S’incatenano contro la Linea Adriatica. Ma in Sicilia le opere realizzate da Snam hanno reso sicuri gasdotti e fiumi contro gli allagamenti
Fact checking. I comitati nimby s’incatenano a Sulmona per bloccare le ruspe. Due visioni opposte. L’impatto dei cantieri e la pulizia dei corsi d’acqua. Le opere al Torrente Schiavo. La Via sull’infrastruttura
Hanno messo in atto un’azione di “obbedienza civile per la giustizia climatica”: per questo due attivisti si sono incatenati ai cancelli d’ingresso del cantiere Snam a Sulmona, dove sorgerà una centrale di compressione da 11 MW necessaria a “spingere” il gas verso nord lungo la Linea Adriatica, il progetto più ambizioso di trasporto gas del nostro Paese che punta ad aumentare di 10 miliardi di metri cubi all’anno la capacità di trasporto del metano nel tratto adriatico che va da Sulmona in Abruzzo a Minerbio nel Bolognese. Da tempo il progetto è nel mirino di comitati locali e ambientalisti.
Le opposte visioni
La battaglia d’idee contro quest’opera - che porterà a posare tre sezioni di tubazione per una lunghezza complessiva di 425 chilometri - è anche la storia di opposte visioni sul futuro energetico nazionale e di concetto stesso di sostenibilità ambientale. Da un lato gli oppositori sostengono che il gas sia il passato e lo dimostrerebbero anche i consumi nazionali in diminuzione; dall’altro la Snam ricorda che il gas potrà garantire la transizione verso le rinnovabili attraverso l’accelerazione del phase out del carbone ma soprattutto che le proprie reti gas sono pronte a funzionare, dall’Abruzzo all’Emilia, trasportando oggi anche biometano e domani idrogeno. Nel Global Gas Report 2024 di Snam, IGU e Rystad Energy, inoltre, si segnala che la domanda globale di gas è in aumento, con possibili ripercussioni su disponibilità e prezzi della commodity che potrebbero interessare anche l’Italia, chiamata dunque – secondo il TSO italiano – a consolidare la flessibilità e la ricettività del proprio sistema energetico attraverso un potenziamento delle infrastrutture midstream.
L’impatto dei cantieri
Di là dalle strategie energetiche, sono però i cantieri di posa di condotte e impianti a preoccupare soprattutto i comitati locali: il rifiuto di un’opera che, temono, potrebbe deturpare il territorio. Nelle Marche ad esempio, ricorda qualcuno, l’impatto in territorio fra Pesaro e Urbino coinvolge 11 chilometri in una zona in prevalenza boscosa e si avvicina anche a zone abitate, fino a sfiorare luoghi di pregio. Molti scettici potrebbero diffidare della qualità degli interventi per il recupero naturalistico, paesaggistico e produttivo delle aree interessate dai lavori, anche se da Snam fanno sapere che si tratta di attività ormai del tutto integrate alla pianificazione dei lavori e che a seguito del rifacimento del gasdotto Rimini-San Sepolcro, ad esempio, stanno portando alla piantumazione di oltre 250 mila piante tra specie arboree e arbustive. Non tutti poi forse sanno che vengono effettuati anche altri lavori per migliorare le condizioni di sicurezza idrogeologica. Il gasdotto non può permettersi le condizioni di dissesto in cui spesso si trovano le zone attraversate, e quindi le aree degradate vengono riqualificate.
È accaduto diverse volte in passato ad esempio in prossimità dei corsi d’acqua, con lavori di consolidamento e risistemazione naturalistica di cui hanno beneficiato gli abitanti oltre che l’ambiente.
Le opere al torrente
Molti i lavori effettuati e tra questi si ricordano gli interventi idrogeologici realizzati in Sicilia fra il 2019 e il 2020 nei pressi di un gasdotto (il Game B) in corrispondenza del Torrente Schiavo, nel messinese dove solo dieci anni prima ci fu una devastante alluvione. Qui Snam ha realizzato una serie di lavori contro possibili erosioni che avrebbero potuto mettere in pericolo il metanodotto ma, di riflesso, ha anche consolidato la tenuta stessa e la resilienza del corso d’acqua. In un tratto lungo circa 1,5 chilometri che scorre parallelo al fiume sono stati realizzati una serie di rivestimenti lungo le sponde, i sempre più utili bacini di dissipazione che consentono di far giungere le acque a valle togliendo energia alla corrente, il ripristino delle scogliere danneggiate e i rivestimenti del fondo dell’alveo. Infine è stata realizzata una briglia aggiuntiva che viene posta trasversalmente rispetto all’alveo per evitarne l’erosione. Nel corso del tempo tutte queste opere hanno consolidato la sicurezza del gasdotto e del vicino fiume sottoposti nel tempo a diverse precipitazioni violente avvenute negli ultimi anni anche in Sicilia, fenomeno che si alterna con l’attuale periodo siccitoso che sta caratterizzando da tempo l’isola.
La Via è valida?
I contestatori stanno sollevando anche altre istanze. A proposito delle valutazioni di impatto ambientale del progetto, essi sostengono che l’autorizzazione a costruire sarebbe decaduta il 7 marzo 2023 e il cantiere sarebbe stato aperto senza rispettare le prescrizioni ante operam stabilite dal decreto Via. La stessa valutazione di impatto ambientale andrebbe rifatta “perché, in base a una sentenza del Consiglio di Stato, dura 5 anni, e già oggi siamo a 13 anni”. Ma è così? Per quanto riguarda la centrale di Sulmona, fa sapere la Snam, il Consiglio di Stato si è pronunciato più volte in favore della Via già condotta, confermandone la validità con sentenze anche recenti, nel 2020 e nel 2021 (e anche nell’ambito dei giudizi che si sono riferiti all’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio). Più di recente il Tar Lazio, nel 2023 con due sentenze passate in giudicato, ha confermato anche la validità del decreto di autorizzazione integrata ambientale Aia per la centrale di compressione di Sulmona.
Un progetto dunque molto ambizioso che potrebbe fare da ponte per il futuro energetico del Paese o è al contrario costoso e inutile? E-gazette si occuperà in futuro ancora della Linea Adriatica cercando di fare luce sull’effettiva strategicità dell’opera anche a fini di sicurezza e transizione energetica.