strategica.
"L'Italia - spiega il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - ha una legislazione molto rigorosa sul tema delle trivellazioni, orientata prima di tutto alla massima sicurezza ambientale. Essere pienamente a conoscenza di quel che si verifica a poca distanza dalle nostre coste, a maggior ragione perché che si tratta di interventi energetici con un potenziale impatto ambientale, era per noi un passaggio irrinunciabile. Ed è anche un modo per rispondere a chi in questi mesi aveva temuto che l'Italia fosse semplice spettatrice di ciò che accade nell'Adriatico".
La Direzione generale per le valutazioni ambientali del ministero ha manifestato in due occasioni ufficiali l'interesse a partecipare alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del "Piano e Programma Quadro di ricerca e produzione degli idrocarburi nell'Adriatico" del governo croato, come previsto dalla Direttiva 2001/42/CE e dal Protocollo Vas alla Convenzione di Espoo sottoscritto nel 2003 a Kiev.
Subito dopo l'ok di Zagabria, notificato il 26 febbraio, il ministero ha informato dell'avvio della consultazione le Regioni interessate (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia), invitandole a trasmettere entro il 20 aprile le osservazioni sul Piano, che verranno poi acquisite e inoltrate il 4 maggio, assieme a quelle del ministero, all'autorità competente croata.
"L'Italia ha delle regole molto severe in materia di trivellazioni, quindi eventuali problemi possono nascere da comportamenti magari permissivi di Paesi confinanti. È un dato inconfutabile e incontestabile, che non possiamo decidere cosa può essere o non essere fatto nelle acque territoriali di altri Paesi. Detto questo però è nostro dovere cercare in tutti i modi e con tutti gli strumenti di far valere il buon senso e le ragioni dell' Ambiente e dell' Italia. Così abbiamo fatto chiedendo di partecipare alla Vas (Valutazione Ambientale Strategica) della Croazia". Così il sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani.
I giacimenti in Adriatico - In Adriatico ci sono da decenni decine e decine di piattaforme petrolifere italiane e ora anche la Croazia ha avviato lo sfruttamento della sua metà del mare.
Sono 36.823 i chilometri quadri del mare Adriatico croato suddivisi in 29 lotti da investigare per la ricerca di giacimenti, oltre alle appena 9 piattaforme di estrazione di gas già esistenti in acque croate.
Sul versante italiano le aree interessate da attività di ricerca petrolifera ammontano a quasi 12mila chilometri quadri con 6 le piattaforme già attive per l'estrazione di greggio e innumerevoli piattaforme di gas. Nell'Alto Adriatico italiano sono attive 39 concessioni per l'estrazione di gas, da cui si estrae il 70% del metano prodotto in Italia.
Proteste contro il progetto - “La divisione del mare della Croazia in tanti lotti affidati alle multinazionali del petrolio rischia di mettere in pericolo l'ecosistema marino italiano, la pesca e il turismo dell'intero Adriatico”, dicono i parlamentari veneti del M5S e il candidato alla presidenza della Regione Jacopo Berti. A preoccupare gli esponenti del M5S sono le eventuali ricadute sociali, economiche, occupazionali e ambientali della trasformazione della sponda dalmata dell'Adriatico orientale in un campo di raccolta del petrolio, dopo lo sfruttamento intenso già fatto dagli italiani.
Per il Wwf si “dimostra come i confini e le competenze statuali possono e devono essere superate positivamente quando si tratta della tutela degli ecosistemi marini e costieri”.
"Noi crediamo che ci sia un problema di coordinamento, in cui dobbiamo garantire il massimo di sicurezza ambientale e insieme l'utilizzo corretto da parte dei paesi che si affacciano sull'Adriatico delle risorse che ci sono", dice il viceministro allo sviluppo economico Claudio De Vincenti. Bene la Vas per il programma petrolifero croato, “ora attiviamola anche sul mare italiano”, dice la Legambiente.
La catastrofe secondo il M5S - Falde acquifere e bacini idrici inquinati, contaminazione della catena alimentare, aumento del rischio sismico, agricoltura e turismo distrutte, degrado sociale e spopolamento. Sarebbero questi gli effetti collaterali dell'estrazione del petrolio in Italia e nel mare Adriatico secondo l'eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini.
Tutta la documentazione è disponibile e consultabile sul portale delle valutazioni ambientali www.va.minambiente.it