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Nasce Metaneia, il primo osservatorio italiano sulle emissioni di metano nel settore energetico

where Roma when Lun, 09/10/2023 who roberto

Nell’Italia che si appresta a divenire Hub del gas verso l’Europa pesano le emissioni di metano nel settore energetico pari al 17% di quelle totali

Nasce Metaneia, il primo Osservatoriometaneia.jpg italiano sulle emissioni di metano nel settore energetico promosso da Legambiente con la media partnership de La Nuova Ecologia. Con la presentazione dell’Osservatorio prende anche avvio la seconda edizione della campagna “C’è puzza di Gas”, realizzata da Legambiente con il supporto di Clean Air Task Force (CATF).
 
Cosa farà
L’Osservatorio punta ad essere uno strumento che oltre ad arricchire le attività di conoscenza e informazione sulle dispersioni che coinvolgono le infrastrutture che fanno parte dell’intera filiera delle fonti fossili (dalle centrali elettriche, a quelle di compressione, ai gasdotti, ai pozzi estrattivi, impianti di stoccaggio), si pone l’obiettivo di diventare punto di riferimento in tema di emissioni di metano nel settore energetico in Italia, la cui incidenza è pari al 17% rispetto al totale nazionale. Numeri importanti pensando alla sfida climatica. Non a caso, l’abbattimento delle sole emissioni del settore energetico, a livello mondiale, potrebbe contribuire a contenere il cambiamento climatico dello 0,1°C rispetto all’obiettivo dell’1,5°C fissato al 2040, con un’incidenza di circa il 7%.
 
Italia hub del gas
Tutto questo si inserisce in un contesto nel quale la transizione energetica invece di passare per le rinnovabili, transita per il gas fossile con l’obiettivo di rendere l’Italia hub del gas verso l’Europa come dimostrano i massicci e crescenti investimenti del Governo in infrastrutture ed accordi internazionali – come il raddoppio del gasdotto TAP, la Dorsale Adriatica SNAM e i 10 nuovi rigassificatori tra quelli approvati e in attesa di autorizzazione – per aumentare le importazioni di gas dai Paesi fornitori. Una strategia energetica gas centrata che non sembra però considerare il problema degli sprechi del gas stesso legati alle emissioni di metano che si sviluppano lungo l’intera filiera delle fonti fossili. Dispersioni stimate, da alcuni studi, intorno ai 3,2 – 3,9 miliardi di metri cubi di gas l’anno per le sole infrastrutture che trasportano gas verso l’Italia, numeri simili alla produzione nazionale di gas o all’aumento di importazioni previsto da nuovi accordi con paesi come l’Algeria. Perdite legate spesso a scarsa manutenzione, a problemi strutturali o a pratiche di venting e flaring, che rappresentano un enorme spreco di risorse, oltre che una grave minaccia per il clima. Il metano è infatti un gas fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica. Considerando le emissioni dell’intera filiera delle fossili, in un orizzonte temporale di 20 anni, invece che di 100, le emissioni climalteranti derivanti dall’uso di gas fossile se paragonate a quelle derivanti dall’uso del carbone possono essere tra il 55% e il 66% maggiori.
“È paradossale che un Paese come l’Italia che potrebbe affermarsi come hub delle rinnovabili per l’Europa, scelga la via totalmente in antitesi con gli obiettivi di decarbonizzazione, puntando a diventare hub del gas – dichiara Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente –. E lo fa oltretutto senza conoscere quelli che sono gli sprechi che ruotano intorno alla risorsa principale sulla quale si fonda l’intera impalcatura della strategia energetica di questo Paese. Sprechi che incidono sulla strategia energetica e climatica e che oggi, con gli strumenti e le conoscenze che ci sono, non possono più essere accettabili. Soprattutto se consideriamo che spesso, come testimoniamo le varie indagini condotte in questi anni, queste sono legate anche alla scarsa o mancata manutenzione. Per questo siamo convinti che sia necessaria una regolamentazione stringente sia a livello internazionale che nazionale”.
 
Le richieste
La presentazione dell’Osservatorio è stata anche l’occasione per ribadire le richieste di intervento sul tema che agiscono come pungolo per l’adozione di normative, sia nazionali che comunitarie, adeguate, ambiziose e coraggiose. Quattro gli ambiti d’intervento identificati e riportati anche all’interno di Metaneia:
1) l’obbligo di introdurre standard sulle importazioni, uno degli elementi più strategici su cui si sta facendo molta pressione a livello europeo rispetto al Regolamento che verosimilmente sarà deliberato entro la fine dell’anno. Secondo la Commissione Europea, tra il 75 e il 90% delle emissioni di metano associate con i consumi energetici in Europa, si verificano al di fuori dei confini comunitari. Secondo uno studio di Capterio, in Nord Africa, recuperando il gas fossile sprecato tra flaring, venting e perdite in un anno, l’Unione Europea avrebbe potuto recuperare nel giro di 12-24 mesi circa il 15% del gas importato dalla Russia rispetto ai livelli precedenti al 2022. Solamente in Algeria e Libia, verrebbero sprecati circa 18,5 miliardi di metri cubi di gas ogni anno;
2) l’urgenza di introdurre misure che obblighino le imprese a misurare e comunicare i dati di emissioni di gas metano almeno una volta l’anno ad un soggetto competente e rendendoli pubblici;
3) l’obbligo di identificare criteri, modalità e standard che regolamentino le attività di rilevamento e riparazione delle perdite (LDAR). Attività, che secondo la US EPA, se fossero condotte ogni sei mesi, ridurrebbero le perdite al 67%, percentuale che aumenterebbe al 90% se fossero fatte ogni mese;
4) il divieto di adottare pratiche quali il “venting” ed il “flaring” tra le più inquinanti utilizzate in molti siti industriali. In questa direzione importante è anche dare seguito e risposte alla Proposta di Legge presentata dal senatore Michele Fina (Pd) per approfondire e valutare l’impatto delle fuoriuscite di gas fossile dalle infrastrutture a gas e all’interrogazione scritta a prima firma dalla deputata Emma Pavanelli (M5S) rivolta al MASE per chiedere interventi immediati e urgenti necessari a monitorare, controllare e manutenere gli impianti fossili con l’obiettivo di ridurre e azzerare le emissioni di metano.

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