Indiscreto. Ecco il questionario atomico della Confindustria con l'Enea
Il documento chiede alle aziende quali regole, quale assetto industriale, quali competenze e personale, quali norme e quali sussidi possono interessare al settore industriale per far tornare in Italia le tecnologie di produzione nucleare. Intanto nessuno chiede alle famiglie di che cosa hanno bisogno e i consumatori domestici saranno come sempre l’oggetto che subisce, non il soggetto che agisce
di Pepi Katona
Zitta zitta, nei giorni scorsi la Confindustria ha distribuito alle associazioni, e a cascata alle aziende aderenti, un questionario sulla reintroduzione di tecnologie di produzione nucleare in Italia. Il questionario è stato studiato con l'Enea, cui andranno le risposte da analizzare.
Il documento
Il documento si intitola "Il nucleare di nuova generazione" ed è un questionario d’indagine per gli associati sia in forma di aziende singole che in forma di associazioni confindustriali.
I dati raccolti con il questionario sono confidenziali e saranno usati con la massima riservatezza dall'Enea e dalla Confindustria per mappare le filiere industriali e per attività congiunte di natura scientifica e statistica. I dati saranno elaborati, analizzati e riportati soltanto in forma aggregata, in modo da garantire alle imprese e alle associazioni il più completo anonimato.
Quali regole
Il questionario comprende la sezione anagrafica dell'impresa o del settore associativo, come il numero di impianti e dove sono, il mercato dell'azienda, eventuali attività o intese nel segmento nucleare. Fra le domande, il questionario chiede quali azioni normative e quali assetti istituzionali sono ritenuti abilitanti per avviare un programma nucleare sostenibile e di nuova generazione; il ruolo ritenuto più idoneo del settore privato; quali azioni toccherebbero alla Confindustria e alle sue articolazioni associative.
Quale industria
Segue una sezione sul valore dato a temi quali la riduzione della probabilità di incidenti e delle loro conseguenze, l'aumentata affidabilità d'esercizio, la riduzione di risorse naturali usare e di rifiuti prodotti, i costi di costruzione e poi dell'energia elettrica prodotta, la possibilità di cogenerazione.
Un segmento del questionario è rivolto a individuare quelle tecnologie aziendali che potrebbero essere interessate da una disponibilità di elettricità, calore o vapore di fonte nucleare, a cominciare da un'analisi di quali processi aziendali potrebbero essere convertiti a questo efficientamento energetico e con tutti i dettagli di profilo di consumo attuale di energia nelle sue diverse forme.
Centrali nel questionario sono i vantaggi sperati sul fronte del costo dell'energia continuativa e senza emissioni di CO2, sul fronte della fornitura continua e garantita, e se l'azienda è disposta a partecipare al finanziamento per la costruzione di un impianto in cambio di una quota di approvvigionamento energetico garantito. "Valuterebbe eventuali partnership internazionali? In caso affermativo, avrebbe già individuato un partner?", chiede il documento.
Quali sussidi
Infine, il questionario chiede quali figure dovrebbero essere preminenti in un programma atomico (i produttori o i consumatori di energia?), su quale fase (ricerca o sperimentazione), di quale entità (copertura extra-costi di investimento e con quali sussidi come i contratti per differenza) ma soprattutto chiede se "lo sviluppo di un programma nucleare sostenibile e di nuova generazione dovrebbe essere gestito da soggetti pubblici, privati, o in partenariato".
Quale filiera
C'è poi una sezione dedicata a individuare l'esistenza (o la possibilità) di una filiera industriale adeguata alle forniture nucleari, come la componentistica, le certificazioni, gli accordi con aziende del settore atomico.
Quali persone
Il questionario confindustriale finisce sulla disponibilità di personale adeguato alle tecnologie nucleari: se in azienda o sul mercato del lavoro sono reperibili persone con le competenze adeguate, l'eventuale assunzione all'estero, i profili professionali e la loro formazione.
Quali consumatori?
Questa l’industria. Ma i consumatori domestici, le famiglie, hanno qualcuno che possa porre loro i quesiti adatti a loro, chiedendo di che cosa hanno bisogno? O i consumatori domestici saranno come sempre l’oggetto che subisce, non il soggetto che agisce?