Ecco che cosa contiene il Rapporto Draghi su energia e decarbonizzazione
Nel documento l’ex premier ricorda il peso dei prezzi sulla concorrenza delle imprese europee; la necessità di investimenti per una decarbonizzazione che costerà 500 miliardi. I prezzi e la competizione. Gli obiettivi europei e il ruolo di nucleare e rinnovabili. Uno sguardo alla Cina
Gli alti costi dell’energia in Europa sono un ostacolo alla crescita, mentre la mancata capacità di generazione e di rete potrebbe impedire la diffusione della tecnologia digitale e l’elettrificazione dei trasporti. Lo sottolinea il rapporto sul futuro della competitività europea redatto da Mario Draghi e presentato a Bruxelles.
La questione prezzi e concorrenza
Nella relazione l'ex presidente della Bce ricorda come gli elevati prezzi dell’energia registrati negli ultimi anni abbiano inciso sulla crescita potenziale in Europa. “I prezzi dell’energia continuano inoltre a influenzare il sentiment di investimento delle imprese molto di più che in altre grandi economie. Circa la metà delle imprese europee considera i costi dell’energia come un ostacolo importante agli investimenti: 30 punti percentuali in più rispetto alle imprese statunitensi”. Le più colpite – ricorda - sono state le industrie ad alta intensità energetica: dal 2021 la produzione è scesa del 10-15% e si riscontra un cambiamento nella composizione dell’industria europea, con un aumento delle importazioni da Paesi con costi energetici inferiori. Anche i prezzi dell’energia sono diventati più volatili, aumentando il prezzo della copertura e aggiungendo incertezza alle decisioni di investimento. Senza un aumento significativo della capacità di generazione e di rete l’Europa – segnala Draghi - potrebbe anche trovarsi limitata nel digitalizzare maggiormente la produzione, dato che addestrare ed eseguire modelli di intelligenza artificiale e gestire i centri dati sono attività ad alta intensità energetica. I centri dati sono attualmente responsabili del 2,7% del fabbisogno di energia elettrica dell’Ue, ma ci si aspetta un aumento del 28% entro il 2030.
Gli obiettivi e i costi della decarbonizzazione dell’Ue
Nel rapporto viene evidenziato che l’Ue ha adottato una normativa vincolante per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Gli Stati Uniti, invece, hanno fissato un obiettivo non vincolante di riduzione del 50-52% rispetto ai livelli (più elevati) del 2005 entro il 2030, mentre la Cina punta solo a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 entro la fine del decennio. Queste differenze comportano “un’enorme necessità di investimenti a breve termine per le imprese dell’Ue e non per la concorrenza. Si prevede che la decarbonizzazione costerà complessivamente 500 miliardi di euro alle quattro maggiori industrie pesanti (chimica, metalli di base, minerali non metalliferi e carta) nei prossimi 15 anni, mentre per le parti più “difficili da abbattere” del settore dei trasporti (marittimo e aereo) il fabbisogno di investimenti è di circa 100 miliardi di euro all’anno dal 2031 al 2050”.
Il ruolo di nucleare e rinnovabili
La decarbonizzazione del sistema energetico europeo implica “l’impiego massiccio di fonti energetiche pulite con bassi costi marginali di produzione, come le rinnovabili e il nucleare. Alcune regioni dell’Ue hanno un elevato potenziale di fonti energetiche rinnovabili competitive dal punto di vista dei costi: ad esempio, il solare nell’Europa meridionale e l’eolico al nord e al sud-est”. L’impiego delle rinnovabili sta già aumentando in Europa, tanto da costituire circa il 22% del consumo finale lordo di energia dell’Ue nel 2023, rispetto al 14% della Cina e al 9% degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, l’Europa ha un forte potenziale innovativo per soddisfare la crescente domanda interna e globale di soluzioni energetiche pulite. “Sebbene l’Europa sia debole nell’innovazione digitale, è leader nell’innovazione tecnologica pulita. Ciò offre delle opportunità: secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), più di un terzo delle riduzioni delle emissioni di CO2 richieste a livello globale nel 2050 si basa su tecnologie attualmente in fase dimostrativa o prototipale”. L’elettrificazione del sistema energetico europeo sarà anche un volano per la crescita del settore dei trasporti sostenibili dell’Ue.
Il peso della Cina
Draghi prevede che la Cina sia in una posizione dominante per le esportazioni globali di tecnologie pulite e con una significativa sovraccapacità: entro il 2030 al più tardi la capacità produttiva annuale della Cina per il solare fotovoltaico (PV) dovrebbe essere il doppio della domanda globale, mentre per le celle delle batterie dovrebbe perlomeno soddisfare il fabbisogno mondiale. La produzione di veicoli elettrici sta aumentando a un ritmo simile. L’Ue sta già assistendo a un forte deterioramento della sua bilancia commerciale con la Cina, in particolare per le importazioni di veicoli elettrici, batterie e prodotti fotovoltaici “Sebbene l’aumento dei fallimenti in Cina suggerisca che l’economia sta entrando in una fase di consolidamento industriale, è probabile che le sovraccapacità persistano, soprattutto a causa della congiuntura critica per i consumi delle famiglie e degli elevati tassi di risparmio”.
Leggi il rapporto integrale https://commission.europa.eu/topics/...