Gas. Analisi: rischio recessione per la Germania se la Russia lo taglia, l’Italia soffre meno
Lo evidenzia un rapporto pubblicato da S&P Global Ratings. Il nostro Paese sarebbe meno penalizzato
In uno scenario al ribasso in cui la Russia tagliasse le esportazioni di gas verso l'Europa e nell'Unione europea venisse applicato il razionamento obbligatorio, la Germania cadrebbe in recessione, la crescita dell'eurozona si indebolirebbe e l'inflazione rimarrebbe alta più a lungo. È quanto emerge da un rapporto pubblicato da S&P Global Ratings dal titolo non troppo ottimista “L'Europa si prepara a un inverno tetro”. Italia e Germania, secondo Standard and Poor's, sono le più esposte per via della forte dipendenza dal gas russo. Tuttavia, “l'Italia soffre meno della Germania" perché il nostro Paese "non ha un passaggio aggiuntivo, sponsorizzato dal governo, dai prezzi all'ingrosso a quelli al dettaglio”.
Scenario al ribasso
Un'inflazione molto più elevata, secondo S&P, costringerebbe la Bce ad aumentare il tasso di rifinanziamento al 3% entro l'inizio del 2024, nonostante una crescita molto più debole. Lo scenario è stato rivisto al ribasso rispetto alle previsioni economiche di base pubblicate a fine giugno, spiega S&P, perché da allora ''i prezzi del gas sono ulteriormente aumentati e le prospettive di inflazione sono peggiorate''. La prossima previsione di base è prevista per la fine di settembre. Gli Stati Ue, aggiunge Standard and Poor's, stanno lottando contro il tempo per ridurre il consumo di gas del 15% e proteggere famiglie e imprese da interruzioni di elettricità e dal razionamento.
I tre fattori
I tre fattori che determinano l'impatto economico nei diversi Paesi sono: il grado di dipendenza dell'economia e dell'industria dal gas naturale; 2) la quota di gas russo sul consumo totale; 3) quanto i governi sono disposti a fare per proteggere famiglie e imprese dai costi energetici all'ingrosso più elevati. In base a questi indicatori, evidenzia lo studio, la Germania è molto più colpita, mentre ''l'impatto sull'economia francese è decisamente più debole perché l'industria utilizza molta più energia nucleare. Inoltre, il governo francese ha limitato l'aumento delle tariffe per le famiglie almeno per tutto il 2022''.
Un'inflazione significativamente più alta in tutta l'eurozona, conclude lo studio, ''renderà più probabile l'incorporazione dell'aumento inflazionistico nelle economie nazionali''. Nel tentativo di frenare questo effetto, è possibile che la Bce ''aumenti il tasso di rifinanziamento di circa 70 punti base nel 2023 e di altri 40 punti base nel 2024, portandolo al di sopra del 3% all'inizio del 2024''.