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Ennesimo sondaggio. Stavolta gli italiani non vogliono il nucleare e sperano nelle rinnovabili

where Roma when Lun, 02/12/2024 who roberto

I dati della nuova  indagine Ipsos “Gli Italiani e l’energia” realizzata per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club. Secondo le risposte alle domande di questa indagine d’opinione, l’81% dice no alle centrali nucleari; le rinnovabili sono il futuro entro dieci anni, mentre l’argomento auto è molto divisivo: il 50% giudica positivamente il taglio ai fondi green ma ancora di più sono contrari a destinarli alla difesa

Ed ecco un nuovo sondaggioosservatorio-italiani-energia.jpg. Stando alle risposte date dal campione alle domande poste in questa indagine d’opinione, quando si parla di transizione energetica gli italiani vedono come principale effetto positivo la riduzione della dipendenza dall’estero di gas e petrolio. Tuttavia, continuano a ritenere che sarà conveniente nel lungo periodo (58%), laddove le rinnovabili sono preferite al nucleare, che piace al solo 19% anche se lo studio indica nel 39% quelli che vorrebbero che si investisse in una tecnologia più sicura di quella attuale (forse pensando a quello di quarta generazione o a fusione o fissione). Un italiano su 3 ritiene poi che nel 2034 il mercato delle auto nuove sarà ancora costituito da un mix di sistemi di alimentazione. Tuttavia, una quota abbastanza simile (29%) ritiene che saranno nella maggioranza dei casi elettriche. È in estrema sintesi ciò che emerge dalla nuova indagine Ipsos “Gli Italiani e l’energia” realizzata per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club.
 
Il no al nucleare
Il dato principale della ricerca è che l’81% degli italiani non vuole un ritorno alle vecchie centrali nucleari. Un’avversione su cui pesano la percezione dei rischi correlati e i costi nascosti, e che fa il paio con quella che i cittadini hanno espresso sulla distanza minima che dovrebbe avere un impianto nucleare dalla abitazione: il 41% non lo vorrebbe in nessun caso. C’è anche un effetto Nimby e si riflette anche tra coloro che sono aperti a valutare un ritorno a questa tecnologia: solo il 18% sarebbe disposto ad accettare la costruzione di un sito a una distanza minima di dieci chilometri dalla sua abitazione, mentre il 20% non lo vuole per nulla. A chiudere il cerchio dei dati raccolti sull’energia nucleare, quello che fa riferimento alla stima temporale dei benefici: secondo il 43% del campione il rientro dall’investimento si avrà dai 20 anni in su o addirittura non ci sarà, in quanto i costi per produrre questo tipo di energia sono incalcolabili.
 
La transizione verso le rinnovabili
Quanto alle rinnovabili, in molti pensano sia la strada giusta per garantire sicurezza e stabilità energetica senza trascurare la sostenibilità ambientale. L’85% degli italiani associa le fonti rinnovabili alla sostenibilità ambientale, e rispetto al dato sui tempi di attesa per trarre vantaggio dall’investimento, il 44% ritiene che i benefici ci saranno entro dieci anni. Per il 52% degli italiani la transizione energetica verso le fonti pulite permetterebbe al Paese di ridurre la dipendenza dai paesi esteri produttori di fonti fossili. Con l’aumento delle fonti rinnovabili, gli italiani pensano che continuano a ritenere che lungo periodo la transizione ha costi alti oggi ma sarà conveniente nel lungo periodo (58%).
 
Mobilità futura
A proposito poi delle nuove auto che verrà acquistate tra dieci anni, un terzo del campione di intervistati pensa che sarà ancora costituito da un mix di sistemi di alimentazione (elettriche, ibride, benzina e diesel). Tuttavia, una quota abbastanza simile (29%) ritiene che saranno nella maggioranza dei casi (o nella totalità) elettriche, mentre sul taglio dei fondi alla mobilità elettrica si registrano giudizi polarizzati: il 50% è d’accordo così come chi è contrario, anche se poi il 64% dice di essere in disaccordo anche di trasferirli al settore della difesa.
 
I commenti
“È abbastanza impressionante il dato sulle opinioni dei cittadini sul nucleare – afferma Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club. Dopo mesi di campagna martellante sui media e social di qualche grande azienda e di una parte importante della politica, tesa a promuovere il ‘ritornò del nucleare nel nostro Paese, i nostri concittadini confermano la loro contrarietà, e anzi risulta aumentata la percentuale di coloro che non la considerano un’opzione valida”. “Lo scorso anno, secondo i dati di IRENA, in tutto il mondo, gli impianti a fonti rinnovabili hanno rappresentato l’86% della nuova potenza installata per produrre elettricità, mentre quelli a fonti fossili e gli impianti nucleari hanno contribuito solo per il 14% - ricorda  Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Basterebbero questi pochi dati per non riaprire in Italia una discussione che pensavamo di aver chiuso, per ben due volte, con il voto referendario del 1987 e 2011. Il nucleare è morto, e non siamo stati noi ambientalisti ad ucciderlo, ma un killer insospettabile: il libero mercato. Ne prenda atto il governo italiano”.
 
Il sondaggio https://www.legambiente.it/wp-conten...

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