Il metano ci dà ancora una mano. La domanda di gas in Italia è aumentata dell’8% nei primi due mesi
Abbiamo consumato 1,2 miliardi di metri cubi in più dell’anno scorso, nonostante la crisi industriale, grazie al ruolo del gas come “stabilizzatore” di sistema e, in particolare, grazie al termoelettrico che ha compensato il calo dell’eolico.
Gli inesperti asseriscono, e sbagliano, che non serve più investire nel gas e affermano che la domanda di metano sta calando progressivamente anche a causa della diffusione delle fonti rinnovabili di energia, come eolico e fotovoltaico. Almeno oggi questa previsione sembra essere smentita da fatti e numeri. Lo rivelano gli ultimi dati diffusi dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, secondo i quali nei primi due mesi del 2025 la domanda di gas è aumentata dell’8% rispetto al 2024 e si è attestata a 15,4 miliardi di metri cubi (+1,2 miliardi di metri cubi), un dato ancora più significativo visto che l’anno scorso era bisestile, con un giorno di consumo in più. Com’è possibile allora questo aumento? La produzione industriale è stagnante e in calo da tanti mesi, la domanda dunque non arriva (purtroppo) dalla manifattura, la quale richiede 2 miliardi di metri cubi. Quanto alle abitazioni, le reti di distribuzione, indicative dei consumi civili (con particolare riferimento al riscaldamento), mostrano che nel residenziale abbiamo abbandonato i famosi 19 gradi suggeriti per risparmiare sulle forniture estere e ora si segnala un incremento di 300 milioni di metri cubi (+3%), imputabile anche a una condizione climatica leggermente più fredda.
Il peso del termoelettrico
Ma l’importanza del gas e il suo essere strategico è dato soprattutto dalla produzione termoelettrica di energia elettrica (cioè l’energia elettrica generata utilizzando gas). Il suo contributo in Europa è cresciuto del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un boom, che è anche italiano, dove si passa da 3,5 miliardi di metri cubi a 4,4 miliardi di metri cubi, (+23% ), e dovuto alla necessità di compensare – facendo marciare di più le centrali termoelettriche - il crollo della produzione eolica, diminuita anno su anno di circa il 40% determinando così una potenziale destabilizzazione del sistema. Stando all’Agenzia internazionale dell’energia, in febbraio la domanda europea di gas è aumentata del 20%, l’incremento anno su anno più forte dall’aprile 2021. A livello comunitario sono più che raddoppiati i prelievi dagli stoccaggi, che risultano pieni per quasi il 36%. È migliore invece la situazione delle riserve italiane, oggi piene fin quasi al 47% della loro capacità dove più in generale l’aumento è stato sensibile.
Import, stoccaggi e gnl
Ma il sistema energetico continua a essere fragile: se l’inverno sembra non subire più i rigori di un tempo, è ora l’estate a fare sempre più paura per i picchi di domanda confermando la necessità di un ulteriore consolidamento del sistema, non soltanto in termini di diversificazione degli approvvigionamenti ma anche di collaborazione fra sistema gas e sistema elettrico.
Tubi e navi, sono queste le fonti dove ci approvvigioniamo: in gennaio e febbraio dai gasdotti sono giunti in Italia 9,5 miliardi di metri cubi, con un incremento del 2% (+200 milioni di metri cubi). A trainare sono i flussi via tubo, dove il gas algerino in arrivo a Mazara del Vallo – in crescita del 31% - ha più che compensato le contrazioni degli altri punti d’ingresso.
Cresce anche il contributo del gas naturale liquefatto via rigassificatrice: l’aumento dei flussi provvisti dal terminale di Piombino (+79%) ha infatti pareggiato la riduzione del contributo dell’impianto di Panigaglia (-80%). Altri 5,5 miliardi di metri cubi, inoltre, sono stati resi disponibili dalle giacenze presenti nei siti di stoccaggio, il ricorso ai quali è cresciuto del 22% (+1 miliardo).
I giacimenti
Anche il trend della produzione nazionale di gas – udite, udite - segna un incremento del 28%, attestandosi a 600 milioni di metri cubi(100 milioni in più). E dopo il calo del 2024, anche le esportazioni verso i Paesi europei confinanti evidenziano un aumento di 100 milioni (+118%). Insomma, come avevano previsto le stime contenute nel Pniec inviato a Bruxelles nel 2024, così come i numerosi altri scenari conservativi ed evolutivi, il gas godrà ancora a lungo di un ruolo centrale per il nostro Paese.