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Le interviste di e-gazette. Giordano (Edison): ecco perché scommettiamo sui pompaggi idroelettrici

where Milano when Lun, 18/03/2024 who roberto

Secondo il direttore della business unit Energy Management la tecnologia è matura e si avvale di una filiera italiana
di Roberto Bonafini

Le rinnovabili sono fondamentali carlo-giordano.jpgper sostenere la transizione energetica e soddisfare gli obiettivi previsti dalla Commissione europea e dal Pniec, ma lo sono altrettanto le tecnologie della flessibilità, tra le quali gli accumuli, che consentono di mantenere in equilibrio la rete elettrica ed evitano che enormi quantità di piccoli impianti non programmabili possano intaccare i livelli di adeguatezza della rete stessa così come richiesto dai Tso. Edison grazie a 140 di primati industriali nel settore energetico ha deciso di promuovere, tra le diverse soluzioni di accumulo, la tecnologia dei pompaggi idroelettrici, che è tecnologicamente matura, garantisce prestazioni maggiori rispetto agli accumuli elettrochimici ed è in grado di attivare una filiera interamente italiana. Ne abbiamo parlato con il direttore della business unit Energy Management di Edison, Carlo Giordano (nella foto).
 
Come si pone Edison di fronte alla sfida della transizione energetica?

La nostra è un’azienda storicamente vocata alla generazione da fonti rinnovabili, avendo realizzato a fine ‘800 le più antiche centrali idroelettriche d’Italia. Un impegno che è stato rafforzato nel piano industriale al 2030 che di recente l’amministratore delegato Nicola Monti ha presentato. Il piano punta sullo sviluppo dell’eolico e sul fotovoltaico, ma anche sui sistemi di accumulo che, come tutti i sistemi di flessibilità, sono strategici poiché consentono il corretto funzionamento in sicurezza della rete e abilitano la crescita degli impianti da fonti rinnovabili non programmabili.
 
Una rete elettrica italiana già sotto pressione.
I limiti di adeguatezza della rete non sono un problema soltanto italiano, tuttavia il nostro Paese è particolarmente sensibile, vista la conformazione geografica, la maggiore domanda di energia (al Nord) e la maggiore produzione rinnovabile al sud. Per assicurare una maggiore adeguatezza al sistema elettrico italiano, Terna ha stimato la necessità di sviluppare in Italia circa 9 GW di accumuli grid scale, necessari a fornire servizi come la regolazione di tensione o la riserva di energia. Realizzare nuove reti e sistemi di accumulo sono le due soluzioni che il Tso individua per abilitare lo sviluppo degli impianti rinnovabili e gestire una domanda dei clienti finali sempre più flessibile. Tuttavia, Edison ritiene che questo non sia sufficiente. È necessario che la capacità programmabile venga economicamente sostenuta (in primis gli impianti termoelettrici di ultima generazione) per potere svolgere un ruolo chiave di accompagnamento e sostegno alla transizione energetica, contestualmente allo sviluppo delle altre fonti a cominciare dalle rinnovabili. In futuro, agli impianti termoelettrici sarà possibile eventualmente abbinare un sistema di cattura e stoccaggio della CO2 per abbattere le emissioni climalteranti. Allo stesso tempo, crediamo nella strategicità degli strumenti di accumulo per incrementare l’energia rinnovabile in rete e contribuire alla sua stabilità. Vista la nostra storia e le nostre competenze ingegneristiche distintive, guardiamo con attenzione gli impianti idroelettrici di accumulo con pompaggio. Essi si differenziano dalle batterie in termini di caratteristiche e prestazioni (vita utile considerevolmente più lunga, mantenimento della capacità di stoccaggio su tutto l’arco di vita senza deterioramento delle prestazioni, quantità di energia accumulabile, durata dello stoccaggio eccetera), presentano indubbi vantaggi in termini di benefici ambientali e sociali nei territori in cui vengono sviluppati (come la valorizzazione e la gestione di bacini idrici esistenti) e di ricadute economiche per il sistema produttivo italiano.
 
Sono opere di un certo rilievo. Da dove si parte?
Intanto cominciamo col dire che di questi impianti non ce ne sono moltissimi. Presentano una certa complessità tecnologica e richiedono investimenti importanti. Inoltre comportano la realizzazione di opere civili con centrali elettriche in caverna, cioè interamente sotterranee per preservare il territorio. L’iter autorizzativo è impegnativo: c’è una comunità sul territorio da coinvolgere e il tempo necessario per la costruzione è generalmente di 6-7 anni. Siamo partiti analizzando circa 150 progetti per poi selezionare 5 progetti per noi prioritari divisi tra Sud Italia e Isole, per una capacità di circa 1,4 GW.
 
Saranno previsti investimenti importanti.
Gli investimenti mal si sposano con un approccio full-merchant: i ricavi da mercato infatti sono strettamente dipendenti dallo sviluppo sia delle rinnovabili sia della rete, variabili che non dipendono dall’operatore-investitore e che quindi difficilmente se ne assumerà i rischi derivanti. Necessaria quindi una qualche forma di sostegno. Il meccanismo proposto da Arera e Terna (il Macse, mercato a termine degli stoccaggi) presenta alcuni aspetti interessanti che tentano di risolvere i problemi citati, ma, essendo lo schema proposto totalmente regolato, ci potrebbe essere il rischio di eliminare i corretti segnali di prezzo del mercato, con ricadute negative per il sistema e per le altre tecnologie che ne fanno parte. Auspichiamo che questo punto possa essere migliorato da Arera e Terna sia per preservare i segnali di prezzo fondamentali per lo sviluppo futuro del sistema, sia per incentivare gli operatori a implementare soluzioni tecnologiche più flessibili.
 
Avete privilegiato una tecnologia “italiana”.
Edison rimane attenta anche sul fronte di investimenti in accumuli elettrochimici, analizzando l’evoluzione del mercato alla ricerca di finestre di opportunità. Vista la nostra storia, sui pompaggi siamo sicuri di poter portare subito know-how e competenza. Mentre le soluzioni elettrochimiche per la gran parte sono sviluppate in Cina, lo sviluppo del settore dei pompaggi attiverebbe una filiera completamente italiana garantendo importanti ricadute sul Paese e coinvolgendo sia la manodopera sia la tecnologia che, se non solo nazionale, in ogni caso è europea. Disponiamo poi di un’ingegneria interna in grado di sviluppare e gestire progetti ad alta complessità tecnologica, di solidità finanziaria e organizzativa per gestire le complesse fasi del commissioning, della costruzione e successivamente dell’esercizio e gestione a mercato di tali impianti.
 
Qual è la vostra esperienza sulla questione dei permessi?
Le attuali procedure di Via per l’approvazione degli investimenti e la procedura di concessione dell'utilizzo delle acque necessitano ancora di sviluppi nella normativa per accelerare la possibilità di realizzare questi investimenti e che permetta di finanziarli. Per la realizzazione degli impianti di pompaggio, bisogna infatti considerare la questione delle concessioni delle acque: in particolare nel Mezzogiorno esiste una grande quantità di consorzi irrigui con i quali bisogna confrontarsi, allungando i tempi di realizzazione.  Infine, come per le altre rinnovabili in realtà, permangono problemi di allaccio alla rete elettrica, per cui può capitare che gli impianti siano pronti per entrare in funzione ma rimangano di fatto fermi in attesa del completo sviluppo delle reti di connessione.
 
È vero che si va verso taglie più grandi per l’eolico?
Mediamente direi di sì per l’eolico. È ovvio che è preferibile una taglia media più elevata per singola turbina per ragioni di efficienza e ore di produzione. Edison, tra l’altro lo sta già facendo e ottimizza, attraverso interventi di integrale ricostruzione su siti già in esercizio, il numero delle torri eoliche nella direzione di aumentare la potenza unitaria e ridurre l’impatto complessivo sul territorio.
 
E sul fotovoltaico?
Sul fotovoltaico invece il mercato è molto eterogeneo. Assistiamo infatti allo sviluppo di impianti di grande taglia ma altresì alla importante crescita di impianti di taglia più contenuta, molto spesso legati all’autoconsumo, anche in ambito residenziale. Le ultime statistiche vedono un’importante quota di mercato fatta da impianti molto piccoli: sui circa 5 GW di fotovoltaico sviluppato l’80% è costituito da impianti residenziali, sviluppo verosimilmente trainato dagli incentivi del superbonus. La sfida del futuro sarà mantenere lo stesso tasso di crescita senza uno schema incentivante e con un mercato con prezzi più contenuti rispetto agli ultimi due anni.

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