Fondazione sviluppo sostenibile: nel 2012 gli italiani hanno pagato l’energia il 18% più degli altri europei
L’elettricità costa alle piccole imprese il 30% in più, il gas per le famiglie fino al 35% in più. Il dossier è stato presentato nel corso del convegno “I costi dell' energia in Italia”, organizzato in preparazione degli Stati Generali della Green Economy 2013
La bolletta energetica pagata da famiglie e imprese in Italia è del 18% più alta rispetto alla media europea. Se si allineassero i prezzi di energia, gas e carburanti a quelli medi europei si risparmierebbero ogni anno 25 miliardi di euro. È quanto emerge dal dossier presentato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nel corso del convegno “I costi dell' energia in Italia”, organizzato in preparazione degli Stati Generali della Green Economy 2013 che si terranno a novembre a Ecomondo.
Lo studio evidenzia il forte peso derivante da tasse elevate, dipendenza dai combustibili fossili tra le più alte in Europa, un mercato del gas e dell'elettricità con prezzi molto più alti rispetto alle altre piazze europee. Il dossier prende le mosse dall'analisi comparativa dei prezzi dei prodotti energetici, arrivando a stimare una bolletta di gas, elettricità e carburanti pagata dagli italiani nel 2012 di oltre 160 miliardi e per la quale, a causa dell'aumento dei prezzi petroliferi, è previsto un aumento del 10% rispetto all'anno precedente, nonostante la contrazione dei consumi.
L’analisi iniziale evidenzia come le famiglie siano particolarmente penalizzate nei consumi di gas naturale, che pagano dal 24 al 35% in più della media europea (circa 300 euro/anno per famiglia). Le imprese, specie quelle medio-piccole, risentono invece degli alti costi dell’ elettricità, dovendo fare i conti con un kwh dal 30% fino all’86% più della media europea. A questo si aggiunge che i prezzi di benzina e diesel, che rappresentano la voce principale
di spesa della bolletta energetica, sono mediamente più alti del resto d’Europa e questo differenziale è aumentato in modo sensibile negli ultimi anni.
Quello energetico, dichiara Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “è uno dei settori produttivi più importanti a livello nazionale, con un giro d’affari, in crescita, attorno al 20% del Pil e quasi mezzo milione di posti di lavoro creati. Renderlo più efficiente dal punto di vista economico riducendo i costi dell’energia per il Paese richiederà, per esempio, di intervenire sul mix energetico riducendo la dipendenza dai fossili che, negli ultimi vent’anni, è già costata al Paese 45 miliardi in più, tutti soldi dati all’estero, e che se non affrontata potrebbe portare a un ulteriore aumento della fattura nazionale dell’import nei prossimi vent’anni da 3 a 12 miliardi.”
Ma i prezzi dei prodotti energetici non dicono tutto circa i costi che i cittadini e le imprese devono pagare per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. La Fondazione propone per questo di passare da una analisi dei prezzi a una dei veri costi dell’energia, includendo per esempio i sussidi che in Italia vengono pagati ai combustibili fossili, attraverso agevolazioni fiscali o quant’altro, e che, a differenze di quelli per le rinnovabili, non rientrano in bolletta e non contribuiscono a formare i prezzi dell’energia, ma vengono comunque pagati dai cittadini e dalle imprese ad esempio attraverso la fiscalità generale.
Lo studio di Fondazione Sviluppo Sostenibile lo trovi qui